LA FIABA DI HÉLÈNE. Quella notte non ha voluto che l'accompagnassi.
"E la fiaba?" Le ho detto convinto.
Secondo me voleva che gliela raccontassi, però mi ha detto:
"Troverò qualcuno che me la racconti!".
"Eh no -insistevo io seguendola lungo i marciapiedi- solo io conosco come va a finire!".
"Me ne racconteranno un'altra! Ogni fiaba è buona per dormire!".
"Può essere vero, ma la mia è diversa perché...
".Non sapevo cosa dire. Lei camminava veloce ed io le sono passato avanti, sforzando la gamba: "...Perché ho tanta voglia di fare l'amore con te!".
Lei ha fatto altri due passi e si è fermata. E' diventata rossa. Ha guardato in basso e poi me. La sua risposta è stata un impulso.
Mi ha baciato, ma questa volta io c'ero tutto, ci siamo nutriti di attenzioni, le labbra comunicavano tanti bisogni e tanti desideri e tante fragilità.
La mancanza è una brutta bestia; perché rischi di abituarti.
Quei baci salvavano tutto; con un gesto, con due gesti, puoi salvare un'intera vita.
E' bello confrontare le labbra senza spiegare niente.
La spiegazione era sulla bocca nostra. Per le strade, andavamo veloci, abbracciati, un po' goffi, ma naturali. La pioggia iniziò a cadere solo sul suo viso perché io camminavo sotto ai tetti.
Con Hélène non avevo fatto mai il primo passo, ma l'avevo raggiunta lo stesso. Senza lasciare però tutto a lei. Non c'era paura per un futuro con lei; solo il terrore di un futuro senza di lei.
E' più facile amare che vivere.
Quando Hélène mi ha fatto nascere in lei mi si è sciolto un nodo nel cervello.
Meglio non dirlo, ma la vita è necessaria per amare.
Di quella notte ricordo il gioco, la verità degli sguardi, l'incontentabile, qualcosa di nuovo che ha strappato le nostre vite e cucito la nostra storia, la retorica che diventa virtù per una volta, e poi la pioggia e le sue carezze e le mani unite nel sonno, la mia compagna. (15 storie d'amore e la fiaba di Hélène, 2003, A. Battantier).