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Visualizzazione dei post da ottobre, 2024

SOSTENIBILITÀ O ILLUSIONE? BENESSERE, DECRESCITA, LIBERAZIONE ANIMALE

Efficienza! Innovazione!! Crescita infinita!!! Ottimizzare!!!! Così ci parlano di sostenibilità, di progresso, ma intanto le risorse si esauriscono, i cicli naturali si spezzano, e la vita perde il suo equilibrio.  La nostra società celebra la tecnologia, vede nell'innovazione la via verso un futuro migliore.  Eppure, troppo spesso questa “innovazione” diventa solo un pretesto per sostenere un’economia che si basa su un obiettivo insostenibile: la crescita illimitata.  Su un pianeta limitato, questo obiettivo è una contraddizione insormontabile.  Di fronte all’urgenza ecologica e sociale, efficienza e “tecnologia verde” si rivelano insufficienti, se non addirittura un inganno, perché promettono un domani più sostenibile ma, in realtà, alimentano solo un sistema produttivo che continua a divorare la Terra. È il cosiddetto "paradosso di Jevons": migliorare l’efficienza, rendere i prodotti più accessibili e a basso impatto, può sembrare una soluzione, ma finisce solo pe...

QUEL PALO DI METALLO

Da trentacinque anni, Carlo occupava il suo posto all'ingresso di grande università privata. La sua giornata cominciava sempre allo stesso modo: apriva il gabbiotto, sistemava la sedia, e si appoggiava per un momento a quel palo di metallo non lontano dalla sbarra d’ingresso.  Era il suo rituale, un gesto che sapeva di pace e di scioltezza nel ruolo che ricopriva. Quel palo era parte di lui, o forse lui era parte del palo.  Gli dava l'impressione di essere più saldo, più solido.  Quando, anni prima, lo avevano installato, era poco più di un cilindro anonimo di metallo lucido.  Ma col tempo, con la pioggia, il vento e le mani di Carlo a sfregarci contro, aveva preso colore, scurendosi qui e là, segnato da piccole abrasioni, graffi e incrostazioni che lui stesso riconosceva come si riconosce il viso di un amico.  Una patina opaca di dita, mani, braccia, sudore: quello era il suo legame, la sua impronta in quel punto fisso, inamovibile.  E c'era qualcosa di si...

PER CHI È LA VERITÀ (La verità non è altro che l’assenza di conflitto tra l’interno e l’esterno, un'unica linea che attraversa il nostro essere)

Ecco, la verità, quella maledetta e scivolosa  che sfugge tra le dita, affilata come vetro rotto, morbida come una nuvola.  E noi pronti a riceverla o a rigettarla, a distorcerla in una serie di mezze verità, bugie bianche, gesti educati, cortesi ossequi.  Ci addomestichiamo le parole, ci accarezzano la lingua, finché non ci mordono in gola. La verità è per chi riesce a sopportare l'odore di un cesso intasato in una squallida bettola, per chi si lascia consumare dall’amarezza senza indossare sorrisi di circostanza.  Ma qual è questa verità che inseguiamo tutti come fosse una redenzione, come un fiume che lava via il peccato? Abitiamo una prigione fatta di parole, di immagini, di ruoli che ci siamo cuciti addosso per evitare di rivelare chi siamo davvero, a noi stessi e agli altri. Fingiamo, e chiamiamo questo fingere “gentilezza.”  Diciamo mezze verità, nascondiamo ciò che pensiamo per "non ferire."  Epperò ferire è l’essenza stessa del contatto umano, la f...

PERDONA IL TUO PASSATO. NON SAPEVI LE COSE CHE SAI OGGI (ti svegli quando vedi, ma perseverare è diabolico. A volte, il dolore è l’unica cosa che ci rende umani)

Tutta questa storia del perdono ci ha preso alla testa.  Siamo esserini confusi che giocano con i resti delle proprie follie.  Commettiamo errori, tradimenti, e poi ci giriamo e rigiriamo, ci mettiamo lì a fare i conti.  Ma c’è da chiedersi: è davvero perdono quello che cerchiamo, o solo una scappatoia per non sentire il peso delle nostre stesse colpe?   Quando sbagli, lo sai, fa male. Ma, se sai di star sbagliando e continui, è diabolico.  E poi? Cos'è che ti resta?  Ti resta quella strana compagnia che ti sputa addosso quando guardi il muro vuoto, che ti guarda nello specchio e ti rinfaccia di essere stato uno stupido, uno che aveva la testa troppo gonfia di orgoglio per imparare a tempo. Epperò poi penso che il passato non ha potere se non glielo concedi.  La colpa alle volte è un inganno della mente, un meccanismo che trattiene, soffoca, limita.  Quando capisci veramente, non nel senso intellettuale o razionale, ma in quello profondo, intimo, ...

