In metro ho chiesto al vicino, che poteva essere mio padre:
'Che ci una giraffa in carrozza?'.
Lui giocherellava con il tablet, mi ha guardata un secondo, e si è rimesso a giocare come nulla fosse. Come avrebbe fatto mio padre.
Nessuno sembrava accorgersi della giraffa.
Ho scritto a Mike, l'amico mio nerd, mi risponde:
'Non so niente, ora preparo cannetta numero 5. Cmq amoruccio, le giraffe non possono entrare in metro, sbattono la testa...a meno che...Nadia ma che è una giraffa nana come te ah ah?'.
Niente affatto, non è nana, è alta, ma sembra a suo agio.
Chissà, devo smetterla di farmi assegnare le linee guida del mondo da queste droghette. Sono sempre stata tranquilla e ubbidiente, per andare fuori di testa ho dovuto aiutarmi.
Da noi bisogna sempre frenarsi, controllarsi, trattenersi in un angolino assegnato da questa ipocrisia del mondo.
Mi sono andata a sedere accanto alla giraffa. Sono stanca di questa situazione assurda e imbarazzante di morte civile dentro.
Mamma non parla, mio padre non parla. Io parlo per tutti. Nessuno mi risponde. C'è qualcuno?
Ho sempre amato le giraffe.
Sembrano buone ma, quando si fastidiscono, tiranno certi calci che spaccano in due pure i leoni.
Epperò, a pensarci, le giraffe mangiano acacie e mica c'hanno bisogno di droga per invocare lo spirito di Bruce Lee a donare loro forza.
Comunque, prima di scendere a Termini, ho preso coraggio e ho detto alla giraffa:
'Ciao amica mia, ti ringrazio per avermi cercata. Da oggi tiro calci e inizio a prendere solo infusi d'acacia'.
Sono uscita e mi è sembrato, per un attimo, di avere il collo più lungo.
(Memorie di un adolescente, Memorie di un animale, A. Battantier, 2014, Nadia Lee 17 anni)