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LASCIARE QUALCOSA DIETRO DI SÉ

Quando morì mio nonno ero bambino.
Era un uomo d'animo gentile, aveva molto amore da dare al mondo.
Costruiva giocattoli per noi e nella sua vita aveva fatto tante cose buone. 

Quando morì mi accorsi, ad un tratto, che non piangevo per lui, ma per tutte le cose che aveva fatto. 

Piangevo perché non le avrebbe fatte mai più, non avrebbe mai più scolpito o intagliato un pezzo di legno, mai più ci avrebbe aiutato ad allevare colombe e piccioni nel giardino di casa, né avrebbe suonato più il violino né ci avrebbe più raccontato cose buffe.

Mio nonno diceva sempre:
Ognuno deve lasciarsi qualche cosa dietro di sé quando muore:
un bimbo o un libro o un quadro o una casa o un muro eretto con le proprie mani o un paio di scarpe cucite da noi o un giardino piantato col nostro sudore. 
Qualche cosa insomma che la nostra mano abbia toccato in modo che la nostra anima abbia dove andare quando moriamo, e quando la gente guarderà l'albero o il fiore che abbiamo piantato, noi saremo là. 

Non ha importanza quello che si fa, diceva mio nonno, purché si cambi qualche cosa da ciò che era prima in qualcos'altro che porti poi la nostra impronta. 

(Ray Bradbury, Fahrenheit 451, riduzione e traduzione A.Battantier)

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