L'ULTIMO SALUTO ALLA CASA DELLA GIOCHERIA

Il portone cigolò appena quando Luca vi poggiò la mano, come se, all'ultimo, la casa stessa volesse trattenerli, rimandare di un istante quell’addio che pesava su entrambi.  Lo sguardo di Enrico si mosse sul volto del fratello, soffermandosi sulle sue dita che scorrevano leggere sulla maniglia ormai ossidata, su quel gesto familiare ripetuto da decenni.  Per un attimo si fermarono, trattenendo il respiro davanti a quel portone così vecchio e così loro. Erano trascorsi pochi minuti da quando erano arrivati, e già il peso di quell’ingresso sembrava opprimerli.  Il salotto li accolse in un silenzio immobile, impolverato, sospeso, una tela dimenticata che trattiene ancora tracce di colore sbiadito.  Era rimasto intatto, il tempo si era fermato in quella casa della Giocheria che aveva visto tanta vita e tante vite scorrere tra le sue mura.  Enrico sentì un brivido percorrergli le braccia, una sensazione di vuoto che non aveva previsto (o almeno, non così). Labile il ...

CONSAPEVOLEZZE (La confusione si dissolve grazie alle consapevolezze. Poi, c’è spazio solo per l’azione)

CONSAPEVOLEZZE (La confusione si dissolve grazie alle consapevolezze. Poi, c’è spazio solo per l’azione) Sono qui, saldo.   La confusione mi lambisce come acqua sporca, le tossine di un’ombra che si sfalda.   Un grido silenzioso si annoda in gola, non mi piego. Guardo dritto, senza trovare un centro, dove prima era solida certezza, ora solo un vuoto lancinante.   Resto in attesa di un battito. Non sono io, né il mondo, è solo una linea che si tende e si scioglie.   Consapevolezze. Allora vedo un chiarore lieve.   Un momento appena nato, una pelle fresca che si strappa dalla carne vecchia.   Sono ancora qui, in piedi, saldo, e da questa immobilità si libera l’azione, come il ramo che si piega al vento senza sapere perché. (A. Battantier, Consapevolezze, Memorie di un amore, Mip Lab, 2024. Art by Stephen Stadif) #memoriediunamore  #stephenstadif  #MIPLab 

ESSERE O APPARIRE?

"C'è un quesito che me pongo assai attuale: E' più facile esse belli co li filtri oppure cessi al naturale"? (Combucio) Bella domanda. È più facile essere belli grazie ai filtri dei social o brutti al naturale? A quanto pare, è un quesito che interessa più o meno tutti, tranne quelli che hanno già deciso di vendersi l’anima a una versione pixelata di se stessi.  È come chiedersi se è meglio vivere o semplicemente stare al mondo, respirare o non disturbarsi affatto. Sono domande da filosofi?  Domande da chi davanti allo specchio ci vive ma ma ancor più sullo schermo dello smartphone. Forse perché è lì, tra quei filtri e quelle luci artificiali, che si sentono finalmente "presentabili."  Immagina di svegliarti al mattino. Gli occhi gonfi, la pelle che grida vendetta. Sei un’opera d’arte in corso, un cantiere aperto senza permessi. Ma con un paio di click, voilà, diventi la caricatura di te stesso, un dipinto di qualcun altro.  Ci metti quei filtri che ti lisci...

LAMORE, QUESTO FOLLE SENTIMENTO CHE...

