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Visualizzazione dei post da novembre, 2025

L'ANIMA DEL SALESIANO E QUELLA DEL MIO CANE AMATO (C'è chi divide il mondo in esseri "con l'anima" e "senza anima")

Avevo nove anni, e il cortile dei salesiani di Auronzo di Cadore odorava di pioggia, ed erba tagliata. Don Marcello, l’uomo che ci insegnava religione, quel pomeriggio ci riunì sotto il pergolato per la merenda di pane e cioccolata.  “Figlioli,” disse, “l’uomo ha un’anima immortale. Gli animali no. Per questo possiamo disporne.” Ricordo che tenevo in tasca un sassetto lucido trovato al fiume, che ancora conservo. Lo stringevo forte, come se potesse parlare. Accanto a noi, seduto sul muretto, c’era Savio, il cane del custode. Occhi di grandi marroni e verdi, coda a scodinzolio lento che sembrava un poderoso elicottero. Ogni volta che lo guardavo, mi sentivo meno solo. Più tardi andai da Savio e lo accarezzai a lungo. Lui mi leccò la mano, come per dire: “Non ascoltarlo, tu e io siamo fatti dello stesso amore”. Oggi, a distanza di anni, so che don Marcello era  prigioniero di una storia millenaria che ha messo l’uomo su un trono, e tutti gli altri animali in fila per essere...

AMORE, RIMORSI, RIMPIANTI (a 15 anni)

Non ci posso credere, stavo per fare lo stesso errore due volte. Alle volte, mi sembra che sto ad aspettare un semaforo verde per attraversare, ma la vita mica è un incrocio. Io a questa festa ci devo andare. Senza pensarci. Io ho già la risposta dentro la pancia. Il rimpianto è una cosa brutta, ti resta dentro la mancanza di quello che non hai fatto. La paura? E’ normale. Ma se non ci vai, tra tre anni mi ritrovo a pensare: "E se ci fossi andato? E se ci avessi parlato?” A me Giorgia piace. E che faccio? Aspetto che passa la timidezza come fosse un raffreddore? La vita è adesso. Se mi ha invitato un motivo ci sarà. Non devo fare lo sciocco come in prima media. Adesso ho quindici anni, sono cresciuto. La paura passa, il rimpianto resta. Ci vado, ci parlo, ci rido insieme. Poi, come va, va. Almeno non mi sono fermato a guardare il semaforo. Ci ho provato. E questo è già una vittoria. (A: Battantier, Memorie di un amore, Mip Lab, Ale, 15 anni, 11/25) #memoriediunamore #memoriediuna...

LE STELLE SONO TANTE (Dialogo tra 2 fratellini, 9 e 6 anni)

Vedi, Giamma quella stella luminosa, proprio sopra la magnolia? Quella è la stella della nonna. Ci abita insieme a Mimì. Ma tu, Iaia, come fai a saperlo? Ci sono miliardi di stelle, ma noi ne vediamo solo un po’. E sulla Terra siamo otto miliardi! E ci sono pure quelli prima, che sono tantissimi. Come facciamo a stare tutti sulle stelline che si vedono? Forse, Giamma, le stelle girano, oppure, ecco, su ogni stella ci stanno tante persone insieme. Ah! Quindi, Iaia, nonna divide la stella con altri? Ma se poi litigano? Magari qualcuno vuole giocare a pallone proprio quando nonna vuole fare il dolce e lo sai che lei non sopporta confusione. Secondo me, Giamma, lassù non si litiga più. O forse sì, ma subito dopo fanno la pace. Perché quando guardi la Terra da lontano, capisci che i litigi sono una cosa stupida. Mmm…quindi, Iaia, forse a noi non ci danno una stella...forse siamo noi che scegliamo la nostra stella? Mi sa. La nonna ha scelto quella stella perché da lì si vede benissimo la nos...

