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IN ATTESA DEL GIUDIZIO UNIVERSALE, DOVE SAREMO ALLOGGIATI DOPO LA NOSTRA MORTE?

Una delle più antiche preoccupazioni dell'umanità riguarda il destino ultimo dell'anima. 
Tante sono le illusioni radicate (e grottesche).

Tra queste, spicca la fervida immaginazione dell’aldilà, una Disneyland co(s)mica per anime inquiete.

Il fervente credente sogna paradisi e inferni. Anch'io, nel mio piccolo, immagino la grande riunione universale, il cosiddetto Giudizio Universale.

File di anime tremanti, tutte speranzose di essere ammesse nelle lussuose suite del paradiso o, al contrario, pronte a essere scaraventate nelle camere senza aria condizionata dell'inferno (in terra esiste già, superarlo in crudeltà sarà difficile).

Ed ecco la logistica. 
Come nei migliori hotel, esistono categorie di stanze: dal modesto Purgatorio con pensione completa fino alla suite imperiale del Paradiso. 

Ecco San Pietro, il concierge celeste, impegnato a controllare liste d’attesa e a gestire prenotazioni di anime ansiose di ottenere un avanzamento.

L'umanità ha da sempre cercato di lenire l’angoscia della mortalità con visioni incantate.

I cristiani, con il loro tripudio di santi e angeli, hanno creato un vero e proprio universo parallelo, tanto accogliente quanto assurdo. 

Ma non sono gli unici. 
Ogni religione ha sviluppato il suo particolarissimo servizio post-vendita dell’anima.

L'idea che dopo la morte ci attenda un alloggio è tanto ridicola quanto il pensiero di poter prenotare una stanza in un hotel inesistente. 

Oggi voglio essere ottimista e penso benevolmente che la nostra esistenza sia un breve lampo di consapevolezza, un intervallo tra due infiniti di nulla. 

Attendere un giudizio universale è come aspettare Godot: una speranza vana e inutile.

Sia chiaro: per coloro che amano indulgere in tali fantasticherie, consiglierei di rivolgersi alla letteratura fantastica o qualche serie televisiva, magari un mix tra "The Good Place" e "Black Mirror". 

Angeli avvizziti e scoglionati, costretti a gestire lamentele sulle condizioni dei letti paradisiaci, o bustarelle sotto banco, e diavoli stressati dal sovraffollamento dell'inferno. 

La burocrazia celeste deve essere terribile, peggio di quella italiana.

C'è chi si illude (o teme) di un'eterna ricompensa o punizione.
Nel mentre, il cosmo indifferente procede nel suo eterno divenire. 

In attesa del giudizio universale, mi permetto un suggerimento: sarebbe meglio godersi la vita evitando di preoccuparsi troppo della prenotazione del nostro posto nell'aldilà.

E nel frattempo? 
Possiamo trovare trovare motivazioni per contribuire al benessere del mondo, motivazioni che non si basano su ricompense ultraterrene ma su valori intrinseci di coscienza, razionali ed empatici. 

(A. Battantier, Memorie di una croce)

#memoriediunacroce 


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