Un'umanità intrappolata nella ricerca del tempo e del senso della propria esistenza.
L'ansia dell'individuo moderno, pervaso da una sensazione di mancanza e incompiutezza:
“È da tempo che lo cerco questo tempo che mi manca”.
Cerchiamo di colmare la sensazione di vuoto attraverso il tempo, una costruzione della mente, che però ci sfugge continuamente.
Il tempo, sia esso mentale o cronologico, non può risolvere il problema della nostra sofferenza o solitudine.
Quando cerchiamo l'amore nel futuro, nell’attesa di un momento ideale, ci stiamo allontanando dall’amore stesso.
L’amore esiste nel presente.
Un uomo cerca disperatamente un motivo per sentirsi vivo, ma non si rende conto che questo motivo non si trova fuori di sé, né nel passato né nel futuro, ma solo nel momento in cui si è totalmente presenti.
L'idea di cercare "un motivo per sentirmi vivo" è un’illusione autoimposta.
È la mente che crea il conflitto, ponendo la vita come qualcosa che ha bisogno di essere giustificata.
L’amore non è un sentimento legato alla comprensione o all'intenzione; è una condizione dell’essere che fiorisce solo quando l’ego, il sé frammentato, cessa di controllare e costruire aspettative.
La fragilità alberga nella la tensione tra il desiderio di essere capiti e la consapevolezza della distanza che separa gli esseri umani.
Alle volte viviamo nella contraddizione di volere essere capiti, ma allo stesso tempo ci rendiamo conto che il linguaggio stesso è inadeguato.
‘Io ti dedico il silenzio, tanto non comprendi le parole’. Qui c’è la verità umana, l’impossibilità di esprimere veramente ciò che si sente, e la conseguente solitudine.
La gente vive fianco a fianco, ama, desidera, soffre, ma raramente riesce a penetrare nel cuore dell'altro.
E l’amore non è mai puro. È sempre contaminato dalle paure, dalle proiezioni, dalle attese. L’amore diventa spesso una forma di dipendenza emotiva, una ricerca di completamento esterno:
“So quanto pesano in te quelle paure lontane”.
C'è l'ombra del passato, delle esperienze che deformano la possibilità di un amore libero e aperto.
L’amore, spesso nasce da uno stato di incompletezza e inquietudine.
Ma riconoscere l’incomunicabilità, non significa negare l’amore, ma accettarne il mistero e l’ambiguità.
Ma per me l'amore è intrinsecamente legato ai concetti di leggerezza e pesantezza. La pesantezza dell’esistenza è evidente nel continuo senso di mancanza e di fatica a trovare un significato:
“So quanto costa per te, ma cerco solo un motivo per sentirmi vivo e non è semplice”.
Ma c'è anche un desiderio di oltrepassare, volare questa pesantezza, di trovare un momento di leggerezza attraverso il silenzio, l’assenza di parole, gli sguardi, la mano intrecciata nella mano.
L'amore e la ricerca del senso della vita, per quanto gravosi e complessi, possono anche essere visti come un pendolo che oscilla tra il desiderio di significato e la consapevolezza che la vita, in ultima analisi, è priva di significato.
L’amore, in fondo, è un pretesto per sfuggire alla noia della vita quotidiana, alla banale assurdità della nostra esistenza. Cerchiamo di attribuirgli un senso profondo, lo carichiamo di aspettative, ma in realtà l’amore è un gioco di ambiguità.
Ultimo canta di un uomo che cerca un motivo per sentirsi vivo, ma la vita stessa non ha un senso definito, né deve averlo.
La grande ironia dell’esistenza è che più cerchiamo un significato, più ci sfugge.
Il segreto è abbracciare la leggerezza, accettare che, a volte, l’amore è solo un tentativo di riempire il vuoto. Ci sta.
E alla fine, il silenzio non è solo un simbolo di incomprensione, ma anche di una verità più profonda: non tutto deve essere compreso o spiegato.
Il silenzio è l'accettazione della nostra incapacità di dare un senso definitivo all'amore o alla vita.
(A. Battantier, Memorie di una canzone, Ti dedico il silenzio, Ultimo, Mip Lab 9/24, Clate)
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