Amare ed essere amati, la ricerca dell'equilibrio divino che ci illude, facendoci credere che tutto possa essere risolto sempre nella reciprocità di un sentimento.
Ma amare, e ancora di più essere amati, non è mai questione semplice.
E se dietro l’amore si nasconde l’apparenza, la vanità, l’ombra della paura di non essere abbastanza?
La vanità si nutre del nostro bisogno di apparire, di essere ammirati, di essere guardati.
E basta che qualcuno ti guardi, che ti faccia sentire visibile, prezioso, e arrivi a fare qualunque cosa. Fino a vendere la dignità.
È un inganno sottile, quello della vanità, perché si traveste d’amore.
Ma non è amore. La vanità prevede un’ammirazione incondizionata, un pubblico privato silenzioso che applaude, senza mai mettere in dubbio ciò che vede.
Si perde la realtà delle cose, delle emozioni, nella costante ricerca di quell’approvazione che diventa essenziale.
Ma in quel processo si perde se stessi.
Apparire diventa più importante che essere, e l’amore rimane in qualche angolo nascosto, dimenticato, inascoltato.
Si ama per sentirsi ammirati, non per la profondità del legame con l’altro.
E così l’amore diventa un riflesso della nostra vanità, non un desiderio di comprensione reciproca.
Alle volte amare le imperfezioni non basta. Ci illudiamo che accettare i difetti dell’altro possa essere una prova d’amore, ma è solo quando la vanità cessa di essere la bussola che ci guida che possiamo accedere all’amore più profondo.
Quell’amore che non ha bisogno di essere esibito, che non dipende dagli sguardi esterni, ma vive nella sua intimità, nella sua autenticità.
Il rispetto, la reciprocità: sono parole che vengono spesso fraintese.
Amare qualcuno non significa ricevere automaticamente rispetto.
La vanità, con il suo bisogno di essere alimentata, distorce il rispetto.
Si diventa soddisfatti solo quando l’altro ci riflette ciò che vogliamo vedere, e non ciò che siamo veramente.
E così si perde la realtà dell’amore, quella fatta di compromessi, di ascolto, di accettazione delle debolezze e non di semplice ammirazione e incanto.
C’è un grande equivoco nella nostra idea di amore.
L’illusione che l’amore possa rendere tutto perfetto, che l’essere amati possa colmare ogni vuoto.
Ma non sai mai quanto l’altro ti ama davvero, quanto il suo sentimento sia vero e profondo.
Amiamo spesso senza comprendere quanto l’altro ci abbia amato, o ci ami ancora.
E in questa incertezza, la vanità si insinua, ci fa cercare conferme in ogni sguardo, in ogni gesto.
Si arriva così a sacrificare la propria dignità, pur di sentire quell’amore che ci sfugge, che ci pare sempre incompleto, sempre insufficiente.
L’amore non può essere alimentato dalla vanità.
È un’illusione pericolosa pensare che essere amati significhi essere ammirati.
L’amore non è fatto di apparenza ma di verità.
Chi siamo?
È un dialogo costante tra due cuori, che non hanno bisogno di approvazione esterna, ma si riconoscono nelle loro fragilità e nei loro difetti, nel loro potenziale ancora inespresso.
È in questo riconoscimento che si trova la reciprocità, il rispetto che non si basa sull’adorazione, ma sull’accettazione dell'altro e sulla disponibilità al cambiamento (Noi siamo fatti per il cambiamento!).
Non sappiamo mai veramente quanto l’altro ci ami, e a volte questo ci spaventa. Ma è in questa incertezza che si nasconde il senso dell’amore.
Non nel bisogno di essere sempre al centro dell’attenzione, ma nella capacità di accettare che l’amore è qualcosa che non possiamo controllare o dominare con la nostra vanità.
Quando ci liberiamo dall’ossessione di apparire, di essere ammirati, venerati, possiamo scoprire cosa significa amare.
(A. Battantier, Memorie di un amore, Mip Lab, 9/24)
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