La sera stava calando su un piccolo villaggio nascosto tra le grotte di una montagna.
Un anziano sedeva accanto al fuoco, circondato dai giovani.
Le fiamme riflettevano ombre, già pronte a raccontare storie antiche.
Con voce calma e profonda, l'anziano iniziò a parlare.
"Molto tempo fa, i nostri antenati si spinsero oltre l'orizzonte, cercando nuovi mondi e nuove vite. Incontrarono popoli con usanze strane e lingue sconosciute. Ma ciò che scoprirono veramente fu comprendere ciò che avrebbero potuto essere".
Uno dei ragazzi, si avvicinò. "E come hanno reagito, nonno? Erano spaventati?".
L'anziano sorrise. "All'inizio sì, lo erano. Ma poi capirono che, per quanto diverse fossero le apparenze, sotto la superficie battevano cuori simili. Le differenze, che all'inizio sembravano incolmabili, si rivelarono sfumature di un unico grande disegno".
Una ragazza chiese:
"Quale disegno?".
Il vecchio rispose: "Le storie di questi popoli lontani sono simili alle nostre. Chi ha viaggiato racconta di altre terre, di tribù sconosciute, i loro riti e le loro credenze sono uniche come le nostre. Uniche come questa terra che ci accoglie. Ma soprattutto, chi ha viaggiato, ha imparato a vedere la terra con occhi nuovi".
Una giovane con una cicatrice sul viso, aggiunse: "E cosa hanno scoperto?".
L'anziano annuì, approvando la domanda. "Hanno scoperto che ogni popolo ci permette di vedere aspetti diversi della vita. Ogni gesto, ogni parola, ha un significato profondo. Noi tutti viviamo insieme e ci organizziamo in certi modi. Sarebbe bello... tutti...ma proprio tutti insieme".
Il fuoco crepitava, accompagnando le parole dell'anziano. "Chi ha viaggiato ha capito che le nostre paure e speranze, i nostri desideri e sogni, sono gli stessi. Ciò che cambia è il modo in cui li esprimiamo. Ogni società, ogni tribù, ha il suo modo di raccontare la storia dell'uomo, di spiegare ciò che ancora non si conosce".
Un altro giovane, dal volto pensieroso, si sporse in avanti. "E cosa c'è di più importante in queste storie?".
L'anziano rifletté un momento, aggiungendo un legno grande sul fuoco poi rispose: "Sapere che, nonostante tutte le differenze, siamo tutti legati da una stessa essenza. Alla fine, siamo tutti parte di un'unica grande storia".
La ragazza domandò ancora: "E noi, cosa dobbiamo fare con queste cose che ci dici?".
"Imparare", disse il vecchio con un sorriso. "Imparare a guardare il mondo con occhi curiosi, a rispettare e comprendere l'altro, e a vedere ogni incontro come un altro momento di crescita. Ogni cultura, ogni tradizione, ha qualcosa da insegnarci. Non siamo mai davvero moderni o primitivi, ma semplicemente esseri umani in viaggio, cercando di capire il mistero della vita".
Le parole del vecchio sembravano sospese nell'aria, intrecciandosi con le stelle che iniziavano a brillare nel cielo.
I giovani rimasero in silenzio, riflettendo su quanto avevano ascoltato. Il fuoco continuava a bruciare, illuminando i loro volti.
La notte avanzava, nel cuore di ciascuno di loro germogliava un nuovo desiderio: quello di esplorare, di comprendere, di raccontare la propria storia e di ascoltare quella degli altri, sapendo che ogni voce, ogni canto, è una nota nella grande musica dell'umanità.
(A. Battantier, Millo Peg e le memorie della Terra, 2024. Dedicato a Simone Mariani)
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