Osservo una società malata, intrappolata nelle sue ossessioni di omologazione e conformismo.
La società si nutre di apparenze e pro forma, costringendo l'individuo in un perpetuo stato di alienazione.
La maggioranza silenziosa assai, quella massa indistinta che accetta passivamente le norme imposte, è un monito costante della difficoltà di fuggire da questa gabbia dorata.
Non si riesce facilmente a fuggire da questo labirinto di convenzioni e aspettative, dove ogni tentativo di ribellione è rapidamente soffocato dalla forza dell'abitudine e del conformismo. Solo se necessario, il manganello.
C'è chi sente il bisogno di andare via lontano, di cercare un altrove che prometta silenzio e quiete.
La campagna, con i suoi ritmi lenti e il suo respiro profondo, rappresenta una via di fuga, un ritorno alla vita semplice.
In questo scenario, si percepisce il nulla come uno spazio di rigenerazione, dove si può riscoprire se stesso lontano dalle pressioni dalla società e dai rapporti di forza che la governano.
Ma deve essere una campagna invero isolata altrimenti è tutto un cazzo.
Tento di esplorare i limiti dell'esperienza umana, confrontandomi con i desideri più profondi e con le dinamiche di potere che li plasmano.
Cercando per quanto possibile di svincolarmi da suddette dinamiche e, se necessario, dai desideri.
I rapporti di potere, che pervadono ogni aspetto della nostra esistenza, sono spesso mascherati da relazioni di affetto e intimità.
L'amore perduto nei rovi dell'ipocrisia e della gelosia diventa il simbolo di una lotta incessante per il controllo e la dominanza, dove il desiderio di possedere l'altro si scontra con la necessità di affermare la propria indipendenza.
Allora io quasi quasi prendo il treno e vengo da me, un viaggio simbolico verso un luogo interiore dove posso confrontarmi con le mie paure e i miei desideri, libero dalle catene del conformismo e della morale di merda abilmente orchestrata da serie tv altrettanto merdose a iosa.
Questo movimento verso l'interno, verso l'essenza del sé, è un atto di ribellione contro la società malata e le sue ossessioni.
Nel silenzio e nella quiete della campagna, lontano dalle luci balenanti, falenanti, accecanti della città, posso respirare profondamente e ritrovare un senso di equilibrio.
Qui, immerso nella natura, i rapporti di forza si dissolvono, lasciando spazio a una nuova consapevolezza (il gatto che s'è mangiato la lucertola per un attimo mi smerda il discorso).
È un ritorno all'origine, un risveglio dell'anima che, pur nella sua fragilità, trova la forza di resistere e di vivere ancora.
Qual è il valore dell'esperienza umana? Forse nell'abbandono alle pulsioni primarie, nell'accettazione del caos e dell'irrazionalità che definiscono la nostra esistenza.
È una lezione difficile da accogliere in una società che valorizza il controllo e la razionalità sopra ogni cosa, ma è una lezione indispensabile per chiunque cerchi di vivere una vita diversa più profumata di fiori e meno di falsità.
(A. Battantier, Pensieri sparsi, 2024, Art by Stephen Stadif)
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