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Visualizzazione dei post da ottobre, 2025

TANTO AMORE FINCHÉ CI SIETE, ED ANCHE DOPO

A volte penso che l'amore sia come quei semi che il contadino butta per sbaglio fuori dal campo. Li vede volare via col vento e dice: "Mannaggia, sono sprecati". Invece no. Quei semi, chissà dove, magari in un posto dove non passa mai nessuno, crescono lo stesso. Fanno un fiore. E quel fiore lo vede solo il cielo. Noi siamo un po' così. Amiamo qualcuno, gli diamo tutto. E a volte questo amore non torna indietro. Ci sentiamo fessi, come quel contadino. Abbiamo sprecato semi preziosi. Ma la verità è che niente si spreca. Quel bene che hai dato, anche se non è stato capito, anche se ti ha fatto male, è come una pietra lanciata in uno stagno. Le onde vanno lontano, dove tu non le vedi più. Toccano rive che non conosci. L'importante è non smettere di lanciare pietre. Di buttare semi. Perché il mondo ha fame d'amore. E anche se oggi non vedi il frutto, domani qualcuno, chissà dove, raccoglierà un fiore che è nato da una tua carezza persa, da un grazie non detto, da ...

SE È DESTINO, TUTTO TORNA (o cambia forma)

Hanno scritto sul muro: "Se è destino, tutto torna". Una frase che ti dà un po' di pace, una coperta calda d'inverno, un alberello fresco d'estate. Io ci penso, a questa frase. E mi viene da dire: ma tutto cosa? Perché se tornano solo le cose brutte, allora siamo messi male. Se è destino che mi ritorni il mal di schiena, o che ritrovi quella persona che mi ha fatto soffrire, allora forse è meglio che il destino cambi programma. Epperò c'è un'idea che mi piace. Che forse il destino non è un treno che già sa dove andare. Forse è più come una bicicletta che guidiamo noi, ma con il fiatone, le gambe mezze stanche e le strade a volte sono sbagliate. Allora, "se è destino, tutto torna" vuol dire: se ci mettiamo impegno, se non molliamo, forse le cose belle le possiamo far tornare. O forse no. Ma intanto noi ci abbiamo provato. E forse quel ragazzo o ragazza che l'ha scritta sul muro, forse sta aspettando che qualcosa torni. Una persona, un momento,...

MACCHINA GIALLA!

Un uomo cammina per la città. Da solo. Non del tutto. Ogni volta che una macchina gialla passa, dentro di lui qualcuno grida: “Macchina gialla!”. A volte è la sua voce, nel silenzio dei suoi pensieri. Altre volte è la voce di suo figlio, che non c’è più da dieci anni. Non importa come sia successo. Importa che da allora lui continua il gioco. Quello che facevano quando il bambino era piccolo. Camminavano e il primo che vedeva una macchina gialla vinceva. Il piccolo strillava, saltava. Ridevano. Ora lui gioca da solo. Fa finta che il figlio sia lì. A volte lascia che sia il bambino a vedere per primo. Anzi, quasi sempre. Fa in modo che sia lui a vincere. “Gialla!” pensa, come se fosse il ragazzo a dirlo. E sorride, tra sé. La gente lo guarda a volte. Un uomo che fissa il vuoto con un mezzo sorriso. Loro non sanno. Loro vedono solo un uomo. Lui vede due persone. Forse il lutto non è una cosa che si supera. È una presenza che si impara a portare. Come un gioco che non finisce mai. C...

FRATELLI

Parole essenziali, la profondità sta nel lasciare spazio al non detto, a quel tremore che abbiamo dentro quando ci sentiamo fragili, eppure capaci di chiamare “fratello” chi incontriamo sul cammino.  Grazie ad una persona conosciuta da poco (una sorella) mi sono riletto "Fratelli" di Ungaretti.  È corta, cortissima. Ma dentro ci stanno tante nostre domande. C’è questa domanda iniziale: "Di che reggimento siete, fratelli?". Pensa te, in mezzo a quella follia della trincea, alla notte, alla paura che ti si appiccica alla pelle, la prima cosa che viene in mente a un uomo non è "Sei nemico?", ma "Fratelli".  Come a dire: prima di essere soldati, siamo uomini. Prima di appartenere a un esercito, apparteniamo alla stessa fragile condizione umana. E quella parola, "fratelli", lui la descrive come una "foglia appena nata". Mi fa pensare a quando da bambino cercavi di tenere in mano una foglia nuova, così tenera che quasi traspariva la...

COME IMPARARE A LEGGERE LE PERSONE LEGGENDO LIBRI (Leggere per diventare maghi dell'empatia. La rivincita di chi ha sempre il naso in un libro)

I libri sono corsi accelerati di vita. Keith Oatley è uno scrittore e professore di psicologia cognitiva all'Università di Toronto, noto per il suo lavoro sulla psicologia delle emozioni.  Praticamente dice che più leggi libri, più diventi una specie di mago. Insomma, impari a leggere nella testa delle persone.  Tu leggi un libro, ti immedesimi, diventi il personaggio. Che sia una brava persona o un fetente, tu provi a capire perché fa certe cose. E senza neanche accorgertene, fai una palestra della vita. Poi chiudi il libro, esci per strada e… ZAC! Cominci a capire pure la gente vera. Anticipi le mosse, capisci gli stati d'animo. Come se avessi una superpotenza. E qui viene il bello. Perché poi arrivano quelli che ti dicono (almeno a me): "Ma tu stai sempre con la testa fra le nuvole!". E tu invece, in realtà, stai imparando a capire la gente meglio di loro.  Epperò, attenzione. Mica funziona con tutti i libri. Secondo Oatley, non quelli dove già sai come finiscono, ...

