C'era un isolotto e noi ci arrivavamo a nuoto. Eravamo 4 o 5, dai 12 ai 15 anni. Mentre nuotavamo gridavamo, picchiando l'acqua goffamente con le mani.
Non avevamo mai freddo, perché ci allontanavamo dalla realtà; nuotavamo sfiancati, aspettando il momento del riposo sugli scogli, il momento in cui ci saremmo messi tutti quanti a sognare il premio per il primo, per il secondo, per il terzo e così via.
Noi pensavamo che su quell'isolotto i sogni si sarebbero avverati, prima o poi.
Andrea non si voltava mai indietro per paura di fermarsi, al contrario di Gianni che si girava sempre, come un gatto braccato dalla sorte.
Geremia se la rideva cantando in faccia al sole e Martino cercava ad ogni traversata nuovi stili per abbattere i suoi record.
Alle volte si univa a noi Gianfra, che puntava tutto sul divino tuffo capace di donargli un pur esiguo vantaggio iniziale.
E poi c'era Gufo, che partiva spedito ridacchiando e, ogni volta, andava raccattato che presto si stancava ed annaspava.
Tutti sapevamo dove ci avrebbe portato quella traversata.
Sotto agli scogli amati dal sole estivo, ciascuno di noi aveva nascosto qualcosa, i sogni come granchi veloci da acchiappare con le mani e subito liberati poiché, sogno più bello è amor di libertà.
(I mondi paralleli dell'infanzia, L'isolotto, Andrea Battantier, 1993, foto di Stellan Karllson)