Ogni cazzata che faccio tu poi stai sempre a fianco a me. L’amore è aiutarsi a vicenda. L’amore è strano: non è mai solo birrette e champagne e lenzuola fresche, o baci al tramonto. Ci sono i giorni bui, le stronzate amare e le strade piene di polvere che percorri da solo.  La solitudine della coppia è un lusso che pochi capiscono, e ancora meno sanno gestire.  Allora eccolo, quel qualcuno che torna e si siede accanto, quando hai fatto l’ennesima cazzata.  Rimane lì anche quando non avrebbe alcuna ragione per esserci.  Lo so, è facile immaginare l’amore come un mosaico ben ordinato, con i pezzi che si incastrano perfetti. Ma de che!? L’amore non è altro che un gran casino, un puzzle incompleto con pezzi sparsi qua e là.  È come un paio di vecchie scarpe logore: scomode, forse, ma tremendamente familiari. Qualcuno parla dell’amore come se fosse una specie di salvezza, di luce, ma l’amore è anche stare nelle tenebre insieme.  Non è solo tenersi per mano in ri...

IL "BENESSERE ANIMALE": L'OMICIDIO È BELLO SE LO PRATICHI CON DOLCEZZA

Perché non ci avevamo pensato prima? Il mondo poteva essere un luogo più sereno se solo avessimo realizzato che l’omicidio diventa moralmente accettabile, addirittura etico, quando lo si pratica con dolcezza. Che importa se si tratta di spezzare la vita di un essere vivente senziente con un cuore che batte? L’importante è che lo si faccia in modo pulito, indolore, magari con una carezza sulla fronte prima che scenda il coltello o la pallottola nel cranio.  Esiste una scuola di pensiero, anzi, un intero sistema morale, che riesce a conciliare il banchetto della carne con una coscienza immacolata.  La chiamano “benessere animale.” Che splendida contraddizione in termini.  Come parlare di "schiavitù compassionevole" o "genocidio educato".  Nelle fattorie moderne, il benessere è garantito. Certo, per tutto il tempo che la creatura è viva.  Come rassicurare un prigioniero condannato a morte che fino all’esecuzione avrà un letto comodo. Che non si dica che l’industri...

IL SENSO DELLA VITA (A 16 anni)

Qual è il senso della vita? Mi sembra che manco gli adulti ci capiscono qualcosa.  Loro dicono che con il tempo le cose si chiariscono.  A me mi sembra che più cresci, più ti perdi nella paura. La paura del controllo, la paura di essere guidati da forze che non capiamo, tipo la società, i pensieri degli altri.  Io vedo un mondo che ti schiaccia, che ti impone le sue regole. Ci sentiamo in trappola.  Vivere per me è cercare di sfuggire a chi ti comanda. Ultimamente mi si incasina la testa.  Uno sa di dover morire e riflette sulla sua vita. Ci penso un sacco.  Alla fine non è quello che facciamo tutti? Viviamo con la paura della morte, anche se non lo diciamo apertamente.  Viviamo cercando di evitare quel pensiero, come se non ci riguardasse, ma alla fine ci sbatte in faccia.  E quando ci pensi, ti rendi conto che ogni cosa che fai può sembrare inutile.  Forse siamo già condannati da quando nasciamo, perché sappiamo tutti come andrà a finire, s...

NEL MOMENTO IN CUI L'AMORE FINISCE (L'oblio, il cambiamento, la redenzione: l'amore se non cambia muore)

Nel momento in cui l’amore finisce, la prima ferita si apre nel cuore, e il cambiamento avviene altrove, in modo invisibile e lento.  È negli occhi, prima di tutto, che inizia l'oblio. Gli occhi, strumenti primi del desiderio, sono i primi a smettere di cercare, di riconoscere l'altro.  La sofferenza dell'assenza si fa strada proprio lì, nel tentativo vano di aggrapparsi a una presenza che si dissolve.  Guardi le stesse cose, ma non le vedi più. Come un panorama che hai osservato mille volte, ora diventa estraneo, inaccessibile, coperto da una patina che opacizza la luce, rendendo le immagini distanti, sbiadite.  È in questo silenzio visivo che comincia il distacco, e con esso il lungo lavoro del dimenticare. Epperò, dimenticare non è un atto volontario, non è una scelta cosciente.  È una forza che ti prende, un’onda che lentamente ti inghiotte.  È l'ineluttabile, una corrente sotterranea che trascina, senza clamore, senza grida.  Non vi è nulla di dra...

