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UNA GIORNATA AL MARE

Il sole batte sulla sabbia e la sua luce si riflette sul mare e mi ferisce gli occhi. 

Il cappello di paglia, inclinato su un lato, non basta a schermarmi da quel bagliore accecante. 

Eppure, continuo a fissarlo, il mare, come se tra le sue onde si nascondesse qualcosa che mi riguarda.

Il mio corpo ormai vecchio, segnato dal tempo e dalle cicatrici invisibili che la vita mi ha lasciato, si regge stanco in piedi. 

Ogni tanto il vento si insinua tra le pieghe della pelle, un brivido a  ricordarmi che sono ancora viva, nonostante tutto, il cuore continua a battere, ostinato.

Ci sono stati giorni in cui il mare era per me un rifugio. 
Ricordo le lunghe camminate sulla spiaggia con lui al mio fianco, i nostri passi si mescolavano al suono delle onde.

C'era una leggerezza, allora, come se tutto il peso del mondo potesse essere lavato via da una semplice risata, da uno sguardo complice, da una piccola onda. 

Beffardi i ricordi, affiorano e svaniscono come le onde che lambiscono la riva.

Mi sento distante, da tutto e da tutti. 

Ombre sfocate sulla spiaggia, sagome si muovono in un mondo che non mi appartiene più. I loro volti, le loro voci, non riescono a toccarmi. 

Un velo invisibile, una barriera si è eretta poco a poco, nel corso degli anni, con ogni delusione, con ogni abbandono.

Sono qui, davanti al mare, ma è come se non ci fossi veramente. 

Come se una parte di me si fosse già dissolta, svanita insieme ai sogni che non si sono realizzati, alle speranze disattese. 

Tra quelle onde c'è ancora qualcosa per me. 
Una risposta non so, ma una via di fuga, un abbraccio che mi accolga e mi faccia sentire di nuovo interamente mia.

Vorrei potermi dissolvere in quel blu, lasciare che il mare mi inghiotta e mi porti via, lontano da tutto ciò che non riesco più a sopportare. 

Vorrei che le onde mi cullassero, che il loro movimento ipnotico mi trasportasse in un luogo dove il tempo non esiste, dove i rimpianti non hanno più peso, dove la solitudine si scioglie nell'acqua.

Ma so che non posso farlo. Tra poco è ora di cena, le docce e la pastina al nipotino, ch'io amo.

Questo desiderio di abbandono è un'illusione, una trappola della mia mente stanca. 

Il mare mi dà molto eppure non può darmi quello che cerco. 
È solo un riflesso, uno specchio che mi rimanda la mia immagine, una donna che ha vissuto troppo e che forse non ha mai vissuto davvero.

Mi chiamano. Rimango immobile, le onde continuano il loro incessante movimento, avanti e indietro, un respiro profondo. 

C'era una canzone che cantava mia nonna: Voglio vivere così, col sole in fronte.

Io voglio vivere così, col mare dentro,è così che dovrei vivere anch'io, accettando il movimento, lasciandomi trasportare senza opporre resistenza, smettendo di cercare un senso dove forse non c'è. 
O trovarne un altro.

Forse è questo che il mare cerca di dirmi, un invito a lasciarmi andare, a smettere di combattere contro ciò che non posso cambiare.

Ora la brezza marina mi avvolge, la stanchezza è dolce, liberatoria, m'invade.

Chiudo gli occhi, e per un attimo, mi sembra di poter abbracciare il mare, di potermi fondere con esso, di diventare minuscola parte di quel respiro . 

Poi apro gli occhi, l'ombrellone è chiuso, questa sera pasta al pesto e un bel gelato.


***
LUCE E OMBRA (Una giornata al mare)

Il mare si muove, il respiro del mondo.  

Il sole batte,  
accecandomi,  
ma non posso guardare altrove.  

Qualcosa nelle onde mi chiama.

Il mio corpo porta i segni del tempo,  
ma il cuore, ostinato, continua.

Ricordi vanno e vengono, lasciandomi vuota, lasciandomi piena.

C'è un'illusione,  
un desiderio di dissolvermi, di fondermi nel blu, di sparire, ma so che è la mente che gioca e che fugge.

Voglio vivere così, come il mare che si lascia portare. 

La stanchezza ora è dolce, la brezza mi avvolge, chiudo gli occhi.

L'ombrellone è chiuso,  
la vita continua, come le onde, avanti e indietro, un respiro, un attimo.


(A. Battantier, 2024. Memorie di un amore, Nadia P., Art by Stephen Stadif)

#memoriediunamore 
#stephenstadif 

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