Passa ai contenuti principali

TATUAGGI

La mia esperienza con i tatuaggi è "indelebile".
Mi ero innamorata perdutamente di  Alberto, e allora decido di farmi tatuare un albero con la T di Alberto. 
ALBERO, ALBERTO, lo so vi prego, non infierite. 

Lui avrebbe dovuto invece farsi il tatuaggio mio, una rosa, visto che io mi chiamo Rosa. 
E anche su ROSA E ALBERO ci sarebbe da parlarne. 
Ma il problema non è questo, magari!

Noi dovevamo andarci insieme da Pibì Tatoo, poi optammo per  una sorpresa e ce li saremmo visti in occasione del nostro primo anniversario.  

Io ho fatto il tatuaggio ALBERTO FOR EVER, con FOR EVER scritto sotto la radice.
Lui doveva fare una rosa e, a modo suo, me l'ha fatta la sorpresa.

Pochi giorni prima del nostro anniversario è scomparso, m'ha lasciata. Vengo a sapere che si era messa con un'altra.

Io sono rimasta col tatuaggio "Alberto Forever" e lui si è messo con una che era pure una mia amica.

So che la Rosa non se l'è mai fatta, ma la mia amica se l'è fatta di sicuro. 

Mesi e mesi dopo ho chiesto al tatuatore una modifica.
Ci siamo riusciti. 

Oggi io c'ho un albero con scritto FOR EVER. Questo albero sono io. 

Mia mamma, che è una proprio vecchia dentro, diceva che farsi un tatuaggio non è mai una buona idea a prescindere. 
Per lei e gente come lei avere qualcosa di indelebile è come portare sempre gli stessi vestiti, la stessa acconciatura, lo stesso trucco. 
Ma perché? 
A parte che "A prescindere" mi sembra una sentenza esagerata, ma tanto io alle sue sentenze sino abituata.
Almeno mio padre m'ha detto: "Ciascuno faccia come crede, basta che non me lo fai a me mentre dormo!". 
W la libertà, se non si danneggia quella altrui. 
Poi ognuno farà i conti con i suoi rimorsi, o rimpianti. 
Io conosco persone che indossano alcuni capi d'abbigliamento, il taglio di capelli e alcuni gioielli dai tempi del liceo. 
Il tatuaggio, per me esprime sempre una sensazione, radicata nella mia coscienza e, al di là di un discorso estetico, il tatuaggio può essere un simbolo, di qualunque cosa. 
Il tatuaggio è anche ricerca e comunicazione della propria identità, per segnalare qualcosa al mondo, o semplicemente l'appartenenza ad un gruppo, o per celebrare un rito di passaggio. 
Ma come dice quel santo anarchico di mio papà, ciascuno faccia come vuole, sarebbe tanto bello. 
Ricordo che il tatuaggio si può fare anche per se stessi e non per gli altri.  Io ho 5 tatuaggi ben visibili non faccio parte di nessun gruppo mi ritengo una persona normale non debbo mostrare nulla e sto bene così.

(Memorie di un amore, 2015, A. Battantier, Rosa Lux, 19 anni, 2021)



Ps
Una volta una madre mi disse di essere preoccupata per suo figlio che amava i tatuaggi. 
Mi disse che aveva parlato con un prete e costui l'aveva messa in guardia, raccontandole che i tatuaggi sono delle consacrazioni a satana. 
Io risposi: 
"Signora, suo figlio segue ciò che propone la moda, giusto o sbagliato che sia. Si preoccupi piuttosto dei preti pedofili, quelli sì che sono pericolosi". 
La signora si è offesa e non è più venuta. Il ragazzo ora 30 anni, ha 3 (o 4) tatuaggi, ha smesso di farseli (per il momento), e sta bene così.


