Passa ai contenuti principali

GLI STUMBLE GUYS SPIEGATI A MIO NONNO (E RISPOSTA DEL NONNO)

Caro nonno tu mi chiedi perché mi piace questo video gioco. 
Ora ti racconto perché mi piace quando gioco a Stumble Guys.

Forse sembra solo un gioco ma ogni volta che guido il mio personaggio attraverso ostacoli e corse pazze, sto allenando il mio cervello a risolvere problemi e a prendere decisioni al volo. 

Tu ci hai provato l'altro giorno ma ti sei arreso subito.
Quando incontri un ostacolo, come una grande palla che rotola verso di te, il tuo cervello deve decidere in una frazione di secondo se saltare, schivare o correre più veloce. 
Questo mi può essere utile pure per allenare il cervello in altre cose della vita non solo nei videogiochi. 

E poi c'è la parte della pazienza. 
Tante volte cadi e ti rialzi? 
Ogni caduta è una lezione che ti insegna a non arrenderti mai. 

Ci rimani male e vorresti buttare tutto epperò, quando finalmente raggiungi il traguardo, la sensazione è troppo bella. 

È come quando impari ad andare in bicicletta: le prime volte cadi, ma poi, un giorno, riesci a pedalare senza problemi. 

Quindi nonno, ogni volta che gioco a Stumble Guys, ricorda che non mi sto solo divertendo, ma sto anche diventando più bravo a risolvere problemi, a prendere decisioni rapide e a non arrendermi mai, anche quando le cose sembrano difficili.

E poi ci sono le Skin.
Le Skin non sono solo un modo per rendere il tuo personaggio più forte.
Quando scegli una Skin speciale, stai esprimendo qualcosa di te. 
Magari scegli una Skin che ti ricorda il tuo supereroe preferito, o una che ti fa sentire speciale perché è difficile da ottenere.

Le Skin speciali sono come i vestiti che scegli di mettere nella vita reale. 

Tipo quando metti la mia maglietta preferita: mi fa sentire bene.
Lo stesso vale per le Skin. 
Ti permettono di mostrare la tua personalità e di sentirti speciale in un mondo virtuale dove tutti possono essere diversi.

Le Skin speciali ti insegnano anche il valore dell'impegno, perché per ottenere una Skin rara, devi giocare tanto, superare sfide e guadagnare punti. 

Questo ti insegna che le cose belle richiedono tempo e sforzo. Non è solo una questione di avere fortuna, ma di allenarsi per raggiungere i tuoi obiettivi.


(A. Battantier, Memorie di un bambino, Antonello Porcello, 9 anni, Mip Lab, 2024)


***
RISPOSTA DEL NONNO

Grazie Nello per la bella spiegazione. Va bene, proverò a giocare ancora, epperò la mia risposta non cambia: quando stai con i nonni puoi giocare solo 1/2 ora al giorno. Ciao, Nonno 

#memoriediunbambino 
#memoriediunamore 
#MIPLab  

Post popolari in questo blog

SPESSO IL PUNTO DEBOLE DI UNA PERSONA È SEMPLICEMENTE UN'ALTRA PERSONA

"Ci piaccia o non ci piaccia, l'Altro ha un altro Altro. Talvolta giungiamo a vederlo, ma ci vogliamo illudere che sia sempre lo stesso.  E invece è l'Altro dello Stesso.  Ma lo Stesso non è più lo stesso.  È anche qualcos'altro: l'Altro.  Questo vale anche per noi, ci piaccia o non ci piaccia". (M. Thompson Nati, Paradoxes of ego,1995) "Tu hai ciò che sei.  L'essere si può modificare.  Non farti portare dai tuoi sogni.  Conduci i tuoi sogni alla realtà del tuo essere" (Lao Bu Shem)

IL SIGNIFICATO

"Tu decidi qual è il significato della tua vita. La gente parla del significato della vita, ma ci sono tanti significati di vite diverse e tu devi decidere quale vuoi che sia il tuo". (J. Campbell)

CHI TROPPO MOLTO NULLA NIENTE

CHI TROPPO MOLTO NULLA NIENTE. "Che poi è il problema mio. Io voglio tanto troppo e alla fine non ottengo nulla. Forse dovrei accontentarmi, ma non nel senso del rassegnato. Bu, non so. Forse quello che ho mi dovrebbe bastare per darmi la carica per andare avanti senza soffrire per quello che non ho. Insomma me sò incartato. Voglio dire, dovrei usare quello che ho per andare avanti, altrimenti resto sempre a mani vuote, con questo senso di lamentela e di tristezza che mi assale perché non ho le cose, perché non ho raggiunto me stesso. Ma me stesso eccolo, son io, son qua. Ho  problemi con il concetto di fallimento, perché tante volte mi sono trovato ad intraprendere dei percorsi. Per poi finire nei burroni del fancazzismo, nelle selve delle indecisioni perenni. Non mi ero mai chiesto però quanto dipendesse da me, e dalle mie posizioni iniziali, ovvero volere la luna senza neanche essere sceso dal letto. Vuoi qualcosa? Inizia a trovare le ciabatte, inizia a vestirti, in

Mi chiamo Andrea Giovanni Battantier, psicologo in un Consultorio

(Dedicato a mio padre e al papà di Antonio Leotti) Me ne sono andato pensando all'errore di lasciare solo mio padre, Antonio Gennaro Battantier, nato a San Casciano dei Bagni, agricoltore, uomo retto e gran lavoratore. Ho cercato per anni la perfezione, seminando errori, che poi ho coltivato, cucinato e mangiato. Mio padre da me si aspettava ben altri raccolti. Mi chiamo Andrea Giovanni Battantier, psicologo in un Consultorio, e sono ossessionato da mio padre, che un bel giorno lascia tutto in campagna e si mette a cercarmi, finendo barbone. E' stata mia la colpa? Io me ne partii per rinascere uomo. Lui per morire da bambino che non fu. Mio padre che non mi parlava, e mi scriveva belle lettere con la sua penna antica. Io leggevo quei pesanti fogli e sì, mi commuovevo, ma mai una volta poi trovai il coraggio di rispondere. Io parlavo bla bla bla, e lui scriveva ccccccccccc. Io un bel giorno lo trovai sulla panca del mio Consultorio, con la barba e quel suo essere ormai sperso e