Nell'oscurità del mio soggiorno, ho sentito un'antica frase di mio padre risuonare nella mente:
"Giù la testa coglione!".
Amavamo quel film di Sergio Leone e giocavano con le frasi.
Mio padre, un uomo di poche parole, la citava spesso quando ero ragazzino.
Al tempo, non ne avevo compreso appieno il significato, ma ora le sue parole assumevano un nuovo senso.
Lui diceva "giù" per dire "su", per dire "Svegliati!!!".
Siamo in contatto con il cambiamento ma non sempre lo vogliamo vedere.
Non posso rimanere cristallizzato tutta la vita, intrappolato nella mia apatia e nella mia insoddisfazione. Non mi è utile maledizione, il letargo non può essere eterno.
Mi sono alzato dalla sedia e ho incrociato lo sguardo riflesso nello specchio. Cos'ho quest'oggi che mi sembro un vecchio?
La morte, ho pensato, ti prende togliendo la vita, ma quanto tempo avevo sprecato già?
Esiste un tempo diverso, come se facessi torto ai morti che mi avevano amato.
Mio padre mi direbbe "SU LA TESTA COGLIONE!" se mi vedesse in questo stato.
Poi ho pensato a mio figlio, il mio piccolo tesoro.
Ha bisogno di me, di un padre forte, capace di guidarlo attraverso il labirinto della vita.
Devo rinascermi da solo, lo devo ai morti che mi amarono e ai vivi che mi amano.
Devo lottare contro la mia apatia, devo affrontare i miei demoni interiori, desidero cercare la forza per diventare la persona che mio padre avrebbe voluto che fossi e che mio figlio merita.
Con passi decisi, ho tirato su la tapparella del soggiorno buio (cazzo, era pieno giorno là fuori!), il primo passo di un lungo viaggio verso la rinascita, ma almeno ho iniziato.
(A. Battantier, Memorie di um amore, miplab 2023, MF, 40 anni)
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