#memoriediunadolescente
#memoriediunamore 
#modelloidealedipersona #modelloidealedipartner #modelloidealedifamiglia 
#miplab 
#andreagiovannibattantier 
#battantier

Post popolari in questo blog

SPESSO IL PUNTO DEBOLE DI UNA PERSONA È SEMPLICEMENTE UN'ALTRA PERSONA

"Ci piaccia o non ci piaccia, l'Altro ha un altro Altro. Talvolta giungiamo a vederlo, ma ci vogliamo illudere che sia sempre lo stesso.  E invece è l'Altro dello Stesso.  Ma lo Stesso non è più lo stesso.  È anche qualcos'altro: l'Altro.  Questo vale anche per noi, ci piaccia o non ci piaccia". (M. Thompson Nati, Paradoxes of ego,1995) "Tu hai ciò che sei.  L'essere si può modificare.  Non farti portare dai tuoi sogni.  Conduci i tuoi sogni alla realtà del tuo essere" (Lao Bu Shem)

LETTERA ALL'AMICO IMMAGINARIO

LETTERA ALL'AMICO IMMAGINARIO. "Caro amico speciale, è da tanto tempo che ci conosciamo, e anche se ora ho quasi 30 anni, io di te continuo a fidarmi come quando avevo 4 anni. Ricordi? Avevo paura la notte, temevo il mostro Pallone, e allora, per farmi forza t'invocai, e tu arrivasti con la spada del manga mio preferito. I miei erano contenti, finalmente non dovevano più alzarsi di notte, perché tanto c'eri tu. Oddio, a dire la verità, i miei non si scomodavano nemmeno prima, ecco forse perché poi sei arrivato tu. Ti ho chiamato Ted, ma il tuo secondo nome era Guardiano. Poi alle medie diventasti Guardian e Warrior, sai, stavo imparando le lingue. Quello che mi ricordo è che io non volevo proprio che ti scoprissero, e non ne parlavo con nessuno. Sono stato bravo vero? Quando parlavo tra me e me, e mi dicevano: "Con chi parli Alfredo?". Io li fregavo sempre, rispondendo: "Parlo tra me e me", ma mica ti tradivo. Poi per fortuna ho scoperto alle elem

CHI TROPPO MOLTO NULLA NIENTE

CHI TROPPO MOLTO NULLA NIENTE. "Che poi è il problema mio. Io voglio tanto troppo e alla fine non ottengo nulla. Forse dovrei accontentarmi, ma non nel senso del rassegnato. Bu, non so. Forse quello che ho mi dovrebbe bastare per darmi la carica per andare avanti senza soffrire per quello che non ho. Insomma me sò incartato. Voglio dire, dovrei usare quello che ho per andare avanti, altrimenti resto sempre a mani vuote, con questo senso di lamentela e di tristezza che mi assale perché non ho le cose, perché non ho raggiunto me stesso. Ma me stesso eccolo, son io, son qua. Ho  problemi con il concetto di fallimento, perché tante volte mi sono trovato ad intraprendere dei percorsi. Per poi finire nei burroni del fancazzismo, nelle selve delle indecisioni perenni. Non mi ero mai chiesto però quanto dipendesse da me, e dalle mie posizioni iniziali, ovvero volere la luna senza neanche essere sceso dal letto. Vuoi qualcosa? Inizia a trovare le ciabatte, inizia a vestirti, in

Mi chiamo Andrea Giovanni Battantier, psicologo in un Consultorio

(Dedicato a mio padre e al papà di Antonio Leotti) Me ne sono andato pensando all'errore di lasciare solo mio padre, Antonio Gennaro Battantier, nato a San Casciano dei Bagni, agricoltore, uomo retto e gran lavoratore. Ho cercato per anni la perfezione, seminando errori, che poi ho coltivato, cucinato e mangiato. Mio padre da me si aspettava ben altri raccolti. Mi chiamo Andrea Giovanni Battantier, psicologo in un Consultorio, e sono ossessionato da mio padre, che un bel giorno lascia tutto in campagna e si mette a cercarmi, finendo barbone. E' stata mia la colpa? Io me ne partii per rinascere uomo. Lui per morire da bambino che non fu. Mio padre che non mi parlava, e mi scriveva belle lettere con la sua penna antica. Io leggevo quei pesanti fogli e sì, mi commuovevo, ma mai una volta poi trovai il coraggio di rispondere. Io parlavo bla bla bla, e lui scriveva ccccccccccc. Io un bel giorno lo trovai sulla panca del mio Consultorio, con la barba e quel suo essere ormai sperso e