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MUCO

C'è una festa di compleanno. Bambini che strillano  e saltellano ovunque, palloncini, una torta che sembra un'esplosione di colori. 

E poi ci sono gli adulti. Che alle feste dei bambini sono sempre un po' a disagio, con in mano un bicchiere di plastica a parlar di classi, metodi scolastici, l'educazione in casa te-come-fai-per-tenerli-a-bada-quando-piove. 

In mezzo a tutto questo, c'è Lucia, raffreddatissima. Il naso gocciola, una cosa seria. 

E il muco. Non è il solito muco schivo, quello che se ne sta per i fatti suoi. Questo è un muco prepotente, un muco da schifo che ha deciso di vivere la sua vita, di farsi notare. Un muco ambizioso.

E arriva Marco. Marco, che è un tipo simpatico, ma ha una fissazione: racconta barzellette. 

Allora Marco prende la parola e comincia: "Allora, un pomodoro entra in un bar...". 

Lucia, in quel preciso istante, sente che il Muco Ribelle ha deciso di prendere una scorciatoia. Invece di uscire dal naso, fa retromarcia e gli va di traverso. 

Inizia un colpo di tosse. Secco, sincopato, come una mitragliatrice.

"Eh eh eh, già, ridi pure!" fa Marco, incoraggiato. Lui vede Lucia che tossisce e fa "Eh eh eh", e pensa: "Caspita, la barzelletta del pomodoro già funziona".

Lucia, intanto, è in bilico tra la vita e la morte. Con una mano cerca di prendere un fazzoletto, con l'altra si tampona la bocca. Il corpo le trema. 

E dalla gola esce un suono che è un ibrido mostruoso: mezzo rantolo, mezzo risata strozzata. "AHAK! AHAK! EHEHEH! AHAK!"

La gente intorno inizia a guardare. C'è chi sorride, per educazione, pensando: "Ma che barzelletta sarà mai? Quella sta ridendo come un iena". 

C'è chi, invece, inizia a storcere il naso, vedendo questa donna con gli occhi che le lacrimano e una bava sospetta all'angolo della bocca. Si allontanano, imbarazzati. "Poteva almeno coprirsi", bisbigliano.

Ma il colpo di scena arriva con due coniugi, hanno fatto un corso di primo soccorso e non vedono l'ora di metterlo in pratica. 

Lui, vede Lucia che sembra soffocare, che sussulta, che fa "EHEHEH! ARK!". E pensa: "Pórella, va salvata! ".

Prima che Lucia possa dire "No, no, è solo muco!", si sente afferrare da dietro da due braccia possenti. 

"Tranquilla, signò, ci siamo qui noi!". E via, una serie di spinte addominali così violente che le fanno volare via gli occhiali e tutto il pacchetto di fazzoletti. 

Lucia, tra un colpo di tosse e lo spavento, fa "EHEHEH! OHI! AHAK!". E ogni "EHEHEH" quei due forsennati del Pronto Soccorso lo interpretano come un ringraziamento. 

"Vedi, amore? Sta già meglio, ride!" grida la signora.

A questo punto, a Lucia non rimane che la fuga. Si libera dalla morsa dei suoi salvatori, fa un cenno di saluto con la mano -che sembra sia un tic- e cerca di allontanarsi verso il giardino, barcollando, con il fazzoletto ancora appiccicato alla faccia. 

Ma il destino è beffardo. Un piede le scivola su una palla di gomma, il corpo fa un volteggio, e finisce dritta dritta dentro una siepe di alloro.

Scompare. Restano solo le gambe che si agitano nell'aria, accompagnate da rantoli soffocati che, da lontano, sembrano crisi di riso incontrollabile.

"Dai, era così divertente la barzelletta?" chiede qualcuno.

"Secondo me è ubriaca", sentenzia  zia Luana.

"Poveretta, rideva così tanto che è cascata", sospira Lietta.

Marco, il barzellettista, si gratta la testa. Guarda quella scena surreale: la donna nella siepe, i soccorritori soddisfatti, la gente che commenta scuotendo la testa. 

Marco si avvicina all'orecchio di un amico e confida, con una punta di commozione: 

"Ma l'hai vista? È sconvolta dal ridere. Forse ho sbagliato tutto. Dovevo fare il comico, altro che l'informatico ".

E si immagina già sul palco di Zelig.

Mentre Lucia, che finalmente si è ripresa, sputa l'ultimo, vischioso residuo del Muco Traditore in un cespuglio, e pensa, con le foglie tra i capelli:

"Per un pelo. Sono scampata per un pelo alla morte. E tutto per una barzelletta su un pomodoro che non ho nemmeno sentito".

E sorride. Ma stavolta è una risata vera, liberatoria, per l'assurdità di quel che è successo. 

È così che funziona il mondo. Stai morendo, e gli altri pensano che tu stia apprezzando l'umorismo di un coglione.


(A. Battantier, 11/25. Art by Stephen Stadif)


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#stephenstadif



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