Sono una ragazza molto legata alla pioggia.
Compare spesso nei miei sogni come una liberazione.
E so anche il perché.
Mia madre ha sempre preteso di controllare tutto della mia vita: questo non si può fare, questo neanche, attenta qui, attenta lì.
Mi ha cresciuto come una fragilissima bambolina di porcellana, anzi, magari di porcellana, perché almeno la porcellana se prende l'acqua non si rovina.
Ecco, diciamo mi ha sempre trattato come una bambola di carta pregiata che alla fine ha rischiato di avvizzirsi come una pergamena antica.
Poi c'era mio papà.
Ricordo un pomeriggio d'estate, avrò avuto 4 anni, fuori pioveva fortissimo.
Io guardavo la pioggia dalla finestra, ero rapita da quell'acqua che cadeva giù, quell'odore che mi entrava dentro, una parte di me avrebbe voluto correr fuori e perdersi in qualche pozzanghera.
Mio padre stava preparando da mangiare e, ad un certo punto, mi ha presa in braccio e siamo usciti fuori, all'aperto, allo scoperto, ridendo come matti sotto alla pioggia.
Poi tornavamo in casa, e poi, di nuovo fuori.
Per una decina di minuti.
Totalmente zuppi ma felici.
Lui disse: "Shhh...non lo dire alla mamma!".
Infatti, dopo più di 15 anni, è rimasto un nostro segreto.
Ma quando penso alla pioggia penso alla libertà, e a mio padre.
(Memorie di una bambina, A. Battantier, 2007, Carlotta Effe)
#miplab #memoriediunamore #memoriediunbambino #modelloidealedifamiglia #modelloidealedipartner #modelloidealedipersona #battantier