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L'AMORE DI COPPIA È, ALLA SUA RADICE, UN TENTATIVO DISPERATO DI COMUNICARE (È davvero possibile essere completamente trasparenti?)

Immagina una coppia in una stanza semibuia, la luce entra fioca da una finestra con le tende socchiuse, un poco rovinate e riparate alla buona.

È un momento di silenzio apparente, quel tipo di quiete che arriva dopo un temporale emotivo, quando le parole sono state scagliate come pietre e ora giacciono pesanti nell’aria. 

Il silenzio tra di loro è molto più profondo di quanto sembri. 
Non è solo assenza di rumore, ma una distanza accumulata, costruita strato su strato con incomprensioni, aspettative tradite e parole non dette. 

L'amore di coppia è, alla sua radice, un tentativo disperato di comunicare. 

In questo silenzio, ciò che si nasconde è l’amore in tutte le sue forme. 
Forse, un tempo, è stato Amore Romantico, fatto di passione e intimità, quell’amore che promette di essere tutto, di abbracciare ogni sfumatura del desiderio e della comprensione. 

Ma col tempo, la passione si è consumata, lasciando spazio a qualcosa di più tenue, un legame che somiglia più a una vecchia amicizia, un Amore - Amicizia, costruito sulla base dell’intimità e dell’impegno, ma svuotato di quella scintilla che un tempo incendiava ogni sguardo, ogni tocco. 

C’è stata, forse, un’infatuazione iniziale, una fiamma travolgente di passione pura, di quei sentimenti che bruciano troppo velocemente per durare. 

È stato un amore breve, intenso, che non aveva ancora la complessità di oggi, ma che ha lasciato dietro di sé una scia di profumo selvaggio persistente, come un fuoco che si spegne lentamente, lasciando solo le braci. 
La chiameremo Infatuazione, quella fase in cui il desiderio è tutto e la conoscenza dell’altro è, ancora, nulla. 
In quell'infatuazione, c'era la promessa di una passione che non richiedeva parole, solo gesti, solo corpi che si cercavano e bramavano e si trovavano senza fatica.

Ma l'amore, per resistere, deve trasformarsi. 
Non può restare solo infatuazione o amore romantico. 

Ecco allora che molti cadono nella trappola di un Amore Fatuo, dove la passione si accompagna a un impegno quasi didascalico, un voler mantenere in vita una fiamma che sta già morendo, una scommessa sul tempo che fallisce quando la passione, inevitabilmente, svanisce alla prima scoperta che non erano "rose e fiori". 

Altri, invece, scelgono di restare, anche quando tutto sembra perduto, ma quel che rimane è un amore, vuoto, puro impegno senza intimità né passione. Questo è il Vuoto dell’Amore Vuoto, quando la coppia resta insieme per abitudine, per paura della solitudine, per un tacito contratto che nessuno dei due osa rompere. Restano, non per amore, ma perché l’alternativa fa più paura.

E poi, c’è l’utopia dell’Amore Perfetto, quella fusione impossibile di passione, intimità e impegno. L’amore che tutti cercano, ma che pochi trovano. E chi lo trova, lo scopre spesso troppo tardi, quando ormai le crepe sono troppo profonde, quando le aspettative non hanno lasciato spazio alla realtà. L’amore perfetto non esiste perché l’amore, in sé, è imperfetto, fatto di tentativi, fallimenti, silenzi troppo lunghi e parole mai dette. 

Eppure, l’illusione di questo amore totale è ciò che ci tiene in vita, ciò che ci spinge a tentare ancora, a cercare di comunicare, anche quando le parole sono state già scagliate come pietre, infrangendo ogni possibilità di comprensione.

E allora, cosa resta? 
Ogni atto d'amore, ogni gesto affettuoso, ogni litigio, non è che un tentativo di dire all'altro: “Vedi, ci sono anch'io. Esisto, riconoscimi!” 

Ma la tragedia dell'amore è che la comunicazione non è mai perfetta. 

Le parole sono contenitori fragili per emozioni traboccanti, e spesso, nell'essere pronunciate, si frantumano. 

L’altro le riceve, ma non le comprende mai del tutto. O peggio, le interpreta a suo modo, aggiungendo alla frattura esistente nuovi strati di malinteso. 

La trasparenza, in una relazione, sembra un ideale quasi utopico. 

Siamo tutti esseri opachi, con mondi interiori fatti di paure, desideri segreti, traumi lontani, sogni inconfessabili. 

Eppure, la promessa implicita in ogni coppia è proprio quella: ti mostrerò tutto, mi renderò trasparente, sarò nudo di fronte a te, e tu farai lo stesso. 

Ma è davvero possibile essere completamente trasparenti? 

