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DIO È MORTO? SÌ, DA MO' (È superfluo il ricorso a Dio per spiegare la realtà. La morte di Dio non è una fine, ma un inizio: l’inizio della possibilità per l’uomo di diventare egli stesso creatore di significati, artefice del proprio destino e dei propri valori)

L’affermazione “Dio è morto” rappresenta uno dei concetti più noti e fraintesi del pensiero di Friedrich Nietzsche.

Per comprendere questa dichiarazione è necessario contestualizzarla nel quadro del pensiero nietzschiano e del suo rapporto con la modernità, la scienza e la libertà del pensiero.

Nietzsche non sta parlando della morte di una divinità in senso letterale, poiché non avrebbe mai accettato l'idea di un Dio reale in primo luogo. 

Dio, per Nietzsche, è una metafora per rappresentare l’insieme di valori assoluti e trascendentali che per secoli hanno governato la morale e il pensiero umano, specialmente in Occidente. 

La morte di Dio, dunque, segna la crisi di questi valori, che per Nietzsche sono il prodotto di una lunga tradizione metafisica, religiosa e morale che ha soffocato la libertà individuale e il pieno dispiegarsi della volontà di potenza.

Con l’avanzare del pensiero scientifico e razionale, le fondamenta su cui si reggevano le credenze religiose tradizionali sono crollate. 

L’illuminismo e il positivismo hanno desacralizzato il mondo, offrendo spiegazioni razionali e naturalistiche per fenomeni che un tempo erano attribuiti all'intervento divino. 

La scienza ha spinto Dio ai margini della comprensione umana, non tanto perché ha confutato l’esistenza di un ente supremo, ma perché ha reso superfluo il ricorso a Dio per spiegare la realtà.

Epperò, Nietzsche non celebra questa morte come una conquista del razionalismo illuministico. 
Al contrario, vede la “morte di Dio” come un evento tragico che apre le porte a un profondo smarrimento esistenziale. 

Con la fine dei valori trascendenti, l’essere umano si trova di fronte a un vuoto: senza un Dio che detti cosa è bene e cosa è male, senza un fine ultimo imposto dall'alto, l'uomo è abbandonato a se stesso. 

Ecco il nichilismo, che Nietzsche riconosce come una conseguenza inevitabile di questa morte: un mondo privo di significato, dove la morale tradizionale si sgretola senza essere immediatamente sostituita da un nuovo sistema di valori.

In questo contesto, la libertà del pensiero acquista una dimensione drammatica e radicale. 

Nietzsche non vede nella ragione illuministica un semplice strumento di liberazione. 
Se l’illuminismo ha distrutto i miti religiosi attraverso la critica razionale, esso ha anche prodotto una nuova forma di schiavitù morale: quella dell’ideale scientifico e progressista, che aspira a imporre una verità universale e oggettiva.

Per Nietzsche, la libertà di pensiero non consiste nell'abbandonarsi a un razionalismo acritico o a una visione meccanicistica dell’universo. 
Al contrario, la vera libertà emerge solo quando l’individuo abbandona ogni dogma, sia esso religioso, morale o scientifico, per creare i propri valori. 

La libertà, in Nietzsche, è una condizione esistenziale che richiede un atto di creazione continua. 

La morte di Dio non è una fine, ma un inizio: l’inizio della possibilità per l’uomo di diventare egli stesso creatore di significati, artefice del proprio destino e dei propri valori.

Questo spinge Nietzsche a distanziarsi dall’illuminismo, non tanto per il suo rifiuto della ragione, ma per il fatto che vede nell’illuminismo un’illusione: l’illusione che l’uomo possa trovare verità e felicità attraverso il solo potere della razionalità. 

Per Nietzsche, la ragione è solo uno strumento fra tanti; la vita e la volontà di potenza sono molto più complesse e tragiche, e richiedono un rapporto con il mondo che non può essere ridotto alla logica o alla scienza.

Nonostante la morte di Dio proclamata da Nietzsche, oggi assistiamo a un fenomeno paradossale: mentre in una parte del mondo, soprattutto quella occidentale, la fede religiosa sembra declinare sotto l’influsso della scienza e della razionalità, in altre parti del pianeta la religione è più viva che mai. Questo dimostra che la morte di Dio, sebbene filosoficamente e culturalmente rilevante, non è un processo uniforme. 

La ragione non è universale, né può essere imposta in modo uniforme.

In molti contesti, la religione continua a prosperare, adattandosi persino agli strumenti della modernità – dalle tecnologie digitali alle scoperte scientifiche – per espandere il proprio potere. 

Questa caparbietà della religione nell'insinuarsi nelle vite suggerisce che l'umanità ha ancora un forte bisogno di significati trascendenti, anche in un’epoca in cui la scienza fornisce risposte sempre più complete alle domande sul funzionamento del mondo naturale. 

La questione di Dio, quindi, non riguarda solo la fede o la mancanza di fede, ma il modo in cui l’essere umano cerca un ordine e un significato che superi l’immanenza della sua esistenza.

Il pensiero di Nietzsche non si ferma al nichilismo. Dopo la morte di Dio, egli intravede la possibilità di un nuovo inizio per l’umanità: il concetto del “superuomo” o Übermensch. 

Il superuomo rappresenta l’individuo che, accettando la morte di Dio e la crisi dei valori tradizionali, riesce a creare una nuova scala di valori, basata non più su ideali trascendenti, ma sulla piena affermazione della vita, della creatività e della volontà di potenza.

La libertà di pensiero, per Nietzsche, è la condizione fondamentale per l’emergere del superuomo. 

Questa libertà non è solo la libertà di pensare senza dogmi, ma la capacità di andare oltre il bene e il male, oltre la morale tradizionale, per creare un’esistenza che celebri la potenza, la bellezza e la tragicità della vita. 

Solo un individuo libero da tutte le catene ideologiche, compresa la fede cieca nella ragione, può davvero realizzare il proprio potenziale.

Quello di Nietzsche, dunque, non è un semplice rifiuto della religione o della metafisica; è l’apertura di uno spazio di libertà radicale. 

Nietzsche non si accontenta di dichiarare che Dio non esiste, ma invita a creare nuovi significati, nuove forme di vita. 

La morte di Dio è solo il punto di partenza per un progetto molto più ampio, quello di una libertà creativa che coinvolge ogni aspetto dell’esistenza umana.

La scienza e la ragione, sebbene fondamentali, non sono sufficienti per garantire la libertà umana. Esse possono tentare di spiegare il mondo, ma non possono dare senso alla vita. 

Il compito di dare senso, di creare valori, spetta all'individuo, nella sua lotta continua contro il nichilismo e la sua ricerca di una vita autentica, libera e piena di significato.

L'uomo di Nietzsche esige il coraggio di affrontare il vuoto lasciato dalla morte di Dio e la forza di creare, ogni giorno, la propria visione del mondo.

(A. Battantier, Mip Lab, 2024. Art by Stephen Stadif)

#MIPLab 
#stephenstadif 

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