Passa ai contenuti principali

IL LINGUAGGIO DELL'AMORE (La crisi)

L’amore, come il linguaggio, è una struttura profonda che si adatta alle superfici mutevoli. Una coppia in crisi non è diversa da un sistema linguistico sotto stress: cerca nuove regole per sopravvivere. 

La crisi non è necessariamente la fine, può essere l’inizio di un'altra storia, l'incontro di due solitudini che si scelgono ancora, nonostante tutto. 

Talvolta la crisi rivela la finzione della coppia, la maschera che si logora. Forse l’amore rinasce solo quando ci si ri-guarda senza illusioni. 

L’illusione è credere che l’amore sia eterno per natura. È un atto razionale, una scelta rinnovata ogni giorno. La crisi è l’occasione per decidere: vogliamo ancora questo cont(r)atto? 

Contatto sì, ma, a ben riflettere, il cuore non è un contratto. È una cicatrice che sanguina. La crisi è il momento in cui il silenzio tra due diventa più eloquente delle parole.

Forse l’amore è proprio quel “freddo inverno” che si impara ad amare, nella sua nudità spietata, fatto di gesti ordinari, una tazza di caffè preparata senza chiedere, una porta chiusa piano. La rinascita comincia lì, non nei grandi discorsi.

Nella crisi di coppia, chi cede? Chi domina? Rinascere significa abbandonare la guerra e trovare un terzo spazio, né tuo né mio, condiviso.

La coppia non è due persone, è un’anima terza che li contiene. La crisi arriva quando dimenticano di nutrire quell’essere speciale.

(A. Battantier, Memorie di un amore, Mip Lab, 9/24)


#memoriediunamore
#miplab
#LorenzoMattotti



Post popolari in questo blog

IL SIGNIFICATO

"Tu decidi qual è il significato della tua vita. La gente parla del significato della vita, ma ci sono tanti significati di vite diverse e tu devi decidere quale vuoi che sia il tuo". (J. Campbell)

CHI TROPPO MOLTO NULLA NIENTE

CHI TROPPO MOLTO NULLA NIENTE. "Che poi è il problema mio. Io voglio tanto troppo e alla fine non ottengo nulla. Forse dovrei accontentarmi, ma non nel senso del rassegnato. Bu, non so. Forse quello che ho mi dovrebbe bastare per darmi la carica per andare avanti senza soffrire per quello che non ho. Insomma me sò incartato. Voglio dire, dovrei usare quello che ho per andare avanti, altrimenti resto sempre a mani vuote, con questo senso di lamentela e di tristezza che mi assale perché non ho le cose, perché non ho raggiunto me stesso. Ma me stesso eccolo, son io, son qua. Ho  problemi con il concetto di fallimento, perché tante volte mi sono trovato ad intraprendere dei percorsi. Per poi finire nei burroni del fancazzismo, nelle selve delle indecisioni perenni. Non mi ero mai chiesto però quanto dipendesse da me, e dalle mie posizioni iniziali, ovvero volere la luna senza neanche essere sceso dal letto. Vuoi qualcosa? Inizia a trovare le ciabatte, inizia a vestirti, in...

SPESSO IL PUNTO DEBOLE DI UNA PERSONA È SEMPLICEMENTE UN'ALTRA PERSONA

"Ci piaccia o non ci piaccia, l'Altro ha un altro Altro. Talvolta giungiamo a vederlo, ma ci vogliamo illudere che sia sempre lo stesso.  E invece è l'Altro dello Stesso.  Ma lo Stesso non è più lo stesso.  È anche qualcos'altro: l'Altro.  Questo vale anche per noi, ci piaccia o non ci piaccia". (M. Thompson Nati, Paradoxes of ego,1995) "Tu hai ciò che sei.  L'essere si può modificare.  Non farti portare dai tuoi sogni.  Conduci i tuoi sogni alla realtà del tuo essere" (Lao Bu Shem)

Mi chiamo Andrea Giovanni Battantier, psicologo in un Consultorio

(Dedicato a mio padre e al papà di Antonio Leotti) Me ne sono andato pensando all'errore di lasciare solo mio padre, Antonio Gennaro Battantier, nato a San Casciano dei Bagni, agricoltore, uomo retto e gran lavoratore. Ho cercato per anni la perfezione, seminando errori, che poi ho coltivato, cucinato e mangiato. Mio padre da me si aspettava ben altri raccolti. Mi chiamo Andrea Giovanni Battantier, psicologo in un Consultorio, e sono ossessionato da mio padre, che un bel giorno lascia tutto in campagna e si mette a cercarmi, finendo barbone. E' stata mia la colpa? Io me ne partii per rinascere uomo. Lui per morire da bambino che non fu. Mio padre che non mi parlava, e mi scriveva belle lettere con la sua penna antica. Io leggevo quei pesanti fogli e sì, mi commuovevo, ma mai una volta poi trovai il coraggio di rispondere. Io parlavo bla bla bla, e lui scriveva ccccccccccc. Io un bel giorno lo trovai sulla panca del mio Consultorio, con la barba e quel suo essere ormai sperso e ...