LA LISTA
A mio padre, quando capì che stava morendo, gli prese uno strano ghiribizzo.
Lo andavo a trovare tutti i giorni in ospedale ed aveva iniziato a compilare una lista, che poi chiese a me di continuare quando prevalse la stanchezza della malattia.
Era la lista delle persone che non avrebbe voluto al suo funerale.
Un foglio di proscrizione, fitto fitto, con dentro 30, 35 persone, ancora lo conservo in qualche cassetto.
Sbalordita, pensai fosse una specie di gioco. Tuttavia, per lui questa lista era diventata un'ossessione.
Aveva messo nel mucchio addirittura alcuni amici del suo antico paese, amici con i quali -chissà- ci furono magari degli screzi ai tempi del pallone, a 15 anni quando giocava in eccellenza centrocampista, o per una ragazzina contesa.
C'erano alcuni colleghi, due vicini di casa, la sua ex moglie (mamma), addirittura una mia sorellastra con la quale, tra l'altro, io ho anche sviluppato un bel rapporto.
Io gli dissi che non mi sarei mai occupata dell'accettazione all'ingresso della chiesa.
Allora lui, di fronte alla mia inamovibilità, mi disse piano all'orecchio, con un filo di voce: "Prova a contattare Francescone".
L'amico Francescone era ex guardia giurata, un omone grande e grosso, oramai incurvato e con il pancione.
Io spiegai a mio padre che non avrei contattato neanche Francescone.
La cosa finì lì, e per qualche giorno non me ne parlò più.
Ma quando ormai i livelli di morfina erano sempre più alti, mi fece cenno di avvicinarmi e mi sussurrò:
"Lauretta...lascia perdere...fai entrare chi cazzo vuoi in chiesa. Anzi, fate festa, fate suonare l'organo e le canzoni che piacevano a me".
(A. Battantier, Memorie di un amore, 2016, Laura C.)
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