Il maestro internazionale girava tra i tavoli nel parco, fermandosi pochi secondi per ogni mossa. Io aspettavo il mio turno.
Alla terza partita, tirai fuori il telefono. Inserii le sue mosse, il computer rispondeva. Lui tornava, io muovevo il pezzo che lo schermo indicava.
A un certo punto, il maestro si grattò la tempia. Guardò la scacchiera più a lungo. Poi me, poi il telefono in grembo. Non disse nulla. Continuò a giocare, ma ora ci metteva il doppio del tempo. Sapeva.
Alla fine, mi tese la mano. "Ben giocato," disse. Le sue dita erano fredde.
Io andai al laghetto e buttai il telefono. L'acqua si richiuse in un istante. Lui, lontano, già insegnava a un bambino come muovere il cavallo. Ridevano.
(A. Battantier, Memorie di un adolescente, Mip Lab, 10/25)
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