In una città non troppo lontana c'era un giardino, un tempo pieno di alberi ma ora non ne restava più nemmeno uno.
Erano stati tagliati per fare spazio a edifici e strade, e ora il giardino era un luogo triste e desolato.
I bambini, durante la ricreazione, andavano nel giardino e disegnavano con gessetti sul terreno la sagoma degli alberi, cercando di immaginare la fresca ombra e il cinguettio degli uccelli.
Tommaso disegnava il contorno di un grande albero con rami che si protendevano verso il cielo.
"Così era l'albero davanti alla finestra del nonno", diceva, "e nonno si arrampicava per guardare le stelle".
Giulia tracciava le radici di un altro albero immaginario. "Le radici sono le mani dell'albero", spiegava, "tengono la terra salda e ci danno da mangiare…tenevano…insomma…una volta…ecco".
Ogni giorno diventava sempre più difficile immaginare gli alberi. Ogni giorno il giardino sembrava diventare più grigio e triste.
Un giorno, mentre i bambini disegnavano, arrivarono degli anziani che avevano vissuto nel tempo in cui il giardino aveva ancora alberi e vita.
Guardarono i disegni dei bambini e ricordarono con malinconia quell'epoca estinta.
"Che cosa possiamo fare?" chiese una bambina con gli occhi pieni di lacrime. "Come possiamo riportare gli alberi nel nostro giardino?".
Gli anziani sospirarono. "È difficile", dissero. "Gli alberi ci vogliono tanto tempo per crescere, ne abbiamo tagliati così tanti che ci vorrà una vita intera per riportarli indietro."
I bambini guardarono il terreno, triste e vuoto. "Che cosa possiamo fare?" chiesero ancora.
Gli anziani se ne restarono in silenzio a guardare le ombre di gesso; uno si asciugò gli occhi umidi ma tanto era inutile, perché subito gli ritornava il pianto. Ma ebbe a dire, all'improvviso:
"Semi... servono tanti semi! Vogliamo provare!?".
(A. Battantier, Memorie di un bambino, Mip Lab, 2024)
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