La verità è che c’è sempre una parte di noi che resta nascosta, volutamente o meno. Forse per paura del giudizio, forse per non perdere quel potere segreto che ogni individuo si riserva di esercitare sull'altro. 

Ma proprio in questa opacità, in questo non detto, nasce la frustrazione che mina lentamente le fondamenta del rapporto.

Ecco che emerge il tema della reciprocità. Spesso si parla d’amore come se fosse un processo naturale, un dare e ricevere continuo, fluido, automatico. 

Ma la reciprocità in amore non è mai garantita. 
È uno sforzo costante di bilanciamento tra ciò che diamo e ciò che otteniamo in cambio, e raramente questo equilibrio è allineato. 

Lui dona un abbraccio quando lei ha bisogno di parole; lei offre parole quando lui vorrebbe il silenzio. 

Non si tratta solo di soddisfare bisogni momentanei, ma di comprendere, giorno dopo giorno, il mutare dei desideri dell’altro. 

La reciprocità, dunque, non è un dato di fatto, ma un lavoro artigianale, un’attenzione costante a ciò che l'altro non dice, alle sfumature di un sospiro, al modo in cui le dita si muovono nervose lungo il bordo del tavolo.

Ma cosa accade quando la reciprocità viene meno, quando uno dei due smette di dare, o semplicemente non è in grado di ricevere? 

Allora l’amore diventa un campo di battaglia. Si smette di cercare l’altro e si inizia a difendere il proprio spazio, la propria identità. 

Ci si trincera dietro i propri silenzi, si alzano le barricate dei "non importa", "va bene così", "allora hai ragione tu", fino a che l'altro non riesce più a penetrare quella fortezza di frustrazione e dolore.

E poi c'è la progettualità, il grande enigma di ogni relazione a lungo termine. 

L’amore non si accontenta mai del presente. Esige un futuro, una continuità. 

Ma progettare insieme è forse l’aspetto più arduo dell’amore. Significa abbandonare una parte di sé per fare spazio a qualcosa che non è più solo "io", ma "noi". 

Eppure, spesso i progetti si scontrano con l’impossibilità della vita. Lei vuole andare in un posto, lui in un altro. 
Lui sogna una casa in campagna, lei una vita in città, lei crociera, lui campeggio libero.

I desideri personali, che inizialmente sembrano innocui, si trasformano in crepe che con il tempo allargano la distanza.

Progettare insieme non significa solo condividere sogni, ma accettare che quei sogni possono cambiare, che il tempo e le circostanze modificheranno inevitabilmente l’idea che ciascuno ha dell'altro e di sé stesso. 

La coppia che non riesce a ridiscutere i propri progetti finisce per restare prigioniera di aspettative statiche. 

E così, un giorno, si ritrova a guardare ciò che una volta sembrava un castello dorato e che ora è diventato una prigione soffocante.

Ma torniamo alla stanza semibuia. 

In quella stanza, con le tende malconce e il silenzio che pesa come una condanna, resta la possibilità del dialogo. 

Una possibilità fragile, sì, ma reale. E forse è proprio in questo che si nasconde la salvezza: nell'accettazione dell’imperfezione dell’altro e di sé stessi. 

La comunicazione è sempre imperfetta, ma è anche l'unico strumento che abbiamo. Ogni parola pronunciata è una piccola fessura di luce in quella stanza buia, un tentativo di avvicinarsi, di riparare ciò che è stato rotto.

Non esiste un amore senza difetti, senza ombre. Ma forse, ciò che rende l'amore degno di essere vissuto è proprio questo: il coraggio di restare in quella stanza, nonostante tutto, nonostante le crepe, nonostante l’opacità, e continuare a tentare di capire, di essere capiti, anche se sappiamo che la comprensione perfetta non arriverà mai. 

In fondo, l’amore di coppia non è altro che un dialogo infinito, un’incessante richiesta di riconoscimento. 

Forse, è proprio questo che lo rende così terribilmente umano.
Ora lui o lei rompono il silenzio. Una parola, una frase, forse una domanda. 

“Cosa siamo diventati?” È una domanda che pesa come un macigno, eppure è l’unica via d’uscita. 

Perché solo nella comunicazione, per quanto imperfetta, esiste la possibilità di ritrovare l’altro. 

Non è mai facile. 
Le parole devono scavalcare muri di incomprensioni, abbattere le difese erette nel tempo. 

Ma è lì, in quel dialogo a volte disperato, a volte dolcissimo, che si nasconde la salvezza dell’amore di coppia.

L'amore è un dialogo infinito, interrotto solo dal silenzio definitivo.

(A. Battantier, Mip Lab, 9/2024, La coppia, questa sconosciuta) 

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