Eh sì dai, andiamo sulla neve in settimana bianca, che non li porti i bambini a sciare?
NO, non li porti i bambini a sciare. La neve non c'è più! Ma non le senti le temperature?
10 gradi a Sestriere (2mila metri), 16 gradi in Piemonte (Bardonecchia), 13/16 gradi in Trentino (Pinzolo, Cavalese, Lavarone) e tante stazioni chiuse.
Il 2023 sarà l’anno più caldo mai registrato a livello globale.
Ma non salta solo la settimana bianca. Gli agricoltori sono assai preoccupati: senza neve in quota le coltivazioni in pianura saltano.
Dicembre ha portato siccità, ondate di caldo (al posto delle neve, in montagna, è piovuto) e forti venti.
Persino i cannoni sparaneve, in tutta Italia, si sono fermati (hanno bisogno di una temperatura vicina allo zero per entrare in funzione).
Il Piemonte ha registrato “il giorno di dicembre più caldo dell’intera serie storica dal 1958”, secondo l’Arpa: 105 termometri della rete (pari a quasi il 30% del totale) hanno stabilito il primato di temperatura massima dal momento della loro installazione, con 20-25 gradi in pianura e più di 15 in montagna. Ma non è che nei giorni successivi sia andata molto meglio: a Natale, a Sestriere, c’erano quasi 10 gradi (a 2mila metri di altitudine). Le colonnine di mercurio hanno fatto segnare mediamente ben 9 gradi al si sopra della norma del periodo.
Intanto però, ecco 200 milioni di soldi pubblici: l'accanimento terapeutico del governo per "salvare" le stazioni sciistiche senza neve per la crisi climatica.
L’effetto dei cambiamenti climatici si percepisce sempre più di frequente, specialmente a bassa quota.
Eppure, se la neve non arriva, ci pensa il governo a finanziare nuovi impianti di innevamento artificiale –altamente energivori– diretti, soprattutto, alle stazioni in difficoltà a causa delle scarse precipitazioni.
I soldi pubblici vanno direttamente alle imprese, e non ai Comuni. Il tutto contro ogni logica di adattamento al riscaldamento globale e senza alcuna certezza di raggiungere l’obiettivo, considerate le temperature ben sopra lo zero, in particolare sotto i 1.500 metri di altezza.
La neve artificiale permette di sciare in zone dove la neve naturale non è presente o sufficiente.
È una tecnologia utilizzata in modo sempre più diffuso nelle località sciistiche e ha un impatto ambientale e sociale significativo.
Secondo le stime dell'Associazione Italiana delle Aziende Esercenti l'Innevamento Artificiale (AINEA), per produrre un metro cubo di neve artificiale sono necessari circa 150 litri di acqua e 1,5 kilowattora di energia elettrica.
In Italia, il consumo di acqua per l'innevamento artificiale è stimato in circa 96 milioni di metri cubi all'anno. Questa quantità di acqua è pari al consumo idrico annuo di una città di circa un milione di abitanti.
L'energia elettrica utilizzata per l'innevamento artificiale proviene principalmente da fonti fossili, come il carbone e il gas naturale.
Questo significa che la produzione di neve artificiale contribuisce all'emissione di gas serra, che causano il cambiamento climatico.
Inoltre, la neve artificiale ha una struttura chimica diversa dalla neve naturale.
La neve artificiale contiene infatti sostanze chimiche, come il cloruro di calcio, che vengono utilizzate per stabilizzarla e aumentarne la compattezza.
Queste sostanze chimiche possono avere conseguenze negative sulla biodiversità e sull'ambiente.
La settimana bianca è un'attività turistica costosa.
Secondo l'Osservatorio Nazionale del Turismo, il costo medio di una settimana bianca in Italia è di circa 2.500 euro a persona.
Questo significa che la settimana bianca è diventata sempre più accessibile solo ai ceti più abbienti.
Questo fenomeno è aggravato dal fatto che la neve artificiale è utilizzata sempre più frequentemente, anche in località che in passato erano raggiungibili dai ceti medi.
È auspicabile ridurre il ricorso alla neve artificiale e promuovere forme di turismo alternativo, che siano più sostenibili e accessibili a tutti.
Alcune proposte concrete per ridurre l'impatto ambientale della neve artificiale:
L'utilizzo di fonti rinnovabili per produrre l'acqua e l'energia necessarie per la produzione di neve artificiale.
L'utilizzo di sostanze chimiche meno dannose per l'ambiente.
La riduzione della superficie delle piste da sci innevate artificialmente.
Alcune proposte concrete per promuovere forme di turismo alternativo:
Lo sviluppo di attività turistiche invernali che non siano basate sullo sci, come ad esempio le escursioni con le ciaspole, le visite ai borghi montani, le attività culturali e ricreative.
L'incentivazione del turismo sostenibile, che valorizzi le risorse naturali e culturali delle montagne.
(A. Battantier, Mip Lab, Educazione e Ambiente)
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