Quino è morto. "Tutte le brave persone del paese e del mondo lo piangeranno", afferma il suo editore.
Mafalda, scrive Umberto Eco nel 1969, "è un’eroina arrabbiata che rifiuta il mondo così com’è.
Vive in una continua dialettica col mondo adulto, che non stima, non rispetta, avversa, umilia e respinge, rivendicando il suo diritto a rimanere una bambina che non vuole gestire un universo adulterato dai genitori”.
Oltre al papà impiegato e alla mamma casalinga, la scomoda bimba dal pensiero veloce è circondata dai suoi variegati amichetti: il romantico Felipe, la borghesotta Susanita, il capitalista Manolito. A questi si sono poi aggiunti il fratellino Guille (Nando per gli italiani) il fratellino di Mafalda, e la piccola, piccolissima Libertad.
Al momento del golpe (1976), Quino si trasferì per 3 anni in Italia.
Su quel periodo orrendo dell’Argentina disse:
"Se Mafalda fosse vissuta durante gli anni della dittatura militare sarebbe forse stata una ‘desaparecida’ in più".
Non sarebbe sopravvissuta, come tutti quelli che possiedono un cervello critico in una dittatura.
Molta gente è scomparsa solo per questo.
Non a caso la minuscola Libertad è disegnata piccolissima, perché la libertà in Argentina è sempre stata poca (non solo in Argentina).
(A. Battantier, Quino, Memorie di un amore, 2020)