I ragazzi che si amano si baciano in piedi contro le porte della notte.
Li indicano i passanti con il dito ma i ragazzi che si amano non ci sono per nessuno.
Ed è la loro ombra soltanto a tremare nella notte, provocando la rabbia di quella gente, rabbia, disprezzo, risatine ed invidia.
Ma i ragazzi che si amano non ci sono per nessuno, sono altrove, assai più lontano della notte, assai più in alto del giorno, nell'abbagliante splendore del loro primo amore.
(Jacques Prévert, Libera traduzione di A. Battantier, 1998)
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I ragazzi che si amano lo sanno, lo sanno nelle ossa, lo sanno nella saliva che si mescola, nelle mani che tremano e si cercano.
E sanno anche che il mondo li guarda, li invidia, li giudica. Ma chi se ne frega del mondo?
Il primo amore è una trappola, una stanza chiusa a chiave da dentro, dove credi di essere al sicuro, e invece qualcosa grida nelle ombre.
L’amore è anche paura, terrore di perdere, di cadere nel nulla quando l’altro non c’è più.
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno perché sanno che fuori ci sono le ombre che tremano.
Epperò chi se ne frega, perché l’amore è un incantesimo, un portale.
I ragazzi che si amano stanno altrove, in una città invisibile costruita solo per due, dove la notte non finisce mai e il giorno poi, chi se ne frega.
Niente li può fermare, niente li può separare.
Eppure, anche questo incanto finirà.
Sempre finisce.
Non sempre.
A volte l’amore resiste, a volte si nasconde sotto la pelle, nelle stanze dove nessuno entra più.
L’amore è ciò che resta quando tutto il resto è svanito.
Ma chi lo possiede, chi lo ha avuto veramente, sa che non si può spiegare.
E quando finisce, non resta che la cenere. E a volte, neanche quella.
Ma a volte resta una domanda, attraversa il tempo e le cose.
Chi eravamo quando amavamo?
Eravamo davvero noi stessi, o un’altra versione di noi, creata solo per quell’istante, per quel bacio contro le porte della notte?
L’amore è l’anima che si riflette, ecco perché fa paura. Perché in quel riflesso vediamo chi potremmo essere, chi forse siamo stati in un’altra vita.
L’amore non è solo desiderio, non è solo corpo: è un’allucinazione divina.
L’amore non è nel tempo.
Non è nel ricordo né nella speranza.
I ragazzi che si amano sono liberi perché, in quell’istante, non conoscono paura.
E finché non temeranno la perdita, finché non chiameranno amore il bisogno, finché non trasformeranno la passione in possesso, saranno vivi.
Ma appena cercheranno di trattenere quell’istante, appena vorranno renderlo eterno, allora l’amore sarà già scomparso.
Perché l’amore non è una prigione. È un volo.
(A. Battantier, Memorie di un amore, Memorie di un adolescente, Mip Lab, 2/25)
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