IL DOLORE E LA FORZA DELL'AMORE (Quella di un genitore è la perdita definitiva del porto sicuro. Il sollievo è la vergogna segreta di chi sopravvive. È un diritto. La sofferenza di chi amiamo è una prigione per entrambi. La sua fine è una liberazione per il carceriere e per il prigioniero)
L'amore va coltivato con l'amore. Anche quando la vita ti spara addosso! Chiedi a tuo padre di finire le sofferenze di tua madre e poi lei muore nel compleanno di papà. Se non ridi, piangi.
L'unica risposta è strapazzarsi di coccole, finché si può. Tutto finisce, sì, certo, per la fisica si trasforma.
Epperò, intanto, quel corpo che ha dato la vita nega l'ultimo abbraccio, lasciando un vuoto che non sappiamo riempire, una voragine che ci ricorda la precarietà di ogni amore; a qualunque età non si è mai preparati abbastanza.
La rabbia di non averla più, la frustrazione di sentirsi improvvisamente abbandonati, privati di "punto fermo". La sofferenza nasce dalla lacerazione di un legame.
Forse quella richiesta a papà non è stata solo un gesto di pietà. Forse era l'anima che riconosceva il momento del ritiro. Mamma era già partita, il corpo era un guscio. Il suo compito era finito. Quel respiro, così pesante da emettere, così leggero da disperdersi per sempre.
So cosa significa aspettare una voce che non arriva. Mesi, anni. L'attesa diventa una presenza, più reale della realtà. Si ascolta il silenzio fino a sentirlo urlare.
Il sollievo è la vergogna segreta di chi sopravvive. È un diritto. La sofferenza di chi amiamo è una prigione per entrambi. La sua fine è una liberazione per il carceriere e per il prigioniero.
Rievoco e penso all’ultima, disperata, forma d'amore. Un caffè freddo. Un letto vuoto. La luce di una stanza che non cambierà più. È lì che abita la mancanza.
Di fronte a questo mistero, la ragione vacilla. Ci rimane solo la forza dell'amore, l'unica risposta all'illogicità del dolore.
Quella di un genitore è la perdita definitiva del porto sicuro. Si impara a navigare da soli, con una carta nautica strappata, guardando e riguardando le stelle.
Forse lei non ti "parlerà", ma tu, nel silenzio totale della tua mente, quando cesserai di aspettare, potrai forse ascoltare l'eco del suo amore, che non è mai partito.
Tutto è una fase, passerà? Cerca di andare avanti, cerca di andare.
La vita fa rime strambe, lo sappiamo: Un compleanno che diventa un addio. Un papà che, forse, chiude un gioco
con la complicità di un cielo balordo.
Un respiro lento, graffiato, e poi il vuoto, nel salotto di ieri.
Aspetto un segnale, un cigolio di nave, un biglietto lasciato su un mobile. Ma la musica è finita, amore mio, e la banda non suona più. Si è illuminata di dolore immenso la notte, ora che il tuo corpo è un silenzio.
(A. Battantier, Memorie di un amore, A Fabiana, Mip Lab, 10/25. Art by Stephen Stadif)
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