(Esse quam videri, Essere piuttosto che apparire. Come possiamo essere autentici in un mondo che premia l’apparenza? Fregandocene un po' di più. Basterà?)
Era una tarda mattinata di settembre, la luce del sole si rifletteva sul mare calmo, le onde si infrangevano dolcemente sulla battigia, portando con sé un senso di quiete ad ogni pensiero.
La spiaggia era quasi deserta, se non per due figure che, senza conoscersi, si trovavano lì.
Il primo era un uomo di mezza età con il viso solcato da rughe profonde, sedeva sulla sabbia, le mani appoggiate sulle ginocchia, lo sguardo all'orizzonte.
Andrei aveva vissuto a lungo ed ogni sofferenza si era depositata su di lui come una nuova ruga, una cicatrice invisibile che segnava il suo essere.
Indossava abiti semplici, quasi dimessi.
Non aveva mai cercato di essere qualcosa che non era; semplicemente viveva, respirava, esisteva.
Per lui, la verità della propria esistenza non richiedeva spettatori.
A pochi metri da lui, camminava lentamente un altro uomo.
Più giovane, di bell'aspetto, vestito con cura, il suo aspetto era il frutto di una dedizione al culto di se stesso.
Ogni mattina Pavel si svegliava con una domanda:
"Come mi vedranno oggi?"
Il suo passo era sicuro, deciso, come se ogni granello di sabbia su cui camminava fosse lì solo per sottolineare la sua presenza, per amplificare l’immagine che voleva proiettare al mondo.
Pavel viveva nell'ombra del giudizio altrui, ma questo non lo sapeva. Credeva che ciò che contava fosse il modo in cui gli altri lo vedevano, e tutto il suo essere era costruito attorno a questa illusione.
Il vento soffiava leggero, e le onde continuavano il loro mormorio incessante.
Andrei si voltò lentamente, il suo sguardo cadde su Pavel, senza intenzioni. Ciò che vide, o meglio, ciò che percepì, gli ricordò qualcosa che da tempo cercava di dimenticare.
Ricordò gli anni della sua giovinezza, quando anche lui, forse, si era perso nel tentativo di essere visto, di essere ammirato.
Quegli anni erano ormai lontani, quasi sbiaditi, e di essi rimaneva solo una consapevolezza dolorosa e una pace faticosamente conquistata.
Pavel, sentendo su di sé lo sguardo di Andrei, si fermò.
Non era abituato a essere guardato senza ammirazione o invidia, e quello sguardo lo turbò in un modo che non avrebbe saputo spiegare.
Pavel distolse subito lo sguardo, fissando di nuovo il mare, come se potesse cancellare quella strana sensazione che gli si era insinuata dentro.
"Non capisco... Cosa vuole da me?", pensò Pavel, eppure non disse nulla, perché parlare avrebbe significato ammettere quel turbamento, dare voce a un’insicurezza che non voleva riconoscere.
Intanto Andrei tornò a guardare il mare.
In quel momento, l’essenza del suo essere, che aveva cercato per tanto tempo, si trovava nell’assenza di parole, nell’accettazione della propria insignificanza nel grande schema delle cose.
Pavel continuò a camminare, ma i suoi passi si fecero meno sicuri, meno definiti.
Ciò che siamo, ha a che fare con come sembriamo?
Il mare continuava il suo incessante movimento, passava un'onda, dissolvendosi nel nulla.
Il sole iniziava lentamente a calare, l'aria diventava fresca e portava con sé un senso di fine imminente.
Andrei e Pavel rimasero sulla spiaggia a tirar sassolini, non ricordo che iniziò, ma subito quell'altro iniziò a lanciare sassolini cercando di farli rimbalzare.
Andrei si sentì pervaso da una strana inquietudine. Nonostante la pace che aveva trovato in anni di riflessione e solitudine, un’ombra si era insinuata dentro di lui.
Era una sensazione fugace, un pensiero che cercava di scacciar via, ma che ritornava ogni volta più forte.
Aveva passato la vita a cercare di essere fedele a se stesso, a evitare le trappole dell'apparenza, ma ora, davanti a quel giovane uomo così intento a proiettare un'immagine, sentiva che qualcosa dentro di sé vacillava.
E se tutta la sua ricerca di autenticità fosse stata, in fondo, solo un’altra forma di apparenza?
Un modo diverso di proiettare un’immagine, forse più nascosta, ma altrettanto illusoria?
Pavel ad un tratto esclamò esultando: "8...8 rimbalzi!! Lei 6, complimenti!"
Quel vociare costrinse Andrei a voltarsi verso Pavel.
Vide l’uomo seduto sulla sabbia, e provò una strana sensazione di familiarità, come se lo conoscesse da sempre. Poi disse: "Rivincita??"
Pavel sorrise e aggiunse una regola:
"10 lanci ciascuno, prendiamoci del tempo per sceglierci i sassi".
Andrei sorrise annuendo, si avvicinò di qualche passo, osservando l’uomo davanti a sé come se vedesse un riflesso, un’immagine che si deformava e prendeva una forma diversa.
Tu pensavi di essere diverso, vero?
Pensavi di essere al sicuro dall’inganno, ma non hai fatto altro che apparire diverso.
Anche tu, Andrei, hai vissuto per gli altri, per dimostrare che eri meglio, più vero, più autentico.
Ma è solo un’altra trappola.
Forse hai cercato di essere.
Ma in questo sforzo, hai creato una nuova immagine, più silenziosa, più umile, e hai finito per apparire più autentico di chiunque altro.
Non è questo, in fondo, un altro modo di apparire?
Una lama penetrava lentamente nella carne.
Aveva trascorso la vita a fuggire dall'apparenza, e ora, di fronte a quel giovane, si rendeva conto che forse non era mai stato davvero libero.
Andrei si rivedeva in Pavel.
Cercai anch'io apparire, di mostrarmi forte, sicuro, ma alla fine...cosa ottenni?
Solo un uomo spaventato, che temeva di essere visto per quello che era realmente.
Forse, nel cercare di essere o apparire, ci siamo persi in un gioco di specchi.
Quando Andrei riaprì gli occhi, il sole stava per tramontare, e Pavel non era più accanto a lui. C'era mai stato?
Si alzò lentamente, guardandosi intorno.
La spiaggia era deserta, e l’unico suono che sentiva era quello delle onde che continuavano a lambire la riva.
(A. Battantier, SASSOLINI, Art by Stephen Stadif)
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