"Tu sei i miei sette minuti."
"Sette minuti?"
"Si dice che dopo la morte, il cervello viva ancora per sette minuti, sussurrando nell'ombra i ricordi più belli della tua vita, come un ultimo sogno prima del nulla."
"E allora, diamoci da fare."
"Ci basteranno? Ecco perché credo all’anima, prima, durante, dopo."
"Comunque siamo ancora in tempo, dobbiamo dedicare la vita a costruire i migliori ricordi."
"Sei mai stato in un ricordo mentre lo costruivi?"
"Ogni volta che ti guardo. È come stare dentro il fotogramma di un film che so già di rimpiangere."
"E quando siamo lontani?"
"Ti immagino accanto a me. Ci sei sempre."
"Ci incontreremo ancora nella prossima vita?"
"Certo. Ma cambierei solo una cosa."
"Cosa?"
"Ti troverei prima."
"Ti ho aspettato, lo sai? Come una pianta attende la pioggia, con radici affondate nella sete."
"E se questa fosse l’ultima volta?"
"Intanto ti vivo adesso."
"Lo so, ma noi ci siamo già incontrati prima, in altre vite. E ci rivedremo ancora."
"Come fai a esserne così sicuro?"
"Perché anche ora, mentre parliamo, in qualche parte del mondo, in un’altra epoca, in un altro tempo, due come noi si stanno riconoscendo."
"Forse sono solo sogni."
"E allora saremo il sogno di qualcun altro, due come noi, altrove."
"Niente finisce mai. La vita, l’amore, sono solo il riflesso della stessa fiamma. Finché bruciamo, esistiamo."
"Ma la fiamma si spegne."
"Non si spegne. Cambia forma."
(A. Battantier, T. Bergen, Just the way she was, Memorie di un amore, Mip Lab, 2/2025)
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