Tra essere madre e fare la madre c'è una bella differenza. Idem per il padre, ma quello capirai, chi l'ha visto mai!!?
Oggi, per la prima volta, scrivo il dolore che ho dentro, sono stata una figlia indesiderata.
Nelle mie fantasie di bambina immaginavo di essere stato rapita da una matrigna cattiva, e che prima o poi la mia vera mamma sarebbe venuta a prendermi.
Sto ancora aspettando!
Non posso dire di essere stata abbandonata da mia madre.
Epperò, fin da piccola mia madre se ne andava in giro, lasciandomi sola in casa. A 7 anni si assentava anche la sera e la notte.
Una sera, avrò fatto la terza elementare, mi aveva messo a letto ed io mi ero addormentata.
Poi mi ero risvegliata perché volevo dell'acqua, la chiamavo, non c'era nessuno ma non ho pianto.
Mi sono addormentata davanti la porta di casa.
La mattina, quando lei ha aperto la porta, me l'ha data pure in testa e mi ha fatto malissimo.
Tornava dalla discoteca.
Io cercavo di avere un rapporto con lei.
Lei sembrava sempre distante, stava con me per un po' e poi se ne andava e, man mano che sono aumentati i miei anni, aumentavano anche i giorni in cui mi lasciava da sola.
Ricordo una volta, seconda media, se ne andò per un intero fine settimana con qualcuno di quelli suoi che trovava.
Mi lasciò in casa con una mia amichetta. La madre di questa mia amica non sapeva che saremmo rimaste sole, mia madre non le disse nulla.
Pertanto, quando poi lo venne a sapere la venne a prendere a notte inoltrata e mi portò con sé minacciando di denunciare mia madre.
Poi non lo fece, forse sarebbe stato meglio.
A partire dagli 11 anni ho sempre desiderato una nuova famiglia.
Lo scrivevo nei miei diari:
volevo essere adottata, ero diventata cercatrice di famiglie sane.
Per avere un poco di conforto.
Chissà, forse a saperlo, l'avrei denunciata io mia madre.
Invece ho aspettato i 19 anni per andarmene in giro per l'Italia e poi in Germania.
Dove ho vissuto qualche anno con un ragazzo in gamba che ancora ringrazio perché almeno lui ci ha provato a darmi un po' di affetto e di sicurezza.
Credeva in me, ma io per tanti anni, non sono riuscita a credere in me stessa.
Mi chiedo ancora oggi, che ho più di 30 anni,
che senso ha dire di essere genitore se genitore poi non fai.
Anche i figli dovrebbero poter andare via quando il genitore è andato via.
E invece i figli sono ottusi, insistono, sperano che qualcosa cambi, fino all'ultimo.
Non è vero che tutti i traumi si superano; qualcuno di noi diventa più forte, ma là in fondo resta una cicatrice, che a volte torna a fare male.
(Memorie di una bambina, Memorie di un amore, A. Battantier, 2013, Anita P., 33 anni)
Ph Alberto Korda, "La mia bambola".
Foto scattata dopo aver chiesto alla bimba cosa rappresentasse per lei quel pezzo di legno avvolto in un foglio di carta: "È la mia bambola, si chiama Nenè".