LA DONNA DI CARTA (Nella completa accettazione di ciò che è)

Una mattina, davanti allo specchio, Sara notò che qualcosa era cambiato. Non era più la stessa.  Non era il tempo a segnare il suo volto, non erano le rughe a parlare di anni passati.  Era altro, più profondo. La pelle avesse smesso di essere pelle, come se il suo corpo fosse stato lentamente riscritto, strato dopo strato, da una mano invisibile.  Le sue certezze, un tempo scolpite in granito, erano ora ridotte a fragili pieghe di carta, incapaci di sostenere il peso di alcun pensiero definitivo. Si passò una mano sulla guancia, la sentì leggera, quasi evanescente.  La sua pelle era diventata una superficie liscia, impalpabile, carta di riso.  Una volta si era considerata invincibile. Le piaceva pensarsi Wonder Woman, una donna d'acciaio.  Aveva costruito la sua vita su fondamenti solidi: organizzazione, sicurezza, ordine, disciplina, lavoro, relazioni, successo. Negli ultimi anni, uno ad uno, quei pilastri erano crollati. Il lavoro, che un tempo le dava un...

ALTRO NON ESISTE

Non c’è sentiero da seguire, solo questo istante, trasparente e vuoto, dove sei.   Le ombre del mondo non ti sfiorano, perché non sei ombra, non sei ciò che dicono, né ciò che sperano. In quel vuoto, sei già il tutto, senza nome, senza forma, contro nessuno, perché non c’è nessuno.   Essere se stessi non è ribellione, né adattamento, è come l'acqua che scorre, senza chiedere permesso, senza temere l'argine. Non puoi essere altro,   perché altro non esiste.   (A. Battantier, Memorie di uno zen, 2024. Dedicato a Maly) #memoriediunamore #memoriediunozen #memoriediunapoesia  #miplab 

LA TENSIONE TRA LA FIDUCIA E IL TRADIMENTO (Solo quelli a cui hai aperto il cuore possono pugnalarti davvero. La fragilità della fiducia. E l’illusione è tua, non della persona che ti ha tradito. Tu hai dato loro il potere di ferirti)

LA TENSIONE TRA LA FIDUCIA E IL TRADIMENTO (Solo quelli a cui hai aperto il cuore possono pugnalarti davvero. La fragilità della fiducia. E l’illusione è tua, non della persona che ti ha tradito. Tu hai dato loro il potere di ferirti) Ci fidiamo perché abbiamo paura della solitudine, della realtà che ci stritola, e così diamo una fetta di noi stessi a qualcuno, pensando che ci restituiranno la stessa merce. Ma non funziona sempre così. Le persone non sono costruite per mantenere promesse, per reggere il peso delle aspettative altrui. Prima o poi, capita, ti tradiscono. È inevitabile. E la cosa più schifosa è che solo quelli a cui hai aperto il cuore possono pugnalarti davvero. Gli altri non hanno quel potere. Mi rendo conto che così si confondano due cose: l’attaccamento e la fiducia.  La fiducia sembra una sorta di contratto, un accordo che esige reciprocità. Ma la fiducia, la vera fiducia, non ha nulla a che fare con il controllo sugli altri. Non ha a che fare con l’aspettativa d...

COME SE CI FOSSE UN FUTURO (Il futuro a 16 anni)

A sedici anni tutto sembra più grande di quello che è. O forse è solo che io sono ancora troppo piccola per capire dove finisco io e dove inizia questo mondo che mi sta crollando addosso.  Lo sento addosso, nelle spalle, nel petto. Qualcosa si è bloccato, perennemente conficcato. Lo sento sempre.  E per quanto faccia respiri profondi, non vuole andarsene. Un grumo formato da urla e gemiti aggrovigliati, intrecciati fra loro uno strato dopo l'altro.  È come se respirassi e il fiato mi rimbalzasse contro, come un pugno nello stomaco.  Le persone attorno a me continuano a parlare di futuro, a chiedermi cosa voglio fare.  Come se ci fosse un futuro. Come se non vedessero che tutto sta cadendo a pezzi. Parlano di università, di lavoro, di soldi, di case. Io vedo solo l'aria che si fa più sporca, il mare che si riempie di plastica, le persone che diventano sempre più mostri.  Vogliono che io segua le loro orme, che mi adegui. Che giochi secondo le loro regole, ma...

NON DARE NULLA PER SCONTATO (tra filosofia zen e andate tutti affanculo!)

