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PIPPO E I FANTASMI

PIPPO E I FANTASMI. "Cerco le parole per descrivere come mi sento dentro. Fin da piccolo i miei amici e mio papà mi chiamavano Pippo, non solo perché mi chiamo Filippo, ma anche perché ero con la testa tra le nuvole, alto e magro, bruttino ma simpatico. Nella casa dei fantasmi abito io. Le cose belle mi fanno paura quasi quanto quelle brutte. Per esempio sapere che papà e mamma un giorno non ci saranno più. Sapere che la mia diciamo ragazza, chiamiamola così anche se non siamo ancora insieme ma quasi, l'anno prossimo parte per l'America. E poi anche sapere che crescerò, tra pochi giorni faccio 14 anni, e ho paura che sia veramente l'età per diventare finalmente grandi. La patente, la macchinina, il motorino, è l'età in cui ti dicono che puoi vedere film da grandicello. È l'età che devi mettere la testa sulle spalle, come dice mia nonna. Ma io dentro mi sento ancora tipo 11-12 anni. Ma non si deve sapere troppo in giro, sennò faccio una figuraccia con gli amici. Anche le cose belle, quando finalmente le hai ottenute, fanno paura. E ti fanno sentire triste e pure arrabbiato perché dovresti essere felice e invece. E invece eccomi qui, ed ho capito che forse io non mi fido della vita perché non mi fido ancora di me stesso.  Alle volte cerco di controllare le emozioni, ma tanto non serve a niente perché ho capito che le emozioni da qualche parte scappano sempre quando devono scappare. Non le puoi fermare. E allora tanto vale farle scappare e correre nei prati della gioia e della felicità, della rabbia e della tristezza. L'importante è che corrano e che possano sentirsi libere di esprimere come sei.". (Memorie di un adolescente, A. Battantier, Phil Goffy, 14 anni quasi, 2019). "Quella sua freddezza io la conoscevo. Controllare le emozioni per paura di lasciarsele scappare. Ma le emozioni controllate si perdono nell'aria di memorie vuote". (M. Thompson Nati, Il teatro delle emozioni, 1970). #memoriediunadolescente #modelloidealedipersona #mthompsonnati #mariothompsonnati #miplab #battantier #andreagiovannibattantier 

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SPESSO IL PUNTO DEBOLE DI UNA PERSONA È SEMPLICEMENTE UN'ALTRA PERSONA

"Ci piaccia o non ci piaccia, l'Altro ha un altro Altro. Talvolta giungiamo a vederlo, ma ci vogliamo illudere che sia sempre lo stesso.  E invece è l'Altro dello Stesso.  Ma lo Stesso non è più lo stesso.  È anche qualcos'altro: l'Altro.  Questo vale anche per noi, ci piaccia o non ci piaccia". (M. Thompson Nati, Paradoxes of ego,1995) "Tu hai ciò che sei.  L'essere si può modificare.  Non farti portare dai tuoi sogni.  Conduci i tuoi sogni alla realtà del tuo essere" (Lao Bu Shem)

LETTERA ALL'AMICO IMMAGINARIO

LETTERA ALL'AMICO IMMAGINARIO. "Caro amico speciale, è da tanto tempo che ci conosciamo, e anche se ora ho quasi 30 anni, io di te continuo a fidarmi come quando avevo 4 anni. Ricordi? Avevo paura la notte, temevo il mostro Pallone, e allora, per farmi forza t'invocai, e tu arrivasti con la spada del manga mio preferito. I miei erano contenti, finalmente non dovevano più alzarsi di notte, perché tanto c'eri tu. Oddio, a dire la verità, i miei non si scomodavano nemmeno prima, ecco forse perché poi sei arrivato tu. Ti ho chiamato Ted, ma il tuo secondo nome era Guardiano. Poi alle medie diventasti Guardian e Warrior, sai, stavo imparando le lingue. Quello che mi ricordo è che io non volevo proprio che ti scoprissero, e non ne parlavo con nessuno. Sono stato bravo vero? Quando parlavo tra me e me, e mi dicevano: "Con chi parli Alfredo?". Io li fregavo sempre, rispondendo: "Parlo tra me e me", ma mica ti tradivo. Poi per fortuna ho scoperto alle elem

CHI TROPPO MOLTO NULLA NIENTE

CHI TROPPO MOLTO NULLA NIENTE. "Che poi è il problema mio. Io voglio tanto troppo e alla fine non ottengo nulla. Forse dovrei accontentarmi, ma non nel senso del rassegnato. Bu, non so. Forse quello che ho mi dovrebbe bastare per darmi la carica per andare avanti senza soffrire per quello che non ho. Insomma me sò incartato. Voglio dire, dovrei usare quello che ho per andare avanti, altrimenti resto sempre a mani vuote, con questo senso di lamentela e di tristezza che mi assale perché non ho le cose, perché non ho raggiunto me stesso. Ma me stesso eccolo, son io, son qua. Ho  problemi con il concetto di fallimento, perché tante volte mi sono trovato ad intraprendere dei percorsi. Per poi finire nei burroni del fancazzismo, nelle selve delle indecisioni perenni. Non mi ero mai chiesto però quanto dipendesse da me, e dalle mie posizioni iniziali, ovvero volere la luna senza neanche essere sceso dal letto. Vuoi qualcosa? Inizia a trovare le ciabatte, inizia a vestirti, in

Mi chiamo Andrea Giovanni Battantier, psicologo in un Consultorio

(Dedicato a mio padre e al papà di Antonio Leotti) Me ne sono andato pensando all'errore di lasciare solo mio padre, Antonio Gennaro Battantier, nato a San Casciano dei Bagni, agricoltore, uomo retto e gran lavoratore. Ho cercato per anni la perfezione, seminando errori, che poi ho coltivato, cucinato e mangiato. Mio padre da me si aspettava ben altri raccolti. Mi chiamo Andrea Giovanni Battantier, psicologo in un Consultorio, e sono ossessionato da mio padre, che un bel giorno lascia tutto in campagna e si mette a cercarmi, finendo barbone. E' stata mia la colpa? Io me ne partii per rinascere uomo. Lui per morire da bambino che non fu. Mio padre che non mi parlava, e mi scriveva belle lettere con la sua penna antica. Io leggevo quei pesanti fogli e sì, mi commuovevo, ma mai una volta poi trovai il coraggio di rispondere. Io parlavo bla bla bla, e lui scriveva ccccccccccc. Io un bel giorno lo trovai sulla panca del mio Consultorio, con la barba e quel suo essere ormai sperso e