Hanno scritto sul muro: "Se è destino, tutto torna". Una frase che ti dà un po' di pace, una coperta calda d'inverno, un alberello fresco d'estate.
Io ci penso, a questa frase. E mi viene da dire: ma tutto cosa? Perché se tornano solo le cose brutte, allora siamo messi male. Se è destino che mi ritorni il mal di schiena, o che ritrovi quella persona che mi ha fatto soffrire, allora forse è meglio che il destino cambi programma.
Epperò c'è un'idea che mi piace. Che forse il destino non è un treno che già sa dove andare. Forse è più come una bicicletta che guidiamo noi, ma con il fiatone, le gambe mezze stanche e le strade a volte sono sbagliate.
Allora, "se è destino, tutto torna" vuol dire: se ci mettiamo impegno, se non molliamo, forse le cose belle le possiamo far tornare. O forse no. Ma intanto noi ci abbiamo provato.
E forse quel ragazzo o ragazza che l'ha scritta sul muro, forse sta aspettando che qualcosa torni. Una persona, un momento, sé stesso di quando era più felice. E ci crede. Ci vuole credere.
Anch'io ci voglio credere. E mentre aspetto che codesto destino si decida, io la bici la pedalo forte ancora una volta. Anche se sbaglio strada. Perché se è destino che la trovo, prima o poi la trovo. E se non la trovo, pazienza. Almeno ho visto il panorama. La vita va avanti. Con o senza destino.
(A. Battantier, Memorie di un adolescente, Mip Lab, Edov, 10/25)
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