Sotto la penombra del vecchio salone, la pista dei treni si snodava tra le mura, un labirinto di binari e vagoni che avevano visto decine di anni passare. Ci aveva giocato mio nonno, mio padre, ed ora io. Nella mia fantasia, la pista di trenini girava per tutta la casa o, almeno, quello sarebbe stato il mio sogno. Me la immaginavo gigantesca, come una vera stazione. Qualcosa di quel tempo lontano è rimasto intatto tra i ricordi di un bambino di undici anni.
Mio nonno aveva un carattere difficile, un uomo chiuso in se stesso, nella mente ormai confusa. La porta della sua memoria era spesso barricata, e molto di ciò che ho visto ve lo risparmio. Ricordo lo sguardo immobile e paralizzato, sempre rivolto verso la finestra.
Quando lo andavo a trovare, era come un vecchio naufrago su una costa desolata e nebbiosa, persa tra le onde del mare Alzheimer.
Una volta, ero lì a giocare con la pista dei treni, come facevo ad ogni visita. Inaspettatamente, nonno mi raggiunse in silenzio e si sedette accanto a me sul tappeto ad osservare il movimento dei treni.
Era in pigiama, ma aveva quella luce negli occhi, una voglia autentica di vivere, di tornare indietro nel tempo. La badante voleva portarlo via ma mia madre la fermò. Nonno ed io eravamo lì, nel salone, seduti sul tappeto, circondati dai binari e dai treni, eravamo in un mondo nostro.
Mamma, che temeva gli scatti d'ira del nonno, ad un certo punto però scattò in piedi dalla sedia, lanciando degli sguardi alla badante che bruciavano come il purè caldo nel suo piatto.
Nel frattempo, nonno sedeva accanto a me, sorridente, pronto a guidare il suo treno. Si dimenticava le frasi, e allora le inventava, sembrava libero. In molti avevano paura di lui, ma io, a undici anni, avevo compreso che quella pista dei treni era il nostro ponte verso un mondo che solo noi potevamo capire.
Era il luogo dove un vecchio, perso tra i ricordi, poteva ritrovare il suo spirito di bambino, e un bambino, osservando suo nonno, poteva imparare che anche la mente in fuga può trovare un rifugio.
La pista dei treni rimase lì, tra noi due, come un simbolo di quel legame speciale.
Nonno se ne andò, ma la pista dei treni è ancora lì, ha superato il tempo e la malattia.
Nonno aveva perso molte cose, ma quel giorno aveva trovato un modo per ritrovarsi ed io, grazie a lui, ho imparato che la memoria può essere sfuggente, ma l'amore la rende salda, ed è importante scrivere i ricordi; magari un giorno queste righe me le leggeranno i miei nipotini quando giocherò con la pista dei treni senza ricordare perché sto lì in pigiama su quel tappeto impolverato.
(A. Battantier, Memorie di un bambino, 11 anni, Mip Lab, 2007)
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