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SOLO CIÒ CHE È UMANO PUÒ ESSERE DAVVERO STRANIERO

Sono permeabili le frontiere umane.

Quante nuvole vi scorrono sopra impunemente, quanta sabbia del deserto passa da un paese all’altro,
quanti ciottoli di montagna rotolano su terre altrui con provocanti saltelli.

Devo menzionare uno ad uno gli uccelli che trasvolano, che si posano sulla sbarra abbassata?

Tra gli innumerevoli insetti mi limiterò alla formica che, tra la scarpa sinistra e la destra del doganiere, non si sente tenuta a rispondere alle domande: 
“Da dove?” e “Dove?”.

E chi se non la piovra, con le lunghe braccia sfrontate, viola i sacri limiti delle acque territoriali?

Come si può parlare di un qualche ordine, se non è nemmeno possibile scostare le stelle e sapere per chi brilla ciascuna?

E poi questo riprovevole diffondersi della nebbia!

E la polvere che si posa su tutta la steppa, come se non fosse affatto divisa a metà.

Solo ciò che è umano può essere davvero straniero.

Il resto è bosco misto, lavorio di talpa e vento.

(W. Szymborska)

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