Ieri sera c'è stata la nostra cena di classe. Ero nervoso, ma anche un po' emozionato, la fine della scuola ha aggiunto un peso nuovo ai miei pensieri.
La cena è andata abbastanza bene, anche se mancavano alcuni compagni. Due di loro sono stati bocciati e, secondo me, non se lo meritavano, potevano essere aiutati. Questa delusione volava nell'aria, una nuvola che si rifiuta di svanire.
Durante la serata, ho notato un gruppetto di ragazzi più grandi che giocavano a pallone senza maglietta. Li guardavo, affascinato dalla loro sicurezza, desiderando di provare a giocare con loro.
Ma non avevo il coraggio.
Alcuni dei miei compagni erano troppo impegnati a parlare solo delle loro cose, isolati in un mondo che sembrava inaccessibile.
Io invece cercavo di unirmi agli altri, perché è bello stare insieme agli altri.
Ora che è finita la scuola, mi manca la classe.
Mi mancano i momenti condivisi, le risate e pure le discussioni.
Penso a quello che facevo prima, alle giornate scandite dai ritmi scolastici.
Rifletto su come potrei provare ad essere più gentile con gli altri, perché la gentilezza fa bene a noi e alle persone intorno a noi.
Mi rendo conto, però, che non si può essere gentili con tutti.
Possiamo provarci, e se poi non va bene, almeno ci abbiamo provato.
Ma non possiamo essere gentili sempre e comunque con le persone prepotenti.
Marco è un mio amico e ha smesso di essere buono con i bulli.
Anch'io prima cercavo di farmi amici i bulli, così non mi avrebbero dato fastidio.
Ma adesso ho capito che i bulli sono la peggior specie di umanità.
Sono persone con cui non voglio avere niente a che fare.
È meglio cercare nuovi amici che rimanere in un gruppo di persone cattive e malvagie.
I bulli ti usano per fare spettacolo, ti usano per sentirsi grandi.
Una volta mi hanno fatto un brutto dispetto.
Mi hanno detto: "Se superi questa prova, puoi entrare nel nostro gruppo."
C'era un parco e una discesa. Loro avevano rubato una di quelle biciclette a noleggio della città.
La bici non andava con il motore elettrico, ma si poteva pedalare.
Mi hanno detto:
"Se riesci a fare questa discesa con la bici, entri nel gruppo."
Io, come uno scemo, ho detto di sì.
Mi sono rotto il braccio, cadendo pure sui cocci di bottiglia rotti.
Tutti a ridere e prendermi in giro. Da allora ho detto: non voglio più avere niente a che fare con questi falsi amici.
La cena di classe mi ha fatto riflettere su tutto questo.
Ho capito, ora che la scuola è finita, che mi manca ciò che avevo, ma anche che posso scegliere come voglio crescere.
Posso provare a essere più gentile, cercare nuovi amici, evitare chi mi fa male.
La vita è un continuo tentativo di trovare il proprio posto nel mondo, e io sono solo all'inizio di questo viaggio.
Finita la cena, siamo usciti. L'aria della sera era fresca, ho guardato i miei compagni, quelli che erano ancora lì, e ho sentito una strana speranza.
Forse non siamo così soli come pensiamo.
E anche se ci saranno sempre bulli e delusioni, possiamo scegliere di essere gentili e cercare chi ci capisce davvero.
Io ho fatto una tesina sul Colonialismo e ho avuto un'intuizione: i bulli e i colonialisti sono la stessa sporca faccenda.
I bulli escludono, e umiliano davanti a tutti. Il bullismo è un mostro che striscia nelle ombre della scuola, un veleno che si insinua nei cuori fragili.
Ho pensato molto a questo, cercando di capire perché alcune persone si sentano in diritto di calpestare gli altri.
Mi sono chiesto cosa ci sia di sbagliato in me, perché io sia diventato un bersaglio.
E più riflettevo, più mi rendevo conto che la prepotenza ha radici profonde, non solo tra noi ragazzi, ma anche nel mondo dei grandi.
I bulli sono come i colonizzatori: invadono, conquistano, dominano.
Come i colonizzatori che hanno preso terre non loro, i bulli prendono il controllo dei nostri spazi, delle nostre vite, della nostra dignità.
Entrano nel nostro mondo con la forza, impongono le loro regole e ci lasciano con la sensazione di non avere nessun valore.
La storia è piena di racconti di popoli sottomessi, di terre saccheggiate, di culture annientate.
Il colonialismo è una ferita che si è aperta nei cuori di intere nazioni, una ferita che ha impiegato secoli a rimarginarsi, e in molti casi è ancora lì, aperta a fare male.
Il bullismo è una ferita simile, ma a livello personale.
Ogni offesa, ogni umiliazione lascia un segno che potrebbe non guarire mai completamente.
Ricordo quando i bulli mi hanno costretto a fare quella discesa con la bici rubata.
Mi hanno usato per il loro spettacolo, come i colonizzatori usavano le risorse e le persone dei paesi che occupavano per il loro vantaggio.
E così, come i popoli colonizzati hanno dovuto trovare la forza di ribellarsi e reclamare la loro libertà, io ho dovuto trovare la forza di dire basta.
Ho capito che cercare di farmi amici i bulli era inutile, proprio come cercare di negoziare con chi ha già deciso di prendere ciò che vuole con la forza.
Ho smesso di cercare la loro approvazione e ho iniziato a cercare nuovi amici, persone che mi rispettassero per quello che sono.
Ho capito che la prepotenza, in tutte le sue forme, va combattuta, sempre.
I bulli, come i colonizzatori, hanno bisogno di sentirsi potenti, di dominare.
E noi, le vittime, dobbiamo trovare il coraggio di resistere, di affermare il nostro valore, di rifiutare di essere sottomessi.
La scuola è finita, ma la vita continua.
So che incontrerò ancora persone prepotenti, ma ora sono più forte.
So che non devo piegarmi alla loro volontà, che devo difendere la mia dignità.
E mentre guardo i ragazzi più grandi giocare a pallone, so che un giorno troverò il mio posto, lo conquisterò con il mio coraggio e la mia gentilezza.
Alla fine, il vero potere non è nella forza brutale, ma nella capacità di essere gentili, di costruire invece di distruggere.
Come i popoli che hanno superato il colonialismo e hanno ricostruito le loro identità, io ricostruirò la mia, un passo alla volta, con la certezza che la mia vita ha valore, che io ho valore. E che nessun bullo potrà mai togliermi questo.
(A. Battantier, Memorie di un amore, Memorie di un adolescente, Mip Lab, 2024, Rubeus Hagrid AG, 14 anni)
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