LA CULTURA DEL PIRATA DELLA STRADA (L’Egoismo come disturbo sociale: La "Libertà di Uccidere" del Pirata della Strada di uccidere. Chi perde la vita sulla strada è il simbolo di un patto sociale violato. Ne dobbiamo onorare la Memoria con un cambiamento reale)

Troppi tragici casi di cronaca di morti annunciate, pirati della strada che uccidono impunemente cittadini innocenti. Io odio la “cultura” del pirata della strada, tanti incidenti che strappano vite non sono una semplice fatalità.  È il sintomo drammatico di una patologia sociale profonda, un fallimento collettivo che merita un'analisi che vada oltre la colpa penale del singolo. Una cultura 'della libertà' che annulla la realtà umana dell’altro da sé. La 'libertà' di comportarsi in modo socialmente pericoloso non è libertà, è disturbo mentale. Guidare sotto l'effetto di alcol e droghe o a velocità pericolose non è un atto di libertà, ma l'espressione di un egoismo patologico. È l'incarnazione di una mentalità che: 1) Minimizza il rischio ("A me non capiterà mai", "So controllare la situazione");  2) Annulla l'altro, poiché gli altri utenti della strada (pedoni, ciclisti, altri automobilisti) cessano di essere persone con vite, fam...

I RAGAZZI DEL CORTILE (la psicologia delle folle spiegata da un ragazzino)

Mi chiamo Luca. Ho tredici anni. C’è una cosa che ho capito. I ragazzi sono diversi quando sono da soli. Marco, per esempio. Quando viene a casa mia, è tranquillo. Giochiamo con la play. Parliamo. A volte studiamo insieme. È un bravo amico. Poi c’è la scuola. In classe, quando siamo in gruppo, Marco cambia. Lui e gli altri. Io non so perché. L’altro giorno, in cortile. Ero da solo, sotto l’albero. Marco è arrivato con Stefano e Andrea. Hanno cominciata prendermi in giro perché sto sempre solo. Ridevano. Marco rideva più forte. Guardavo lui. Lui non mi guardava. Un’altra volta, a educazione fisica. Dovevamo fare squadre. Io sono l’ultimo che scelgono. Sempre.  Marco era il capitano. Da solo, mi avrebbe scelto. Lo so. Invece ha detto: “Prendo Stefano”. Poi Andrea. Poi tutti. Sono rimasto io. “Allora tocca a te, Luca”, ha detto. Tutti ridevano. Anche lui. A mensa è lo stesso. Se siamo in due, mangiamo e parliamo. Se sono in cinque o sei, cominciano. “Che schifo, ma come caxxo mangi? S...

BRAIN ROT TUNG TUNG TUNG SAHUR (Me lo guardo e canto pure io. Non c'ha senso, è il suono che fa il tuo cervello mentre si scioglie e cola dalle orecchie. Combattono battaglie senza senso. Come noi. Il vero atto sovversivo, oggi, sarebbe leggere un libro in silenzio)

Il "brain rot" è un termine recente che descrive un deterioramento mentale causato da un consumo eccessivo di contenuti online considerati banali, ripetitivi o senza valore, come video brevi e meme. Letteralmente tradotto come "marciume cerebrale", il fenomeno è correlato a una perdita di concentrazione e capacità di pensiero critico. È un concetto diventato molto popolare sui social media per descrivere la sensazione di stanchezza mentale generata dal consumo passivo e continuo di contenuti di bassa qualità.  Il termine è stato reso popolare di recente dai linguisti di Oxford, che lo hanno eletto "parola dell'anno", anche se la sua origine risale alla metà del XIX secolo, quando fu usato da Henry David Thoreau per criticare la svalutazione delle idee complesse in favore di quelle semplici. Contenuti tipici includono video assurdi e generati dall'intelligenza artificiale, meme, contenuti ripetitivi e stimoli visivi e sonori caotici. Tra i sintomi: ...

LA FESTA DI HALLOWEEN E L’APPARTENENZA CULTURALE (L’ipocrisia, amica mia)

Chi mi conosce sa quanto io possa essere “interessato” alla festa di Halloween in Italia. Epperò, quando amici dicono: "Fare una festa che non ci appartiene e che oltretutto è la festa dei defunti..perché???? W le nostre tradizioni", mi sovviene una riflessione. Esistono persone che illuminano la strada con la torcia della Purezza Culturale Italiana™! Grazie per averci ricordato che dovremmo celebrare solo feste che "ci appartengono". Allora, facciamo due conti, dato che il criterio è l'appartenenza culturale: Babbo Natale: simpatico vecchietto cicciotto in rosso che a dicembre vola con le renne. Nato da una campagna pubblicitaria della Coca-Cola negli anni '30, pesantemente influenzato dal folklore nordico. San Nicola era turco, ma il Babbo Natale moderno è americano. Lo cancelliamo dal calendario? O forse lo teniamo perché, ai regali non ci rinuncio? La Festa della Mamma: istituita in Italia nel 1957, ispirata a una celebrazione statunitense. Anche quella ...

