AVEVA UNA VITA DI MERDA CHE LO CINGEVA D'ASSEDIO (SU E GIÙ)
"Aveva una vita di merda che lo cingeva d'assedio.
Probabilmente una vita mal spesa. Dal terrazzo il ragazzo capì che, almeno il volo, sarebbe stato interessante.
Senza rincorsa, ma con mirabile salto, si trovò nel vuoto più profondo, circondato da palazzi.
Eppure, la pienezza l'avrebbe incontrata qualche decina di metri più in basso, a contatto con il duro asfalto pisciato dai cani e dalle combustioni dei tubi di scappamento.
Su e giù.
Su e giù.
Se ne accorse la vecchia insonne del secondo piano del dirimpettaio P22. Lei, alle cinque spaccate della mattina se ne stava -come al solito- accoffolata alla finestra con uno yogurt alla banana, ed il caffè riscaldato.
Quando uno dice su e giù, si pensa a qualche metafora sempliciotta, tipo il tran tran della vita moderna o gli stati dell’umore, o altre cazzate varie.
Qui, in questo speciale contesto di storia, guidata da inequivocabile realismo magico, su e giù significa per davvero che la vecchia vide un ragazzo scendere in picchiata come un falco pellegrino, poi risalire come un razzo nel cielo, poi falco, poi razzo poi falco.
Ora, il fatto è che il ragazzo si era legato una corda elastica alla caviglia.
D’altra parte, quando uno si è allenato per anni al bungee jumping, che fa non lo mette in pratica pure in fase di estremo saluto al mondo?
Com’è, come non è, il tapino volava, volava, la vecchia rapita lo guardava, su e giù, scorticandosi il giovane nel mentre ai cornicioni, ai davanzali, al muro tutto.
Eppure, ad un certo punto si trovò appeso, a testa sotto, sanguinolento, mezzo fracassato, ma vivo, in prossimità del piano terra.
Poteva sentire, addirittura, il piscio dei cani attorno alle aiuole limitrofe.
La vecchia posò il cucchiaino sul davanzale, sporgendosi per meglio godere dell’incontro con il Divino, poiché ella, non conoscendo affatto il bungee jumping, preferì credere al ritorno in pompa magna dell’arcangelo Gabriele.
Arcangelo o non arcangelo, l’elastico, affranto dal troppo lavoro dei ponti abruzzesi, cedette, e cadde quello sfrontato ragazzo che, sfidando la sorte, ebbe in cambio la fortuna di finire il viaggio sul tetto di un furgone Iveco daily.
Stordito, ma in respiro vero, prese a camminare strascicandosi fino al portone di casa.
Suonò.
Rispose il padre furibondo, convinto che fosse tornato da qualche sua solita scorribanda tossica con gli amici.
Mesto il ragazzo se ne entrò, con il padre ad indicarlo saccente con la mano, come a dire:
Guarda come ti sei ridotto a furia di drogarti!!
La vecchia raccontò il fatto per gli ultimi suoi tre anni di vita, a don Marco, alle figlie.
Solo il nipotino le prestava l’ascolto minimo necessario, impegnato tuttavia a stabilire sempre nuovi record alla Wii e alla Play.
Di questa storia posso dirvi che, il proprietario dell’Iveco Daily sta ancora incazzato per il tetto sfondato.
Poiché, all’iniziale incredulità circa l’accaduto, subentrò, nel tempo, la rabbia con l’assicurazione che non volle mai pagare i danni".
(Memorie di una dipendenza, A. Battantier, 2007, MIPLAB 6.4)
NOTE:
Questo racconto è nato lavorando con un ragazzo meraviglioso. Insieme abbiamo elaborato dei vissuti della sua tossicodipendenza. Tornava a casa praticamente in quelle condizioni. Lui stesso, parlando di istinti suicidali, ha adottato la metafora del Bungee jumping, per tentare di esprimere il suo SU e GIÙ. Un po' alla volta è tornato SU