Nel crepuscolo di una serata d'estate un uomo di circa quarant'anni si trovava al parco, seduto su una panchina con i pensieri nascosti dietro occhi stanchi. Loris Olsen sentiva il peso della solitudine che lo stringeva: "Un incendio divora tutto dentro me".
Ripensava ai tempi di un mondo ormai perduto, una storia finita da qualche anno.
Il tempo, qual fiume impetuoso, scorreva incessantemente, portando con sé il caos delle emozioni perdute e da ritrovare.
Loris sollevò lo sguardo verso l'alto, alla ricerca di un segno, di una risposta nel cielo stellato. Ma le stelle tacevano e solo l'ombra del frassino sembrava vegliare su di lui.
Le tre Norne fissavano i destini, ma il suo se l'erano dimenticato.
Eppure Loris quel giorno si era imbattuto in un incontro che lo aveva sconvolto.
Un incontro casuale o, forse, una sorta di strano ordine del caos.
Si erano seduti sulla stessa panchina, condividendo un timido sorriso ed una conversazione fugace.
Poi, si erano separati, ciascuno per la propria strada.
"Oggi il destino ha fatto incontrare due anime," pensò Loris, fissando il cielo quasi arancio.
La loro storia iniziò con quell'incontro: sembravano appartenere a mondi diversi ed ora improvvisamente si erano ritrovati.
"Oggi il destino ha fatto incontrare due anime," pensò ancora Loris mentre la osservava.
"Siamo noi?" si chiese, incapace di distogliere lo sguardo.
"Oggi il destino ha fatto incontrare due anime," ripeteva tra sé, "ma si rivedranno? Torneremo al parco? Ci ritroveremo? Siamo noi?".
Irene aveva fissato a lungo i piccioni. Il tempo s'era fermato, testimone della fine degli dei nordici, del Ragnarök.
Quel momento sembrava segnare la fine di una vecchia età ma Loris non poteva fare a meno di sperare che una nuova età dell'oro potesse sorgere da quelle rovine. Già, un'età dell'oro avrebbe potuto emergere da quelle rovine. L'età dell'oro, cazzate.
Eppure Loris aveva incontrato Irene, un incontro fugace, uno sguardo profondo che aveva acceso in lui una scintilla di qualcosa che dirvi non so.
Ma ora, con il sole nascosto all'orizzonte, si chiedeva se l'avrebbe mai rivista.
Si chiedeva se sarebbero tornati al parco, se si sarebbero ritrovati.
"L'incendio divora tutto dentro di me", pensò Loris.
Era spaventato dalla solitudine che aveva afflitto la sua vita per così tanto tempo.
La solitudine lo avvolgeva come il lupo Fenrir che aveva ucciso Odino.
Nel mito nordico, Odino veniva ucciso dal lupo Fenrir durante il Ragnarök, ma veniva vendicato dal suo figlio Vidar.
Loris si sentiva come Vidar, pronto a lottare per un amore appena nato, pronto a sfidare il destino.
Un mondo perduto poteva essere ritrovato, Loris sapeva che era magia, destino, caos, rischio. Chiamatelo come volete, ma era un sentimento così profondo e misterioso che non poteva ignorarlo.
Mentre osservava le stelle nel cielo notturno, si chiese se quella notte fosse davvero la fine o l'assalto di un amore nuovo. La risposta gli sfuggiva come sabbia tra le dita.
Il mondo stava andando in frantumi ma forse, proprio prima che tutto rovinasse, all'assalto di un amore nuovo, c'era ancora speranza.
E così, nel solito caos del destino e nel solito rischio dell'amore, Irene e Loris si avventurarono verso l'inizio di una nuova nuova età.
Magia, destino, caos, rischio, chiamatelo come volete ma lui il giorno dopo tornò al parco.
(A. Battantier, 15 storie d'amore e la fiaba di Hélène, 2023)
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