Mangiare animali non è una naturale necessità umana, è un'abitudine socialmente condizionata.
La cultura alimentare è la summa delle abitudini che ci inculcano sin da bambini.
Serve tanta conoscenza e, soprattutto, un profondo esame di coscienza empatico.
Serve cambiare paradigma.
Le abitudini consolidate possono essere avvolte da nuova empatia (non più solo per il gattino e il cagnolino, ma per tutti gli esseri viventi), ricercando una connessione utile ad attivare, chissà, un giorno, cambiamenti fondamentali per questa nostra terra.
Il rispetto per gli animali per me è questo:
Se li rispetti non li mangi.
Troppo comodo rispettare esseri viventi senzienti con un cuore che batte...escluso ore pasti!
È bello mangiare qualcosa e non qualcuno.
Certo, se pensi solo al piatto a tavola e alla panza piena, le abitudini consolidate prevarranno sull'empatia e su di una connessione utile ad attivare, chissà, un giorno, cambiamenti fondamentali per questa nostra terra.
Il conformismo della maggioranza ritiene cosa buona e giusta cibarsi di esseri viventi senzienti con un cuore che batte.
Io confido nelle generazioni future.
Ma qualcosa sta cambiando.
Un giorno ci saranno musei degli orrori dedicati a tutti gli animali macellati.
Il conformismo della maggioranza lo combatte la tenacia della minoranza.
Rappresentiamo l'avanguardia del cambiamento.
Siamo solo gocce nel mare.
E quindi?
Unite miliardi di gocce ed esse saranno il mare.
Per cambiare il mondo serve operare insieme, per un obiettivo comune.
E l'impossibile sarà possibile.
(M. Thompson Nati, Leadership for a sheep and other animals, 2005)