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LA FABBRICA DI PLASTICA (Memorie di una canzone)

Non voleva vedere la verità, nascondendosi dietro la finzione. Ci proteggiamo da un coinvolgimento reale perché temiamo il dolore. È difficile liberarsi dalle ombre. La consapevolezza può sembrare un fardello. Ma è l’unica strada verso la libertà.


Che ne abbiamo fatto della vita? Abbiamo costruito un mondo artificiale, pieno di oggetti, maschere, significati imposti. 

Il dolore nasce da una profonda alienazione. L’uomo è diventato schiavo delle sue stesse costruzioni. 

Càpita alle volte che ogni pensiero, ogni idea che rincorriamo, crei una distanza tra noi e ciò che è reale.

Ci rinchiudiamo in un guscio, illusi di essere al sicuro, epperò ci sentiamo vuoti. 

Cosa c'è di più alienante dell'incapacità di comprendere l’amore e la vita per ciò che realmente sono?

Obiezione. Non è forse proprio la realtà che ci spinge verso l’artificiale? 

L’uomo cerca di sfuggire al dolore, di rifugiarsi in una sicurezza fittizia. 

Questo mondo artefatto è una costruzione voluta. C'è chi non vuole vedere la verità, nascondendosi dietro la finzione. 

C'è chi preferisce una vita vuota ma "sicura", piuttosto che affrontare la vulnerabilità dell’amore, il rischio dell’esistenza.

Sì, l’uomo cerca sicurezza. E in questa ricerca costruisce gabbie, illusioni, pensando di proteggersi dal dolore. 

Ma questa sicurezza è un inganno, una trappola che lo tiene prigioniero. 

L’amore, ad esempio, non ha bisogno di protezioni. Esiste solo nella libertà. 

Abbiamo dimenticato come amare? L’amore è diventato una transazione, una merce, qualcosa che deve essere posseduto o controllato. 

Ma l’amore non può essere posseduto, così come non possiamo possedere la vita. 

Eppure, continuiamo a cercare di costruire muri, barriere per difenderci.

È come se l’amore, in questo contesto, fosse ridotto a un’immagine di sé stessa. Una fabbrica di sentimenti prefabbricati, di relazioni costruite su aspettative e paure. 

Ci proteggiamo da un coinvolgimento reale perché temiamo il dolore. 

E allora l'amore diventa qualcosa di vuoto, di superficiale.

L’amore dovrebbe essere la negazione di tutto ciò che è finto. 

Ma l’uomo deve prima essere libero dalla paura per conoscere l’amore. 

E la paura sorge quando si è attaccati a qualcosa, a un’immagine, a un'idea di sé stessi o degli altri. 

È così che funziona la fabbrica di plastica: produce identità, modelli, ruoli da interpretare. Ci fa credere che siamo ciò che possediamo, ciò che pensiamo, ciò che desideriamo. Ma questo non è amore, né vita. È solo un’ombra.

Lo so, è difficile liberarsi da queste ombre. Anche se sappiamo che il mondo di plastica ci soffoca, molti di noi continuano a vivere così. Non perché lo si voglia, ma perché non conoscono altro. 

La consapevolezza è un fardello, e a volte vivere nell’ignoranza sembra più facile.

La consapevolezza può sembrare un fardello. Ma è l’unica strada verso la libertà. 

Non si può amare davvero finché si vive nella paura e nel compromesso. 

Quando lasciamo andare tutto ciò che è artificiale, ciò che rimane è l’amore, la vita nella sua forma più pura.

(A. Battantier, Memorie di un amore, Memorie di una canzone, Mip Lab, 10/24. La Fabbrica di plastica, Gianluca Grignani. Art by Stephen Stadif)


#memoriediunamore 
#MIPLab 
#stephenstadif 




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