Sutor, ne ultra crepidam! Calzolaio, non (andare) oltre le scarpe, nun t'allargà.
Quante persone argomentano di materie su cui non hanno competenza?
Valerio Massimo e Plinio il Vecchio citano la frase (nell'originale "ne supra crepidam sutor iudicaret", ossia che il ciabattino non giudichi più in su della scarpa), attribuita ad Apelle di Coo, a quel tempo considerato il maggior pittore mai esistito in Grecia (370-306 a.c.).
Aveva egli pubblicamente esposto una sua opera, quando un calzolaio (sutor) aveva criticato il modo in cui era stato rappresentato il sandalo (crepida, dal greco krepis).
Apelle fece tesoro del giudizio competente, correggendo subito quel particolare.
Tuttavia, il giorno dopo il ciabattino tornò a sentenziare pubblicamente, criticando professorale e ad alta voce anche la rappresentazione del ginocchio.
Fu allora che Apelle, stizzito, avrebbe pronunciato la celebre frase.
Un po' come mio padre che parla, parla, parla, ma che cosa dice!? Pensa di sapere tutto e invece non sa niente (almeno di me).
(Memorie di un adolescente, A. Battantier, Lucrezia C., ricerca intorno all'origine della superbia e saccenza paterna, 2017. Quadro, Willem van Haecht: Apelle dipinge Campaspe)