"Il depresso è un’anima instabile, luttuosa, morta.
Non ci vuole molto ad essere depressi.
Basta un po’ di luna storta, un vento che non è gradevole, una persona non sincera, qualche colpo di sfortuna.
Il depresso può avere anche un amico, un poveraccio incolpevole, che si dà un gran da fare per vederlo sorridere.
Ma il depresso no, non ride, e l’amico volenteroso finisce per morire sconfitto.
Si comincia da bimbi ad essere depressi. Da grandi si diventa perfidi.
E intorno a lui muoiono persone che tentano di salvarlo e finalmente, dopo aver distrutto un intero mondo di eroi, il depresso rimane felice: è finalmente libero.
Il depresso ti annienta, ti uccide, ma finalmente ride". (Alda Merini)
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Alda Merini, con la sua capacità di esplorare l'animo umano (e la sua esperienza "sul campo") descrive il depresso come "un’anima instabile, luttuosa, morta."
Queste parole, pur essendo in parte iperboliche, toccano un aspetto cruciale della depressione: la sensazione di una morte interiore, un vuoto che sembra inghiottire ogni emozione positiva.
Merini ci invita a riflettere su quanto sia facile scivolare nella depressione.
"Basta un po’ di luna storta, un vento che non è gradevole, una persona non sincera, qualche colpo di sfortuna."
Questa descrizione ci ricorda che la depressione non è sempre il risultato di traumi devastanti o perdite irreparabili.
Può insinuarsi lentamente, alimentata da una serie di piccoli eventi negativi che, sommati, superano la capacità di resistenza dell'individuo.
Una delle immagini più interessanti offerte da Merini è quella dell'amico del depresso, "un poveraccio incolpevole, che si dà un gran da fare per vederlo sorridere."
Questa figura rappresenta tutti coloro che, mossi da affetto e dedizione, tentano di risollevare il morale di chi soffre di depressione.
Epperò, la realtà spesso crudele è che il depresso "non ride," e l'amico finisce per "morire sconfitto."
Questo quadro mette in luce una verità dolorosa: la depressione può creare un senso di impotenza non solo in chi ne soffre, ma anche in chi cerca di offrire sostegno.
Merini osserva che "si comincia da bimbi ad essere depressi. Da grandi si diventa perfidi."
Questa affermazione provocatoria, ci spinge a considerare l'impatto della depressione precoce sullo sviluppo della personalità.
La depressione infantile, se non adeguatamente riconosciuta e trattata, può evolvere in atteggiamenti difensivi e comportamenti manipolativi.
È qui che la depressione può diventare, nel tempo, una "strategia di dominio sul piccolo mondo circostante (M. Thompson Nati, 1970).
Questo non implica che tutti i depressi diventino manipolatori, ma ci ricorda che la malattia può alterare profondamente le dinamiche relazionali.
Infine, Merini descrive un paradosso inquietante: il depresso, dopo aver "distrutto un intero mondo di eroi," rimane felice, "è finalmente libero."
Questo passaggio può sembrare crudele e cinico, ma riflette una realtà psicologica complessa.
La distruzione di relazioni e il ritiro dal mondo possono essere visti come un modo per evitare ulteriori sofferenze e delusioni.
Epperò, questo isolamento porta a una falsa sensazione di sollievo, una risata amara che nasce dalla disperazione.
Questo pensiero di Merini, pur contenendo esagerazioni, offre uno spunto per una riflessione più ampia sulla depressione.
La condizione è multiforme e complessa, e ogni esperienza di depressione è unica.
Il rispetto per questa malattia è fondamentale, e comprendere la varietà delle sue manifestazioni ci permette di affrontarla con maggiore empatia e consapevolezza.
(A. Battantier, Il Depresso, La Depressione, Mip Lab, 2015)
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