MUCO

C'è una festa di compleanno. Bambini che strillano  e saltellano ovunque, palloncini, una torta che sembra un'esplosione di colori.  E poi ci sono gli adulti. Che alle feste dei bambini sono sempre un po' a disagio, con in mano un bicchiere di plastica a parlar di classi, metodi scolastici, l'educazione in casa te-come-fai-per-tenerli-a-bada-quando-piove.  In mezzo a tutto questo, c'è Lucia, raffreddatissima. Il naso gocciola, una cosa seria.  E il muco. Non è il solito muco schivo, quello che se ne sta per i fatti suoi. Questo è un muco prepotente, un muco da schifo che ha deciso di vivere la sua vita, di farsi notare. Un muco ambizioso. E arriva Marco. Marco, che è un tipo simpatico, ma ha una fissazione: racconta barzellette.  Allora Marco prende la parola e comincia: "Allora, un pomodoro entra in un bar...".  Lucia, in quel preciso istante, sente che il Muco Ribelle ha deciso di prendere una scorciatoia. Invece di uscire dal naso, fa retromarcia e gli ...

IL BOOMERANG DELLA CENSURA (E quello che volevi nascondere lo sanno pure i sassi)

Noi qui, in questa società occidentale, democratica, coi principi belli scritti sulla carta, parliamo sempre di libertà.  È come se avessimo paura di ammettere che la censura, quella vecchia, quella che dice “questo no, non si può dire”, qui da noi non funziona più. Anzi, fa il contrario di quello che vuole. Se tu metti un paletto, un divieto, un “questo è vietato”, la gente, che è fatta così, curiosa, che ci vuoi fare, quella gente lì non pensa “ah, allora è giusto che non lo sappia”. No. Pensa “e adesso cosa c’è? Perché non posso saperlo?”.  E allora moltiplichi l’uditorio. È come se da una conversazione in un vicolo, tu la spostassi in piazza. E fai un dibattito, un casino… che alla fine tutti ne parlano.  E quello che volevi nascondere lo sanno pure i sassi. E allora, a che serve? Non serve a niente. Anzi, è dannosa (per il potere censorio). Perché non è coerente con quei principi lì, con la Costituzione, con l’idea che siamo adulti e possiamo pensare con la nostra t...

NON BASTA SAPER CANTARE

Proprio all'angolo della finestra c'è un bel quarto di luna e stelle come se piovesse. Dal cielo una fontana, sarebbe da venirti a prendere e portarti a ballare. Dall'angolo della finestra la luna si è spostata, come la vita che passa, o che l'abbiamo passata, così, tanto per vivere, senza farci del male. Da quest'angolo di finestra si vede un pezzo di strada, un esercito ritorna a casa sotto la pioggia ghiacciata, in una terra spaccata e ferita; ci sono cani affamati che girano e gente nuda che scava. Ci vuole tempo e pazienza per imparare il dolore, lacrime e competenza per impastare l'amore. (Francesco De Gregori e Lucio Dalla) #francescodegregori    #luciodalla   #memoriediunacanzone  #memoriediunamore 

IL CUORE NON SEGUE LA RAGIONE (amore a lutto elaborato manco per niente)

C'è un canto navajo che gira in rete. Bellissimo. Leggendolo, quasi quasi ti viene da sorridere. Sembra tutto così leggero, così naturale. Come mille venti che soffiano, la pioggia gentile, le stelle sulla finestra. Magari fosse così. La verità, invece, è che quando una persona che ami se ne va -non muore, ma sparisce dalla tua vita- non è come un diamante nella neve.  È come un sasso in gola. Che non va né su né giù, e ti fa male ogni volta che respiri. Tu leggi "non avvicinarti alla mia tomba piangendo", ma il problema è che la tomba non c'è.  Loro sono vivi, da qualche parte, e tu non puoi nemmeno piangere su una pietra.  Devi piangere sul divano, per strada, quando passi dal pub irlandese dove andavate insieme a farvi una birretta e giocare a freccette. Sarebbe bello pensare che sia come la luce sul grano, o il canto degli uccelli.  Invece no. È il silenzio in casa la mattina. È il messaggio che non arriva più, il citofono che non suona più. È quella cosa lì che ...

