Passa ai contenuti principali

L'ASSIOLO

Il sole era calato da poco, le ultime sfumature nel cielo arancio.

Seduto sul vecchio portico della casetta di campagna, si domandava come avesse fatto a non pensarci prima a scappare in quel luogo dimenticato. Via dalla città e da una vita sempre sul punto di sfuggirgli di mano.

Gli occhi si spersero nelle ombre lunghe degli alberi, in quel disordine che, stranamente, gli dava un senso di pace. 
L'erba era alta, gli alberi cresciuti meravigliosamente alla rinfusa a coprire quasi interamente la casa e il tetto.

C'era qualcosa di perfetto nell'imperfezione di quella scena, il disordine regnava sovrano ma non era come sembrava. 

La natura aveva sempre avuto il potere di rassicurarlo, di farlo sentire meno solo nella sua confusione. 

Aveva studiato a lungo per cercare di dare un senso a un mondo che gli appariva sempre troppo inutilmente complicato.

Una notte, guardando il cielo stellato, aveva riflettuto su come tutto fosse collegato: le stelle, le galassie, i buchi neri. 

Tutto sembrava seguire una logica nascosta, un ordine nel disordine che lo affascinava e lo spaventava allo stesso tempo. 

La vita è un mistero che non possiamo risolvere, ma solo accettare.

Un chiù chiù ripetuto con insistenza interruppe i suoi pensieri. 
Pensò fosse l'allarme della macchina, ma invece era un assiolo in amore appollaiato su una quercia. Un suono dolce e malinconico si mescolava al fruscio delle foglie.

Scrisse sulla carta del pane un promemoria delle piccole cose, sapete, quei dettagli apparentemente insignificanti che riempiono la nostra esistenza di senso: una roncola, un falcetto, riparare la fisarmonica di zio Angelo, innaffiare, legnetti per il fuoco visto che gas non c'era. 

Decise di fare un giro nella campagna. Si perdeva volutamente tra i campi, godendo della sensazione di libertà. 

Ecco, i suoi passi si facevano più lenti, più ponderati. 

Ogni angolo, ogni curva del sentiero era una nuova scoperta, un nuovo mistero da svelare.

La notte era calata completamente quando tornò alla casetta. 

Si sedette di nuovo sul portico, il cuore leggero, la mente in pace. 

Ci sono ancora sorprese, se solo ci permettiamo di vederle.


(A. Battantier)


#memoriediunamore 
#MIPLab 

Post popolari in questo blog

SPESSO IL PUNTO DEBOLE DI UNA PERSONA È SEMPLICEMENTE UN'ALTRA PERSONA

"Ci piaccia o non ci piaccia, l'Altro ha un altro Altro. Talvolta giungiamo a vederlo, ma ci vogliamo illudere che sia sempre lo stesso.  E invece è l'Altro dello Stesso.  Ma lo Stesso non è più lo stesso.  È anche qualcos'altro: l'Altro.  Questo vale anche per noi, ci piaccia o non ci piaccia". (M. Thompson Nati, Paradoxes of ego,1995) "Tu hai ciò che sei.  L'essere si può modificare.  Non farti portare dai tuoi sogni.  Conduci i tuoi sogni alla realtà del tuo essere" (Lao Bu Shem)

IL SIGNIFICATO

"Tu decidi qual è il significato della tua vita. La gente parla del significato della vita, ma ci sono tanti significati di vite diverse e tu devi decidere quale vuoi che sia il tuo". (J. Campbell)

CHI TROPPO MOLTO NULLA NIENTE

CHI TROPPO MOLTO NULLA NIENTE. "Che poi è il problema mio. Io voglio tanto troppo e alla fine non ottengo nulla. Forse dovrei accontentarmi, ma non nel senso del rassegnato. Bu, non so. Forse quello che ho mi dovrebbe bastare per darmi la carica per andare avanti senza soffrire per quello che non ho. Insomma me sò incartato. Voglio dire, dovrei usare quello che ho per andare avanti, altrimenti resto sempre a mani vuote, con questo senso di lamentela e di tristezza che mi assale perché non ho le cose, perché non ho raggiunto me stesso. Ma me stesso eccolo, son io, son qua. Ho  problemi con il concetto di fallimento, perché tante volte mi sono trovato ad intraprendere dei percorsi. Per poi finire nei burroni del fancazzismo, nelle selve delle indecisioni perenni. Non mi ero mai chiesto però quanto dipendesse da me, e dalle mie posizioni iniziali, ovvero volere la luna senza neanche essere sceso dal letto. Vuoi qualcosa? Inizia a trovare le ciabatte, inizia a vestirti, in

Mi chiamo Andrea Giovanni Battantier, psicologo in un Consultorio

(Dedicato a mio padre e al papà di Antonio Leotti) Me ne sono andato pensando all'errore di lasciare solo mio padre, Antonio Gennaro Battantier, nato a San Casciano dei Bagni, agricoltore, uomo retto e gran lavoratore. Ho cercato per anni la perfezione, seminando errori, che poi ho coltivato, cucinato e mangiato. Mio padre da me si aspettava ben altri raccolti. Mi chiamo Andrea Giovanni Battantier, psicologo in un Consultorio, e sono ossessionato da mio padre, che un bel giorno lascia tutto in campagna e si mette a cercarmi, finendo barbone. E' stata mia la colpa? Io me ne partii per rinascere uomo. Lui per morire da bambino che non fu. Mio padre che non mi parlava, e mi scriveva belle lettere con la sua penna antica. Io leggevo quei pesanti fogli e sì, mi commuovevo, ma mai una volta poi trovai il coraggio di rispondere. Io parlavo bla bla bla, e lui scriveva ccccccccccc. Io un bel giorno lo trovai sulla panca del mio Consultorio, con la barba e quel suo essere ormai sperso e