La nostra Terra, un tempo la natura danzava libera, selvaggia e incontaminata, un paradiso verde che respirava vita.
Poi l'uomo ha iniziato a costruire la civiltà, tagliando alberi e riversando cemento.
All'uomo piace comandare la natura, ignorando che in realtà sta preparando la sua fine.
Il cemento ha stretto la natura in una morsa grigia, un abbraccio di morte che ha soffocato il canto degli alberi e i fiumi, sempre più secchi, che però ogni tanto si vendicano con rabbia.
La Terra ha subito il tradimento dell'uomo, che ha preferito costruire muri invece di "ponti" con la natura che lo ha nutrito per millenni.
E poi, le colpe dell'uomo si riflettono nel suo sguardo accusatorio verso gli animali selvatici.
Lupi, orsi, cinghiali, creature colpevoli solo di cercare la loro strada nel bosco sempre più diradato.
L'uomo ha sepolto il verde sotto il grigio, ma è sempre pronto a puntare il dito contro chi cerca solo di sopravvivere.
Mi viene in mente la triste storia degli indiani d'America, confinati nelle riserve, traditi nella loro lotta per la libertà e nel legame d'amore con la Terra.
Gli animali, così come quegli indiani, diventano simboli di una resistenza silenziosa, una protesta non pronunciata contro la distruzione.
La natura attende che l'uomo capisca che il suo destino è intrecciato con il suo, con il destino di ogni foglia, ogni pietra, ogni anima selvaggia. Ma la pazienza è finita.
(A. Battantier, Psycho Killer, Lulù, 15 anni, Mip Lab. Illustrazione Bruno Bozzetto)
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