Aspetto la fine, la conclusione di questo gioco, ma non c'è nulla di chiaro, nulla che si sveli da solo.
Il tradimento ha un odore acre, non si lava via con il sapone.
C’è il tuo corpo, il mio, e in mezzo un buco nero,
un grumo di parole che non voglio più pronunciare.
Eppure, eccomi qui, in piedi su questa terra marcia.
Le lenzuola sono grondanti di amore altro.
Le domande mi soffocano di notte.
Che faccia ha il perdono?
È un sorriso o una roncola affilata?
Forse, se potessi, ti cancellerei come una scritta a matita, sperando che non resti traccia, ma le tracce restano sempre, graffiano le pareti della mente.
Come hai potuto spezzarmi in due e lasciare che piovesse dentro?
Restare o andare, rimanere o dissolvermi.
La fiducia è vetro rotto sotto ai piedi.
Ogni passo è sangue.
Ma c’è un’ombra che mi trattiene, una mano invisibile.
È la tua voce o la mia?
Mi chiedo se è amore o solo abitudine, se il perdono è la via di fuga dalla solitudine o solo un’altra prigione, diversa ma non meno crudele.
Le tue scuse, quei sussurri a mezza bocca, non bastano a curare le ferite. Non bastano mai (non bastano ancora).
Eppure, sono ancora qui.
Non riesco a smettere di guardarti come se fossi ancora quella persona che ho amato prima che la tua bocca mentisse.
Ma è qui che si gioca la partita, nel rifiuto di accettare la fine, nella speranza che l'inizio possa risorgere dalle ceneri.
Lasciare che il vento porti via tutto o provare a riparare ciò che non ha più un volto.
I tuoi occhi mi guardano, chiedono un’altra possibilità, ed io, io non so rispondere.
Ci salveranno gli abbracci. Con amore io ti aspetto, mentre l'ombra del giorno è scivolata via, mi nutro di silenzi, ti cerco nei respiri.
Con amore, ti rispetto,
anche quando i corti circuiti dei pensieri scivolano lontani,
quando la tua voce si fa specchio di un mondo che non conosco.
Con amore, sogno,
che tu possa trovare rifugio sotto le mie ascelle, tra le braccia che imparano a proteggere, e in questo abbraccio che sazia il vuoto, ci scopriamo vulnerabili e forti insieme.
Con amore, ti desidero,
come si desidera una carezza che frantuma il tempo, intrecciando le dita con le dita, per non perdersi, per essere sempre nel mondo a modo nostro.
Con amore, sono io,
quello che hai trovato dietro la nebbia dei giorni passati, quello che cerca il tuo sguardo per riflettersi meglio per meglio perdersi nel sogno.
Sono io, quello che ti ama nella trasparenza,
nei nostri sguardi e baci ti accorgerai di quanto ancora saremo capaci.
Lasciati proteggere dai miei abbracci, nel nostro abbandono c’è la forza, nel nostro stringerci la promessa,
che non c’è nulla oltre questo adesso, che valga di più.
Ti amo, e così intrecciamo le dita,
come chi sa che l’amore non è un possesso, ma un respiro condiviso, un rifugio, una dimora.
(A. Battantier, Thomas Bergen, Just the way she was, 2008. Immagine, Raffaella Nappi)
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