C'è un canto navajo che gira in rete. Bellissimo. Leggendolo, quasi quasi ti viene da sorridere. Sembra tutto così leggero, così naturale. Come mille venti che soffiano, la pioggia gentile, le stelle sulla finestra.
Magari fosse così.
La verità, invece, è che quando una persona che ami se ne va -non muore, ma sparisce dalla tua vita- non è come un diamante nella neve.
È come un sasso in gola. Che non va né su né giù, e ti fa male ogni volta che respiri.
Tu leggi "non avvicinarti alla mia tomba piangendo", ma il problema è che la tomba non c'è.
Loro sono vivi, da qualche parte, e tu non puoi nemmeno piangere su una pietra.
Devi piangere sul divano, per strada, quando passi dal pub irlandese dove andavate insieme a farvi una birretta e giocare a freccette.
Sarebbe bello pensare che sia come la luce sul grano, o il canto degli uccelli.
Invece no. È il silenzio in casa la mattina. È il messaggio che non arriva più, il citofono che non suona più. È quella cosa lì che manca, e non sai neanche bene cos'è.
Elaborare il lutto?
Io credo che non si elabori proprio niente. Si impara a convivere. Come un rumore di fondo che non va mai via. A volte lo senti di più, a volte di meno, ma c'è sempre.
Il canto navajo è una carezza sull'anima. Ma la vita, a volte, è uno schiaffo. E non c'è poesia che tenga.
Ci sono le notti che non finiscono mai, e la voglia di chiamare anche se sai che non devi.
Forse la verità è questa: che il lutto amoroso non è una tomba. È una persona viva che cammina via, e tu resti lì, a guardare la sua schiena che diventa sempre più piccola. E non puoi farci niente.
Solo aspettare che un giorno, forse, quel dolore non sia più un pugno nello stomaco, ma solo un ricordo un po' sbiadito. Un po' malinconico. Come una fotografia lasciata al sole.
(A. Battantier, Memorie di un amore, Mip Lab, 11/2025)
***
Non avvicinarti alla mia tomba piangendo. Non ci sono. Non dormo lì.
Io sono come mille venti che soffiano.
Io sono come un diamante nella neve, splendente.
Io sono la luce del sole sul grano dorato.
Io sono la pioggia gentile attesa in autunno. Quando ti svegli la mattina, sono il canto di uno stormo di uccelli.
Io sono anche le stelle che brillano, mentre la notte cade sulla tua finestra.
Perciò non avvicinarti alla mia tomba piangendo.
Non ci sono.
Io non sono morto.
(Canto Navajo)
***
CAREZZE
Non passa niente.
Solo il ricordo, amaramente, allevia.
Si possono tenere in vita le persone care coi ricordi?
La vita oltre la vita è anche questo.
Ricordare tiene in vita noi, e chi abbiamo avuto la fortuna di conoscere ed ha lasciato un segno.
Chi sono quelli che ci hanno lasciato i migliori ricordi?
Sono quelli che oggi abbiamo il piacere (ed il dolore) di ricordare.
I ricordi, la morte non ce li può rubare.
E' un'amara consolazione, ma intanto la luce fioca del ricordo illumina la notte eterna.
(Memorie di un amore, 2007 A. Battantier, pH, mio nonno "carezzato" con un pennellino al camposanto)
#memoriediunamore
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