DUE RAGAZZI MYSTIC PUNK

Cercavano la festa della vita. Sbagliarono strada e incontrarono domande nuove. Erano attratti dalla morte. L’unica cosa che sembrava vera, in un mondo di merda. Due ragazzi persi nelle catacombe di Sant'Agnese. Cercavano un significato, passando dall'uscita di sicurezza, un viaggio a ritroso. Avevano paura della morte come tutti, ma loro decisero di andare a trovare il proprietario di casa. Volevano vedere che aria tirava. Il fatto era questo: più si identificavano con l'oscurità, più avevano paura del buio. Da piccoli, per dimostrare di non aver paura, ci giocavano. Ma se hai paura, allora non sei veramente dark. Sei solo un essere umano. Sono problemi. La loro era una fase metafisica. L’acne dell’anima. L’attrazione per il macabro è l’ultimo rifugio del desiderio, in un mondo che è stato prosciugato. Cammina cammina, si persero. "Non ci sono più soldi. E la birra è calda." "Una serata di merda." "La migliore." Il buio delle catacombe era più...

OSSERVAZIONI SULLA SCRITTURA NELL'ADULTO DISLESSICO (l'importanza della cooperazione, affinché la correzione diventi un lavoro collettivo e costruttivo)

Spesso, quando si parla di dislessia nell'adulto, si cade in due errori opposti e ugualmente dannosi. Il primo è considerarla una mera "etichetta" scolastica, un residuo di difficoltà infantili superabili con la sola volontà.  Il secondo è vederla come un muro invalicabile, una condanna definitiva a un rapporto conflittuale con la parola scritta.  Entrambe queste visioni ignorano la natura stessa dell'atto di scrivere, che non è solo una prestazione tecnica, ma un'espressione profonda e globale della persona. Osservando un adulto che lotta con la pagina bianca, io non vedo solo un deficit di decodifica.  Vedo un essere umano la cui "spinta vitale", quell'energia vitale che è il motore di ogni apprendimento, è stata forse intrappolata, imbrigliata da anni di frustrazione, correzioni in rosso e il sentimento di non essere "all'altezza" della cultura scritta. Il compito, quindi, non è "ri-educare" partendo dai vuoti, ma "r...

LA SEPARAZIONE DI MAMMA E PAPA’ (A volte gli adulti si perdono per strada e fanno fatica a ritrovarsi. Ma non era giusto per te)

“Il mio dolore più grande è che papà e mamma non stanno più insieme, non sarà mai più come prima. Io non riesco a fare finta di niente, per me è un dolore troppo grande che papà e mamma non stanno più insieme.” Ho trovato questo foglietto dentro il libro di storia di mia figlia. Un dolore espresso con tanta schiettezza, pesante per le spalle di una bambina di undici anni. Sta cercando di dare un senso a un mondo che si è frantumato. Mi chiedo come possa aiutarla. E la risposta, non è nell'aggiustare le cose, alcune cose non si possono aggiustare. Sarebbe stato peggio vivere in una casa piena di urla e piatti rotti. Questo è il primo seme da piantare nel terreno del suo dolore. La verità è che ho cercato di proteggerla da un altro tipo di dolore: quello silenzioso e corrosivo dell'infelicità quotidiana. Un giorno l’ho presa da parte, in un momento tranquillo. Le ho detto: "Ho trovato il tuo foglietto. E ho pianto nel leggerlo, perché è giusto che tu sia triste. È giusto sen...

ENERGIA E COMUNICAZIONE NELL’AMORE DI COPPIA

Forse l’amore è solo la capacità di rivedere, dopo tanto tempo, la stessa persona con occhi nuovi. Ci siamo adattati alla forma del contenitore del momento -le crisi di nostro figlio, un lutto, una festa di famiglia- ma non abbiamo più una forma nostra. Siamo informi. E la paura è che, senza un contenitore, evapori tutto. L’amore non è una cosa da trovare. Non è un oggetto smarrito nella stanza dei ricordi. L’amore è lo spazio in cui incontrarsi. Uno spazio che si crea quando la comunicazione diventa autentica, non uno scambio di parole, ma un flusso di energia nuda e cruda . PARTE PRIMA: IL VELENO SACRO Siamo arrivati al punto in cui due corpi che condividono lo stesso spazio vitale da trent’anni, trenta, un numero tondo come la pancia di Marco e le speranze di Luana, si svegliano e scoprono di aver smarrito il libretto di istruzioni. O forse non ce n’è mai stato uno. Forse era tutto un fottuto bluff. “Sai qual è il problema, Luana? L’amore di coppia dopo trent’anni è come un motorino...