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AVEVANO UN APPUNTAMENTO

Giacomo si svegliò con il sole già alto, la luce filtrava tra le persiane accostate. Si passò una mano sul volto, tentando di scacciare la confusione che l'aveva seguito nel sonno.

Aveva un appuntamento e si vestì lentamente, a rimarcare la precarietà dell'esistenza che sentiva gravare su di lui. Tutto gli sembrava un groviglio inestricabile. 

Marta invece si trovava già da un pezzo al baretto del parco. Non prese ancora nulla, nell'attesa di lui.

Lei si era rinforzata nel tempo con la fragilità dell'esperienza, aveva cercato di trovare un senso a quella sensazione di inconsistenza del mondo. 

Quella sensazione di inconsistenza nel mondo permise comunque a Giacomo di prendersi un caffè prima di uscire. 

Fuori, il mondo sembrava andare avanti senza di lui, il cambiamento è con noi o senza di noi, rifletté, pagando le sigarette.

Marta guardava intanto l'orologio e pensava che stava a lei provarci, in un modo o nell'altro. 
La libertà, l'illusione di essa, si manifestava nella routine quotidiana. Ma mica lei aveva firmato da qualche parte che dovesse aspettare quel coglione per una vita.

Marta ordinò, alfine, la sua colazione; per la prima volta smise di aspettare.

Poi si avviò e nel parco, incontrò una sua amica. 
La donna, seduta su di una panchina, la salutò con un sorriso e si misero a parlare felici, c'era luce nei loro occhi.

Giacomo intanto era arrivato al bar e stava cercando Marta, alzando il collo. Del resto era in ritardo di quasi un'ora.
Poi, come niente fosse, si sedette ed ordinò la sua colazione. 

Il barista era un suo buon amico e si accese una sigaretta accanto a lui: "Hai dimenticato qualcosa?" gli chiese, scherzando, visto che l'uomo si girava a destra e sinistra per cercare qualcosa. Giacomo scrollò le spalle, incapace di rispondere. 
Forse aveva dimenticato qualcosa, o forse no. 

La conversazione tra Marta e l'amica fluiva con naturalezza, parlavano di niente e di tutto. Parlavano dei dispetti del tempo e della sorte.

Anche Giacomo parlava con Hicham; il cameriere diceva che dipende tutto da noi, che lui era arrivato in Italia con una scarpa e una ciavatta ma tutto dipende dal nostro impegno, fatica, sudore.
Certo, l'intenzionalità. 
Giacomo rispose all'amico: 
"E i poeti non sono estinti". 
Lo aggiunse così, tra gli svolazzi del fumo nell'aria, quasi a rassicurarsi.

Marta rideva al parco, ora aveva notato Giacomo da lontano al bar, da quella panchina rassicurante, circondata da piccioni.
Nei suoi occhi c'era qualcosa di profondo. 
Un'altra idea, un pensiero che non riusciva a esprimere. "Non riesco a definire l’immenso, ma lo vivo," disse infine alla sua amica, e l'amica capì cosa intendesse. Anche lei del resto si era separata da poco, dopo anni di tentativi volti a ricucire,"il rotto maltolto", come l'aveva definito il suo psicologo.

L'importanza di ogni istante, la percezione del tempo che si dilata e restringe a piacimento. Ma il quadro non sempre è ricomponibile. 
Forse è così che doveva essere. 
Un senso, uno stato di coscienza dove tutto è congiunto, dove la libertà si mescola alla difesa, all'auto protezione.

Giacomo si alzò, sentendosi un po' più leggero. 
Aveva ancora domande, ma sentiva di aver liberato alcune delle sue forze interiori. 
Aveva capito che doveva iscriversi in palestra e tornare a fare gare di biliardo. 
E poi lo stadio.

In loro, con i dovuti distinguo, c'era ora la consapevolezza della distanza, del rapporto tra ciò che era e ciò che poteva essere.

Mentre camminava verso casa, Marta pensò al coraggio di guardarsi indietro senza paura. 

Quanto a Giacomo, mentre osservava anziani giocare a bocce, percepì che la confusione e l'incertezza erano saldissima parte in lui, ma c'era anche un desiderio di abbracciare il vuoto, il nulla; anzi, in questo lui partiva avvantaggiato.
Ce ne andiamo via vivendo, pensò, nel bene e nel male. Quello che è detto è detto, e quello che è fatto è fatto. 
E si accese un'altra sigaretta.

La vita era fatta di compromessi e di ipocrisie. Ma c'era anche la libertà di ritornare di nuovo sugli stessi pensieri, di cercare un'altra idea; lo stadio ad esempio, Hicham gli aveva detto che quest'anno per l'abbonamento in Curva Sud avrebbero dovuto sborsare solo 277 euro ma avrebbero avuti sconti negli AS Roma Store e allo stesso tempo diritto di prelazione per gli impegni casalinghi in Europa League e Coppa Italia. 
Certo, cazzo, Hicham avrebbe pagato solo 269 euro perché nel suo caso si trattava di rinnovo.
Fuori, il mondo continuava a girare, e dentro, Giacomo sentiva di aver ritrovato un po' di pace.
Mancava poco all'aperitivo. Un istante alla volta, si disse, e che sia una cosa buona. 

(A. Battantier, Memorie di un amore, Mip Lab, Marta&Giacomo, 2024, pH Stephen Stadif)

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