SULL'EGUAGLIANZA DI TUTTE LE COSE (siamo già uguali, solo che non lo sappiamo. O non lo vogliamo sapere)

Ho letto il libro di Rovelli "Sull'eguaglianza di tutte le cose". Secondo lui tutto è connesso, non esistono cose separate, siamo tutti parte dello stesso movimento. E io, che ci avevo preso gusto in questi anni a sentirmi così solo, ho pensato: azz…ma allora non sono mai stato veramente solo. Epperò poi guardo la vita di tutti i giorni e sembriamo così diversi. Ci trattiamo come se fossimo fatti di materiali diversi. Invece Rovelli dice che siamo tutti della stessa pasta. Anzi, non siamo nemmeno pasta, siamo più come onde nello stesso mare. Quando ride uno, vibra un po' tutto il mare. Quando piange uno, trema un po' tutto il mare. Mi sa che però alcune persone non vengono ascoltate. E perché allora ci comportiamo come se non fosse vero?  Perché chiudiamo le porte, costruiamo muri, facciamo finta che il dolore degli altri non ci riguardi? Forse perché è più comodo. Se siamo tutti uguali, allora le ingiustizie pesano il doppio. Se siamo tutti connessi, allora non p...

CIAO, COME TI CHIAMI?

C’era un gatto, uno di quelli normali, col musetto simpatico e le fusa che sembrano un motorino.  Si chiamava…be’, qui nasce il problema. Per la famiglia Rossi era “Pallina”. Per i Bianchi “Ciccio”. Per i Verdi “Sgombro”. Per i Neri “Principessa”. Sì, anche se era maschio, ma vabbè. Il gatto, aveva capito tutto della vita. Mentre noi umani ci rompiamo la testa col mutuo e con la spesa, lui aveva risolto: sei case, sei cucce, sei ciotole. Un genio. La sua giornata tipo: colazione dai Rossi, pennichella dai Bianchi, spuntino dai Verdi, coccole dai Neri. Era un pendolare esistenziale, il pelo ben curato e un’aria da “io so cose che voi umani non potete capire”. Il problema è che è ingrassato. Arrivato a 8 chili, pareva un cuscino con le zampe. I Rossi, preoccupati, lo portano dal veterinario: “Dottore, Pallina è diventata una palla”.  Ma la verità viene fuori per caso.  Un pomeriggio, Marco, il figlio dei Rossi, incontra Luca dei Bianchi. “Hai un gatto nero con una macchia b...

LA VITTORIA VUOTA

Il maestro  internazionale girava tra i tavoli nel parco, fermandosi pochi secondi per ogni mossa. Io aspettavo il mio turno. Alla terza partita, tirai fuori il telefono. Inserii le sue mosse, il computer rispondeva. Lui tornava, io muovevo il pezzo che lo schermo indicava. A un certo punto, il maestro si grattò la tempia. Guardò la scacchiera più a lungo. Poi me, poi il telefono in grembo. Non disse nulla. Continuò a giocare, ma ora ci metteva il doppio del tempo. Sapeva. Alla fine, mi tese la mano. "Ben giocato," disse. Le sue dita erano fredde. Io andai al laghetto e buttai il telefono. L'acqua si richiuse in un istante. Lui, lontano, già insegnava a un bambino come muovere il cavallo. Ridevano. (A. Battantier,  Memorie di un adolescente, Mip Lab, 10/25) #memoriediunadolescente #MIPLab

NON ASPETTARE MAI PIÙ CHE LA VITA DECIDA PER TE (La fine di un rapporto non è sempre un fallimento. Il passato è passato. Adesso è così. E in questo "così", forse, inizia finalmente la vita)

C'è un momento, nella vita, in cui ti accorgi che per anni hai portato un peso che non era tuo. E non te ne sei accorto. Camminavi curvo, e pensavi: "È la fatica normale". Invece no. Lui si è accorto adesso, dopo tanto tempo, di aver amato una donna che non lo voleva. Le ha dato tutto, forse troppo. Si è preso cura di lei e della figlia di lei, come se fosse sua. Ha cambiato i pannolini, accompagnata a scuola, fatto i compiti. Ha sistemato la casa, portato la spesa, sopportato i silenzi. Eppure, c'era una cosa che non andava. Una cosa piccola, ma come un sassolino nella scarpa. Pimpa, la sua cagnolina. Lei non l'ha mai accettata. La guardava storto, la sopportava a malapena. Quel cane era lui. Era la sua parte più fragile, quella che chiedeva solo un po' di calore. E lei non lo dava, né alla cagnola, né a lui. Lui non si è sentito amato. Si sentiva come un inquilino nella sua stessa casa. Uno che paga l'affitto con le sue attenzioni, ma c...