LAVORI INFAMI PER UNA VITA INFAME. "Lo so, faccio un lavoro infame, con i polli ed i pulcini in catena di montaggio. Prima lavoravo dentro ad una farmaceutica, alla bollinatura, poi mi sono arrangiata come capitava. Pure a me fa schifo dare calci in culo ai polli che non finiscon subito nel tritacarne industriale. Ma devo farlo, altrimenti, il capo mi càzzia. Dobbiamo pulirli bene bene, con le mascherine e tutto. Qui è tutto igienizzato e controllato, ma mi sento pure io in difficoltà quando i volatili li sento cigolare dietro a me, e col camice mi sudo a immaginarli nudi e senza l'anima. Sono come me, sacrificati ad una vita insulsa e già segnata. Eppure, morti, respirano comunque più di me. Non sono ancora pronta a ribellarmi, vorrei provare a liberarli tutti, portare a casa da mio figlio cento e cento mila di pulcini e poi lasciarli andare, chissà dove poi. Ma io non sono ancora pronta. Ho il mutuo da pagare, rate, una vita che mi aspetta inesorabile e cattiva, cattiva come me che nulla faccio per la libertà di quella ch'io un tempo chiamavo DIGNITÀ. È l'industria questa macchina di merda che ti annulla con scienziata ipocrisia. E quando tu hai le rate ti riduci ad accettare tutto come un tossico la dose di beltà ed il miraggio si riduce a rimangiare carne che tu stesso hai seviziato, svendendo per quei soldi la tua dignità. In casa tengo un cagnolino, sai si chiama Tino, e l'incubo peggiore che pervade la mia mente nella notte lunga, è che finisca in quella fabbrica di carne maciullata dove io ho svenduto l'anima per un paio di blues jeans stile, e l'hi-fi". (Un racconto di A. Battantier, Memorie di un lavoro, 2007).
"Tout casse, tout passe, tout lasse, il n'est rien, et tout se remplace". "Tutto si rompe, tutto passa, tutto si lascia. Non è niente, e tutto si rimpiazza".
"Tout casse, tout passe, tout lasse, il n'est rien, et tout se remplace". "Tutto si rompe, tutto passa, tutto si lascia. Non è niente, e tutto si rimpiazza".