Ho visto un documentario sui giovani oppressi dal Fentanyl nelle strade degli USA.
Le immagini mostrano corpi abbandonati sui marciapiedi, occhi vuoti, vite ridotte a meri fantasmi.
Ecco un altro volto del ‘sogno americano’.
Non cowboy eroici, ma zombie chimici, prodotti di un sistema che li ha prima sedotti, poi divorati.
L’America è la più grande fabbrica di dipendenze della storia: non solo droghe, ma consumo compulsivo, solitudine mercificata, alienazione elevata a stile di vita.
Eppure, guardateli bene: sono i nuovi ‘esclusi’, come i sottoproletari delle borgate pasoliniane.
Solo che qui non c’è neppure la solidarietà della disperazione, solo l’individualismo della sopravvivenza.
È il risultato calcolato.
Un capitalismo brutale che abbandona i poveri al loro destino mentre i miliardari giocano a fare gli dei sulla Luna e su Marte.
Guardate come criminalizzano la miseria invece di combatterla.
In Europa, almeno, ancora resiste un barlume di welfare, per quanto?
Negli USA, niente sanità pubblica, scuole a pagamento, salari da fame.
E intanto il Fentanyl è l’oppio dei poveri del XXI secolo, proprio come l’eroina negli anni ’80.
La differenza?
Oggi lo Stato non finge neppure di riparare i danni: lascia che crepino, così si sbarazza del ‘surplus’.
Ma dobbiamo andare oltre la superficie.
Questo non è un ‘fallimento’ del sistema, è il suo funzionamento previsto.
L’iper-concentrazione di ricchezza richiede controllo sociale: droghe, debiti studenteschi, lavori precari, sono catene invisibili.
Le università online?
Uno strumento per frantumare il collettivo, impedire la formazione di coscienze critiche.
Negli anni ’60, i campus erano fucine di protesta; oggi li sostituiscono con schermi, isolamento, ansia da performance.
È la privatizzazione della mente.
È la grande ipocrisia del potere!
Parlano di libertà mentre impongono la più subdola delle schiavitù: quella di credersi liberi.
I ragazzi nelle strade di Philadelphia, avvelenati dalla Xilazina, sono come i contadini del Terzo Mondo (e gli indiani!?) cui vendevamo alcool in cambio di risorse.
Solo che qui il colonialismo è interno, e i nativi da spogliare sono i giovani stessi, resi incapaci di ribellione dalla chimica e dai debiti.
E dietro tutto, la finanza.
Quei fondi d’investimento che speculano sulle case popolari, sulle cliniche di riabilitazione, persino sulle pompe funebri! Il capitalismo non spreca nulla, neppure la morte.
Il Fentanyl non è un incidente, ma un sintomo del neoliberismo estremo, che usa povertà e dipendenze come armi di disciplinamento.
Queste immagini sono un monito per l’Europa.
Se permettiamo alla logica del mercato di divorare sanità e scuola, saremo noi i prossimi.
La domanda è: dove nasce la resistenza? Nelle lotte sindacali (quali?) nei movimenti per il salario minimo, negli studenti che rifiutano l’atomizzazione.
Il vero scandalo non sono i corpi straziati dal Fentanyl, ma il fatto che esista ancora chi li guarda e dice: ‘È colpa loro’.
L’America ci insegna una lezione: senza solidarietà, senza un progetto politico che unisca le lotte, saremo tutti, presto o tardi, mendicanti sul marciapiede del progresso.
(A. Battantier, Frammenti per l'Apocalisse, Memorie di un adolescente, Mip Lab, 4/25)
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https://www.raiplay.it/video/2025/03/Fentanyl-overdose-globale---PresaDiretta---16032025-0bf89005-5dc8-4cee-8ad5-04c2df98c61d.html