Come al solito, in occasione della rievocazione della Passione di Cristo a Civita di Bagnoregio, la famosa cittadella che muore, si era attivata la selezione per una rosa di candidati.
Si cercavano ancora febbrilmente 27 comparse, Giuda, Maddalena e Maria.
Per comprendere l'importanza dell'evento, basti pensare che l'anno precedente aveva visto giungere 450 candidature per un solo posto di Cristo.
Del resto, si trattava di una rievocazione assai realistica, con scene di violenza cruda, a tratti gratuita. Come se la folla di quei turisti accorsi, già due o tre giorni prima, provasse un malcelato sadico piacere nel donare frustate al Messia, metafora triste del quotidiano trattamento riservato dai cristiani all'illuso redentore.
L'ultimo anno venne scelto un cristo tedesco, Mark Seeberger, sincero cattolico della Baviera, giunto da Monaco per la francigena.
Il povero Cristo ricevette vergate di olivo sulla pelle madida di sudore, sempre più mescolata al sangue.
Venne issato a forza sulla croce, posta su di una roccia tufacea inquietantemente sgretolata.
Sputi, risa sguaiate e sassate, anche dai più piccini.
Poi il silenzio, allorquando finalmente si diradò nella notte quell'assurda e becera folla.
Fu all'alba la tragedia, quando cedette la fragile roccia e con essa precipitò nell'orrido la croce e il Cristo tutto.
Trovarono la carcassa del povero Mark a valle, maciullata e parzialmente divorata da volpi e cinghiali.
Una Passione in vera regola, inutilmente si attese la redenzione.
Le autorità misero il blocco alla zona tutta.
Ancora oggi si portano fiori, non potendo portare avanti opere di bene.
(Memorie di una croce, A. Battantier, 2007)