Ho letto un libro zen, uno stava sempre lì a filosofeggiare sull'esistenza, sul vivere nel presente, ma che vuol dire davvero non rincorrere il domani?  Perché alla fine della giornata, non importa quanto ci sbattiamo a star qui e ora, quel domani arriva comunque, sbattendoci in faccia le sue pretese.  Il problema è che siamo troppo orgogliosi, troppo presi dalle nostre vite per renderci conto di ciò che davvero conta.  Le persone che abbiamo intorno, quelle poche che valgono qualcosa, le lasciamo scivolare via, come se ci fossero dovute per sempre.  Non onoriamo un bel niente. Non diamo un bacio in più a chi amiamo, non guardiamo mai davvero negli occhi chi ci sta accanto. Sarà che vivo in un costante stato di ribellione e ho fastidio per la superficialità dell'esistenza.  Ma lo so che se perdiamo noi stessi, abbiamo perso tutto.  E qui non si tratta di correre dietro al domani, ma di comprendere l’essenza dell’oggi. Vivere oggi significa sentire ogni resp...

NONNI, GENITORI, FIGLI

Nel giardino un vecchio albero si piega. Le sue foglie tremano, cadono piano.   Un tempo forte, ora stanco, vuole riposare. Il bambino è grande ormai. La mano che lo teneva stretto ora si affida alla sua. Un passo incerto,   una parola si perde,   diventa quel bambino la guida sicura. Papà è stanco, mamma cerca la via, il bambino c’è, cammina accanto,  Un fiore  sboccia accanto al vecchio albero. Il tempo cambia,  l’amore rimane, il sole scende, il bambino tiene stretta la mano   che lo teneva un tempo. (A. Battantier, Memorie di un amore, 2009) *** IL VECCHIO E IL BAMBINO Un vecchio e un bambino si preser per mano e andarono insieme incontro alla sera. I due camminavano, il giorno cadeva, il vecchio parlava e piano piangeva, con l'anima assente, con gli occhi bagnati, seguiva il ricordo di miti passati. I vecchi subiscon le ingiurie degli anni, non sanno distinguere il vero dai sogni. I vecchi non sanno, nel loro pensiero, distingu...

QUANDO L'ALLIEVO SUPERA IL MAESTRO

Dopo 10 anni di attesa un allievo venne finalmente ricevuto dal suo venerabile maestro, per il rito di beveraggio nella tenda del tè.  Il maestro servì un fumante tè da una gigantesca teiera. Colmò la tazza del suo ospite, continuando con noncuranza a versare il liquido che, iniziò a traboccare, inondando il tavolo tutto e le gambe del povero allievo.  Questi, trovò giusto il coraggio per dire:  “Maestro, la tazza è ricolma!” Il maestro rispose con uno sguardo severo:  “Come questa tazza, tu sei ricolmo delle tue sciocche opinioni. Come posso spiegarti la Via della Conoscenza, se prima non vuoti la tua tazza?”  L'allievo si alzò, prese delicatamente la sua tazza ricolma e -tutto d'un tratto- la vuotò, sul viso del maestro. Poi, abbandonò la tenda, lasciando il maestro perplesso ed ustionato.  L'allievo si aprì una scuola sua. La chiamò la SCUOLA DEL TÈ. La frase incisa nel legno dello stemma recitava: SCUOLA DEL TÈ, QUI OGNUNO IL TÈ SE LO VERSA DA SÉ. ...

LIE TO ME: IL LINGUAGGIO DEL CORPO E LA MIMICA FACCIALE (Quale gioco si nasconde dietro la menzogna? L'incapacità di essere veri, di vivere senza maschere)

Viviamo tutti in una rete di menzogne, costretti a mentire, a fingere, a nascondere ciò che sentiamo davvero. Il paradosso? Il corpo, quel traditore silenzioso, non mente mai. "He sees the truth. It's written all over our faces", recita la serie TV "Lie to me".  Lo diceva Ekman, lo confermano i suoi studi, i suoi anni di osservazione maniacale di quegli impercettibili movimenti facciali: le "microespressioni".  In meno di un secondo, una piega sul volto, una tensione dei muscoli intorno agli occhi, la bocca che si contrae. Il corpo parla mentre la bocca mente.  Siamo animali codardi, impegnati nel doppio gioco, nell'ambiguità e nell'ambivalenza. Siamo tutti troppo codardi per dire sempre ogni cosa che ci passa per la testa?  Eppure il corpo lo fa.  Un sopracciglio che si solleva, una mano che trema. Non c'è scampo. Non possiamo davvero nasconderci, nonostante ci sforziamo di fingere.  La comunicazione non verbale -quella che passa attravers...